Capitolo 2

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Satō pov's

La sveglia, rumorosa e fastidiosa come sempre, mi fa svegliare di sopraffatto, rompendo la tranquillità che stavo avendo fino a quel momento.
Essendomi svegliato prima del dovuto, ma avendo deciso comunque di rimanere al letto.

L'ansia, come tutte le mattine, continua a farsi spazio nel mio petto, espandendosi per tutto il corpo.

Mi metto seduto nel letto, cercando di far calmare quell'ansia che continua a crescere senza avere intenzione di smettere.
Ma, appunto, non smette di crescere.
Perciò, sempre con l'idea di rimanere a casa per non andare a scuola, inizio a vestirmi senza fare troppo caso ai vestiti da prendere.

La sensazione di svegliarsi, è la più brutta che possa esistere.
O, almeno, per me.
La consapevolezza del fatto che dopo quell'oretta in cui devo prepararmi, c'è l'inferno.

Perché dal momento in cui metterò piede nella scuola, non farò altro se non pensare allo sguardo altrui su di me.
A ciò che penseranno gli altri di me.
E questo mi uccide.
Mi fa morire dentro.

E quell'ansia che si era già propagata nel mio corpo, non farà che aumentare per strato, fino a diventare più grande di me.

Quelle preoccupazioni, quell'ansia che ho sempre con me, è la mia più grande compagna, ma allo stesso tempo la mia più grande nemica.
Arriva fino alla mia mente, e diventa un oceano, un mare, da cui io non riesco ad uscire, affogo nei miei stessi pensieri.
E quel peso che mi spinge giù è la mia vita.

Preparo di fretta lo zaino, e poggiandolo sulla mia spalla, mi affretto ad uscire dalla mia camera.

Oggi papà è al lavoro, quindi riguardo questo posso stare tranquillo, e con un sospiro di sollievo, esco di casa mentre stringo la bretella dello zaino, chiudendo a chiave la porta di casa.

Un senso di serenità mi pervade il corpo quando, alzando gli occhi al cielo, riesco ad intravedere i raggi del sole, nonostante le nuvole presenti in cielo, ed il freddo.

Il mio animo torna di nuovo ad essere leggero, per un attimo il mio cuore si rilassa, e rimango a guardare il cielo, catturato dalla luce dei raggi, che fa sembrare, le nuvole vicino a questi, quasi sull'arancione.

Rendendo una cosa semplicissima, che si è abituati a vedere sempre, uno splendore.
Uno spettacolo per gli occhi.

Sospiro di proposito soltanto per vedere quel fumo uscirmi dalle labbra, come ormai tutti i giorni.
E sorrido.
Sorrido perché non c'è niente di più bello se non questo semplice momento, che ormai vivo tutti i giorni, ma che mi rende spensierato per un attimo.
Un attimo.

Quanto vorrei che un attimo fosse tutta la vita.

Un attimo che dura un'eternità.

Ma l'attimo è destinato a non durare per tutto questo tempo, l'attimo dura quel poco che basta per fare un solo respiro, che ti riempe i polmoni, e te li libera facendoti stare bene per quel piccolo momento.

E poi finisce.

È questo il destino dell'attimo.
Va vissuto a pieni polmoni, e finchè si può, poichè finisce in men che non si dica.
Quando meno te lo aspetti.

Dura quanto uno schiocco di dita, devi goderti quel piccolo rumore formatosi dai tuoi polpastrelli prima che finisca e ritorni di nuovo il silenzio.

Bisogna godersi quel piccolo lasso di tempo, come se fosse l'ultimo respiro.
Prima che concluda.

E per quanto io mi goda al massimo questi momenti, finiscono in un lampo.

La serenità scompare, e io, sotto tutti quegli sguardi mi sento giudicato.
Diverso.

nOne Among ManyDove le storie prendono vita. Scoprilo ora