Capitolo 1

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Satō pov's

A volte mi chiedo il senso della vita.
Insomma, cosa si cela dietro di esso?
Io non me ne capacito proprio.

Ma se dovessi dare un senso alla mia vita, non ne troverei uno.

Mia mamma è morta, quando ero ancora troppo piccolo per ricordare, di una malattia, la quale non so neanche come si chiami.

Papà, invece, è un uomo problematico.
Uno di quelli pieni di frustrazione.
Probabilmente neanche la sua vita vita ha un senso, proprio come la mia.
Fa semplicemente ciò che la sua mente gli dice di compiere.
La sua frustrazione viene sfogata in alcool, e nel mio corpo.

Nella mia vita non trovo neanche il più minimo dei sensi, una vita sprecata.
O forse il senso della mia vita è proprio questo:
essere una delle tante comparse della vita di qualcun altro, semplicemente qualcuno con una vita insignificante, quasi inesistente.
Anzi, solo e sempre, qualcuno.

È forse così che si sentono le comparse di un film, a dover svolgere un ruolo insignificante dopo essersi impegnate tutta la vita?
Non essendo neanche riuscite a svolgere una parte da personaggio secondario?

Quante altre comparse esistono al mondo?
Di quale tipo?
Di quanti modelli?

Sono tutte come me, o ne esistono di indifferenti nel dover seguire il proprio ruolo?
Ma ne possono esistere davvero di indifferenti?
Io non posso far altro se non rimuginare su questo, incolpandomi per ciò.

Ne esistono di alcune ad essere riuscite a svolgere, poi, un ruolo più importante?

Se sì, non penso di trovarmi tra queste.

La vita può essere davvero insignificante con chi è troppo debole per controbattere.
Ma può essere, comunque, troppo brutale e, sempre insignificante, per chi ha la forza di controbattere.
È la vita che sceglie per te, tu sei o non sei.

La comparse possono essere così poco importanti, come le frasi riportate fra virgole, nel mezzo di una frase troppo lunga, servono solo come contorno.
Sono quasi di troppo.

La forza degli altri mi schiaccia.
Questa è così schiacciante, potente.

Ed io sono solo un debole, completamente incapace in tutto, un inetto.
Ciò che per gli altri è forza, per uno come me è debolezza.

Sono completamente rassegnato dalla vita, sono così tanto rassegnato, che però a volte, spero di trovarne un obbiettivo in questa, come se un giorno le cose potessero cambiare.
Ma no, non cambieranno mai per davvero.
E la speranza del fatto che le cose, un giorno, possano cambiare, mi rende ancora più rassegnato.
Così tanto da cedermi del tutto a questa.
Tutto questo per me è solo un loop continuo, dove, ogni volta che credo di aver toccato il fondo, la fossa sotto ai miei piedi si crea sempre più profonda, ed io cado giù.

E sono questi i pensieri che mi accompagnano durante la notte, mentre sono sdraiato nel letto, aspettando il dopo.
Il, così detto, domani.
Con ansia, ma quasi con felicità, non vedendo l'ora di poter cambiare giorno e scappare da tutto, ma appena mi sveglio la mia vita rimane sempre quella che è.
Nulla cambia, e tutto cambia.
In peggio, ma come sempre.

Ma la colpa forse non è delle altre persone, forse la colpa è proprio della mia mente.
Problematica.
Piena di pressione, come se potesse scoppiare da un momento all'altro.

La sveglia suona, incessante, facendosi spazio fra il silenzio, e non facendone rimanere nulla di questo.
Ed io devo andare a scuola.

Dal non riuscire a trovare sonno, improvvisamente mi sento troppo stanco per alzarmi, e il letto mi sembra fin troppo comodo per poterlo lasciare.

nOne Among ManyDove le storie prendono vita. Scoprilo ora