Capitolo 3

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E il suono della sveglia a ricordarmi che oggi, proprio oggi, e il mio primo giorno di scuola. Mi fa male la testa per colpa della musica di ieri.

Scosto le coperte, mi stiracchio e mi strofino gli occhi ancora addormentati. Lascio scivolare le gambe giù dal letto, mi infilo le mie ciabattine pelose e mi infilo sotto la doccia come tutte le mattine. Indosso un paio di jeans strappati sulle ginocchia e una normalissima maglietta grigia con un ricamo sul colletto e sui polsini. Prendo le mie inseparabili all star bianche e mi catapulto in bagno nella speranza di rendermi presentabile.

Le occhiaie che ho sono a dir poco spaventose, mentre i capelli non hanno un senso, e nemmeno un verso. Applico un leggero strato di fondotinta e mi lego i capelli in una coda alta. Non sono Miss Italia, ma almeno non sembro uno zombie appena scappato dal cimitero mettiamola così. Sistemo un po' la stanza, prendo il cellulare e il mio zaino dell'eastpak e scendo in cucina per fare colazione. Mamma è già in cucina, e ancora mezza addormentata sta servendo su un piatto le mie adorate frittelle."Buongiorno!" mi siedo sullo sgabello al lato della penisola e saluto dopo tanto tempo mia mamma prima che vada al lavoro. Durante le vacanze non riuscivo più nemmeno a mangiare qualcosa per lei, perché ero troppo occupata a dormire, e diciamocelo, nemmeno io restavo molto tempo in casa."Buongiorno Tesoro! Mangia con calma, ti accompagno io" annuisco e mi godo pezzetto per pezzetto le mie frittelle bagnate con lo sciroppo d'acero. Troppo buone, se fossero persone in carne e ossa, possibilmente maschi, me le sposerei all'istante.Pronta e con la pancia piena, mi faccio accompagnare da mamma fino al cancello della scuola. Sembra passata una vita dall'ultima volta che lo ho oltrepassato. Mi fa quasi paura. Si, perché oltre quelle sbarre di ferro si trova il mio incubo peggiore, un incubo che solo quella squilibrate sanno trasformare in sogno.Percorro i corridori della scuola nel tentativo di arrivare al mio armadietto sana e salva.

Le pareti sono dello stesso identico, orribile color limone dell'anno scorso, stessa cosa vale per gli armadietti ormai tutti scassati secondo me.

Come al solito il primo giorno di scuola non si riescono nemmeno a vedere le piastrelle del pavimento per la confusione e il via e vai di alunni che c'è. Accanto al mio armadietto mi aspetta la mia bionda, una delle poche non tinte della scuola oltretutto, che sta già decorando il suo armadietto con i suoi effetti personali.

"Ehi, adesso e più importante quel coso di me?" rido divertita. Due braccia mi cingono il collo togliendomi quasi il respiro.

"Nessuno è più importante di te" chiude subito l'armadietto e gli rivolge un'occhiataccia. Scoppiamo a ridere.

"Belle donzelle ci sono anche io!" ci voltiamo e l'altro moschettiere del gruppo ci raggiunge gettandosi al nostro collo, facendoci cadere per terra. Ancora una volta. Ormai era diventata un'abitudine, ogni anno la stessa storia.

"Miche, ti voglio bene ma cosi mi soffochi" Ci rialziamo e aspettiamo insieme il suono della campana, per poi raggiungere le nostre aule.Matematica alla prima ora. Posso dirlo? Che due palle! E la materia che detesto di più, la prof e peggio che medusa, oltre al fatto che e lunatica in un modo pazzesco, come se non bastasse poi quando spiega non si capisce un cazzo. Mi stupisco che si sia laureata, secondo me il giorno degli esami o aveva le tasche piene di bigliettini, oppure a corrotto chi correggeva i test. Non c'era altra spiegazione.Ma la cosa peggiore e un'altra, e la scopro appena metto piede in classe. Nessuna delle mie moschettiere e con me, ma per colpa di sto fato a me avverso, il puttaniere dagli occhi incredibili e seduto davanti a quello che fin dal primo anno era stato il mio banco. Mi sono scordata che in questo corso c'era anche lui."Ehi zuccherino" Questo e lo stupido soprannome che mi ha affibbiato. Ogni sacrosanta volta mi chiama in quel modo e sapete perché? Non lo so nemmeno io, forse per rompere le palle, forse per vedere la mia reazione. Non ne ho idea.

"Ehi coglione!" lo saluto con quel mio solito sorrisetto da stronza e mi siedo tranquilla al mio posto. Lui si alza e si siede accanto a me.

"Sai una cosa? Sei strepitosa con questi jeans" si avvicina con voce suadente."

Sparisci" mi limito a dire. E inutile sprecare fiato e tempo prezioso con questo ragazzo. Tanto non capisce comunque.

"Quando ammetterai che sei pazza di me?" Ma quanto cavolo era vanitoso?! Pronto? svegliati amore, il mondo non gira intorno a te.

"Quando sarò cosi disperata da dovermi fare suora" Non lo guardo. Non posso. Non riesco. Non voglio.Ed ecco che fa l'ultima cosa che volevo che facesse: mi prende il mento e mi costringe ad osservare i suoi occhi verdi. Ed è in questo momento che sprofondo in un vortice di sensazioni diverse. Non riesco a dirgli nulla, non trovo proprio le parole, e nemmeno la voce, l'unica cosa che sento è caldo. Terribilmente caldo. Non riesco a smettere di fissarlo, lui, i suoi occhi, il suo sorriso divertito, e le sue buffe fossette che emergono sulla sua guancia in momenti come questi. ALT! Amy che cavolo stai combinando? È Nicholas Webber!. Questa e la vocina con la quale il mio subconscio interagisce con me. E mi ricorda sempre quanto posso essere stupida a volte.

"Ripetimelo adesso" Sembrano quasi un sussurro quelle parole, parole che non riesco a ripetere."Q-quando..." Grazie a Dio, alla Madonna, a Giuseppe, al bue e pure l'asinello, quella santa donna della Garzanti entra in classe. Costringendolo ad allontanarsi dal mio volto accaldato e leggermente arrossato.No, non può essere vero, non posso essere rimasta ammutolita con Webber! Non mi ha mai fatto questo effetto! Perché dovrebbe cominciare ora??? Aiutatemi. Ditemi che sono matta. Ditemi che tutto questo non è reale. Ditemi che non gli ho appena dato la dimostrazione che lui ha qualche potere su di me. Ditemi che non ho balbettato! Ditemi qualcosa, qualsiasi cosa riesca a fermare il mio cuore.

IL SORRISO CHE AMODove le storie prendono vita. Scoprilo ora