Ch.5

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YOONGI POV

Erano passati tre giorni da quando ero andato via.
Via da lei.
Non avevo più avuto notizie, nè avevo cercato di contattarla.
Pensavo che fosse meglio così.

Avevo preso una stanza in un hotel di Kyoto.
Avevo deciso di cambiare città e di cambiare aria.
Non volevo tornare a Seoul, due mesi fa avevo preso la decisione di restare in Giappone il più a lungo possibile per allontarmi dalla mia vita lì, per respirare un po' e dormire senza dover tenere sempre un occhio aperto.

Ma la mia mente era tutt'altro che serena.
Non facevo che pensare a lei e questo mi distruggeva.
Ero preoccupato e al contempo incazzato.
Anche se lei non faceva altro che allontanarmi, i suoi occhi mi dicevano altro.
E io non riuscivo ad ignorarlo, non potevo.
Ma dovevo.

Avrei solo dovuto dimenticarla.

Mi rigirai fra le lenzuola candide del letto, posando lo sguardo sulla finestra che illuminava la stanza, nonostante il cielo grigiastro fuori.
Sospirai cercando di cacciare via quei pensieri e guardai la sveglia sul comodino che faceva le 11.24.

Non sapevo che farne della mia giornata.
I primi due giorni a Kyoto avevo girato la città, perdendomi tra caffetterie e pub.
Ma oggi non avevo voglia di mettere piede fuori dalla mia camera, nè di avere qualche contatto umano.
E tra l'altro pioveva pure.
Ma proprio in quell'istante qualcuno bussò alla mia porta, come se il destino avesse completamente ignorato il mio desiderio di solitudine.

Mi alzai dal letto, infilai svogliatamente un paio di pantaloni e mi trascinai pigramente verso la porta.
"Sicuramente sarà la donna delle pulizie."
Pensai fra me e me.
Come d'abitudine guardai attraverso l'occhiello per essere sicuro di non avere brutte sorprese, e con mio stupore, dall'altro lato della porta, ci stava quel Choi San, l'amico di Kaori.
Aveva proprio un aspetto di merda.
Capelli bagnati, occhi gonfi e sembrava non dormisse da una vita.

Aprii la porta incrociando così il suo sguardo.
I suoi occhi si illuminarono con qualcosa che non riuscii a decifrare.

«Come mi hai trovato?»

Fu la mia prima domanda.
La prima cosa che mi era passata per la testa.

«Adesso non importa.. devo parlarti.»

Si fece largo dentro la stanza, ignorando completamente il mio viso confuso, e si diresse verso la poltrona all'angolo della stanza, dove si sedette cominciando a giocherellare con le maniche della sua giacca.

«Parla.»

Richiusi a chiave la porta, dirigendomi poi verso il ragazzo.

«Forse è meglio se ti siedi.»

Non mi piace.
Non mi è mai piaciuta questa frase.
Preferivo quando mi sputavano le cose in faccia senza tutti questi momenti preparatori di pura ansia.
Ma nonostante questo, presi posto di fronte a lui, sul letto, senza proferire parola, ma il suo sguardo duro non faceva altro che far crescere l'angoscia che stavo provando.

«Yoongi.. non so come dirtelo.
Non penso ci sia un modo semplice per farlo.
Kaori è morta.»

Ci misi un po' a metabolizzare la frase.
A connettere le orecchie con il cervello.
Ma quando capii, il dolore che provai era inspiegabile.
Così orribile che sentii una vera e propria fitta al petto.
Non riuscivo a parlare o a muovermi.
Mi sentii mancare la terra sotto ai piedi.

Kaori è morta.

Non è possibile. Mi stava prendendo in giro.
Mi alzai di scatto, avvicinandomi alla finestra dandogli così le spalle.
Stavo lottando con me stesso per non cominciare a piangere come un bambino, facendomi venire un altro dei miei attacchi di panico.

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⏰ Ultimo aggiornamento: Feb 07 ⏰

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