capitolo cinque

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SARAH

Infilò le chiavi nella borsa, controllando velocemente il suo interno e poi spostando l'attenzione sul gatto che, seduto sul bancone, la fissava con gli occhi leggermente socchiusi: "Noir, ti affido casa" dichiarò, puntando l'indice verso l'animale: "E se Alex entra, ti autorizzo a farti le unghie sulla sua faccia."

Sarah lo fissò, vedendo il gatto sbadigliare e prendendo quella reazione come un'affermazione a ciò che aveva detto; uscì dalla sua abitazione e si bloccò, osservando Julien risalire le scale con Milo al seguito: "Ciao" la salutò, piegando appena le labbra in un sorriso, mentre lei si faceva da parte per farlo passare e mugugnando un saluto in risposta.

Si portò una ciocca di capelli dietro l'orecchio e decidendo di non aggiungere altro alla conversazione: ancora non aveva capito come voleva procedere con lui, sentendo la bocca arida se ripensava al modo in cui l'aveva trattata e, allo stesso tempo, capendo un poco le motivazioni che aveva avuto.

Però non esisteva motivazione valida che portava a trattare male il tuo prossimo...

Inspirò, allontanandosi dalla porta e mettendo i piedi sul primo gradino: "Mi chiamo Julien, vivo esattamente qui" dichiarò il ragazzo, facendola voltare e guardarlo con la bocca leggermente socchiusa.

"Cosa significa?"

"Vorrei cancellare gli ultimi mesi, tutto qua" dichiarò Julien, sorridendo appena e guardando poi verso il basso, mentre faceva un respiro profondo: "Mi sono comportato male, lo so benissimo, ma tu mi piaci Sarah e non vorrei perderti come amica" riprese, alzando la testa e facendo un passo verso di lei, con la mano tesa: "Quindi perché non ripartire da zero?"

Sarah fissò le dita protese nella sua direzione e poi lo sguardo di Julien: "Ci penserò" mormorò, senza stringere la mano che le era stata offerta.

Julien aprì e chiuse le dita, mettendo poi le mani nelle tasche del giaccone: "Per me è già tanto" decretò, annuendo con la testa: "Andiamo a prenderci un caffé da Starbucks?"

"Mi dispiace, ma devo andare a recuperare il bambino a cui faccio da babysitter" Sarah si voltò, facendo qualche altro gradino e fermandosi: "La prossima volta?" domandò, in fondo se Julien voleva avere una seconda possibilità come amico, perché non dargliela?

"La prossima volta" Julien le sorrise, aprendo la bocca e richiudendola, scuotendo poi il capo: "Grazie, Sarah. Significa veramente tanto per me."

Sarah annuì, voltandosi e scendendo velocemente le scale, sentendo la porta di Julien aprirsi e poi chiudersi subito dopo, mentre il suo cellulare trillò allegro.

Afferrò il telefono dalla borsa, sorridendo al mittente dei messaggi mentre usciva dal suo condominio e ascoltò i rumori concitati della via: fra tutte risaltava quella del signor Cheng che stava urlando qualcosa in cinese, mentre un'altra voce maschile gli rispondeva nella stessa lingua.

Il suo naso venne solleticato dai profumi della strada, mentre lei dedicava la sua attenzione allo schermo del cellulare e al messaggio che Rafael le aveva inviato.


Devo nascondere un cadavere

Fifì?

No, quello stronzo del mio collega. Pensa di avercelo dorato.

Mi ricorda qualcuno...

Ah ah. Divertente. Lo uccido. Basta.


Non era la prima volta che Rafael si lamentava del suo collega, la famosa carne fresca di qualche mese prima, si era rivelato essere uno stronzo con la s maiuscola e Rafael si lamentava ogni volta che doveva averci a che fare.

La vie en rose - parte 2Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora