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Il giorno della partenza di Dante e Anita arrivò in fretta, il mare della Sardegna li aspettava per fargli vivere dieci giorni di puro relax, lontani dallo stress della città, dal lavoro, dai problemi, infondo se lo meritavano.

Manuel aveva già preparato la sua piccola valigia per andare in villa Balestra, come se volesse ingannare la sua mente e farle pensare che anche lui stava partendo per una bella vacanza, magari in Polinesia Francese, alle Maldive, alle Seicelle

" E poi me sveglio tutto sudato" pensò.

Aveva salutato Viola, raccomandandosi di chiamarlo per qualsiasi problema o comunque per qualsiasi cosa le sarebbe potuta servire, lo aveva raccomandato anche a Rayan, un ragazzo coraggioso, Manuel infondo lo aveva sempre pensato, perché al contrario della moralità che tutti diffondevano, non era affatto scontato e semplice stare accanto a Viola .

Quel ragazzo romano si trovava fuori dalla villa del suo amico e si domandava se anche lui un giorno avrebbe avuto il coraggio di guardarsi dentro e capirsi più o affondo, o sarebbe più giusto dire accettarsi e non pensare alle conseguenze, che poi una cosa del genere pensata da Manuel ferro faceva anche ridere, eppure così razionale riusciva ad esserlo solo con una persona, solo con Simone, la razionalità lo accompagnava solo quando poteva fargli del bene, invece quando si trattava di ferirlo lo abbandonava, lasciandogli prendere la mano dall'impulsività.

"Che merda!" Pensò Manuel suonando il campanello.

Aprì la porta Simone, indossava una maglietta grigia che lasciava intravedere degli aloni di sudore e dei pantaloncini di tuta blu

«Stai a pezzà» esordì Manuel indicando le ascelle dell'altro ragazzo

«Ciao pure a te»

Il minore si spostò per farlo entrare in casa e si chiuse la porta alle spalle

«Ho cucinato la carbonara»

«Ambè, na cosa fresca e leggera» neanche terminò la frase che Simone gli piantò uno schiaffo dietro al collo

«Questo passa il convento»

si sedettero a tavola e iniziarono a mangiare, Simone con ancora due rigatoni in bocca chiese

«Hai chiarito con Nina?»

«No, l'ho lasciata» Simone per poco non si strozzò, la pasta gli andò di traverso e iniziò a tossire, bevve un sorso d'acqua e poi si schiarì la voce, Manuel nel frattempo osservò la scena senza scomporsi perché sapeva che finché una persona tossiva non c'era da preoccuparsi, intanto se la rideva sotto i baffi

«Come l'hai lasciata?»

«Si dai, me mancavano i fili attaccati alla schiena, ero diventato un burattino»

Simone si sentì un po' più leggero, come se la relazione dell'amico fosse uno dei motivi per cui fosse cosi saturo, si sentiva come se fino a quel momento stava guidando in salita con una macchina a GPL carica e ad un certo punto qualcuno fosse sceso in corsa.

Simone sul volto aveva un sorriso stampato, come se avesse una paralisi facciale

«So contento che te fa ride sta cosa» Manuel non potè fare a meno di farglielo notare e subito l'altro ragazzo tornò serio

«No m'ha fatto ride la battuta del burattino» rispose portando alla bocca un'altra forchettata, Manuel si limitò ad alzare le spalle e continuò a mangiare.

Il pomeriggio passò velocemente, tra un sonnellino, un tuffo in piscina, qualche canna e qualche birra, stavano bene come forse non era mai successo prima. All'apparenza due semplici amici che si divertivano, ma in profondità due anime bisognose di spensieratezza perché appesantiti dal mondo che li circondava, due ragazzi giovani bisognosi di vivere la loro età , bisognosi di essere capiti e loro due si capivano con uno sguardo, si capivano come Dante capiva la filosofia, qualcosa che non si poteva spiegare.

Erano le nove di sera quando si ritrovarono seduti all'esterno un po' su di giri, forse per aver fumato e bevuto un po' troppo

«Ao ma come te senti?» gli occhi di Simone da grandi erano diventati due fessure , erano rossi, un sorriso riempiva quasi tutta la sua faccia, Manuel non potette far a meno di guardarlo e scoppiare a ridere, non riusciva più a fermarsi , rideva come non faceva da tempo, e contagiò anche l'altro ragazzo, dopo qualche secondo presero un respiro e Manuel rispose

«Me sento assetato, vado a prende l'acqua»

«Si pure per me per favore»

Simone si ritrovò da solo a guardare il cielo scuro, qualche stella la intravedeva e non riuscì a fare a meno di pensare se magari tra quelle stelle ci fosse Jacopo, magari lo stava guardando in quel momento, forse lo stava giudicando. Lo avrebbe giudicato per qualche canna? O magari se la sarebbe fatta con lui, avrebbe bevuto? O magari l'alcool gli avrebbe fatto schifo, sarebbe stato come lui? Oppure avrebbe avuto una cognata e magari sarebbe riuscito a diventare zio.

I pensieri lo travolsero uno dopo l'altro, fino ad arrivare a pensare ad argomenti totalmente diversi da Jacopo

«Ao te sei incastrato?» Manuel arrivò con una bottiglietta d'acqua in mano

«Dammi» disse un po' agitato Simone, era diventato pallido «Ho freddo» disse iniziando a tremare

«Freddo? Ce stanno trentotto gradi» Simone continuava a bere, le mani gli tremavano, il respiro era veloce, Manuel si piegò e si mise quasi in ginocchio di fronte al minore, poggiò le sue mani sulla sua gamba

«Te la sei fatta prende a male, dimmi qualcosa che te rende felice»

Simone non capiva che volesse dire l'altro ragazzo, non gli era mai successo prima, quindi lo guardo negli occhi e gli sembrò che il cuore potesse uscirgli dal petto, erano proprio belli i suoi occhi, anche se erano scuri lui ci riusciva a vedere il sole

«I tuoi occhi» la risposta di Simone passò dal cervello alla sua bocca senza alcun filtro, Manuel non si spostò ma rimase li a fissarlo

«I miei occhi te fanno felice?» Simone annuì, il respiro sembrava essersi regolarizzato, adesso non aveva più freddo anzi percepiva un calore che partiva proprio da dove Manuel aveva posizionato la mano

«Meglio?» chiese il maggiore rialzandosi ed allontanandosi dall'amico « Non è successo niente, è tutta una cosa mentale, se pensi a cose brutte te sembra de morì»

«Stavo pensando a Jacopo»

«Secondo me te sta a prende in giro a vedette così» disse Manuel indicando il cielo, mentre il suo naso era rivolto all'insù, senti qualcosa colpirlo alla testa, Simone gli aveva appena lanciato la bottiglietta seguito da

«Stronzo»

Quella giornata fece ripartire il rapporto tra quei due ragazzi, perché fino a quel momento era come se tutto si fosse fermato, come quando si mette pausa ad una serie e poi la si ricomincia a vedere, ma c'è sempre qualcuno che ti disturba, il figlio che piange, l'amica che ti viene a trovare, la cena da preparare e quel telefilm lo lasci sempre appeso, ma sai che prima o poi rimetterai play.

Il vero problema era che Simone e Manuel è come se il telecomando ce l'avessero perennemente in mano, con il pollice pronti a schiacciare quelle due lineette per mettere pausa, pronti ad abbassare il volume ma mai pronti a lasciare il telecomando, rilassarsi, e vedere come sarebbe andata a finire.

Bastava - SimuelDove le storie prendono vita. Scoprilo ora