Capitolo tre.

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"Beh ora vada che Dean mi sta aspettando." disse Amy alzandosi dalla sedia accanto alla mia.

"Vado anche io, Eric molto probabilmente sarà già arrivato." dissi io alzandomi a mia volta dalla sedia e, insieme, lasciamo la sala pranzo.

"Eric è il tuo ragazzo?" mi chiese mentre aspettavamo che l'ascensore.

Io, per tutta risposta, scoppiai in una fragorosa risata e, scuotendo la testa dissi: "No, assolutamente no."

"Che c'è da ridere?" chiese lei confusa e leggermente offesa.

"Niente scusami, è che io non potrei mai e poi mai vederlo come.. ew, un fidanzato. Siamo praticamente fratelli, ci vogliamo molto bene." dissi io nell'esatto istante in cui le porte dell'ascensore si aprirono e, una volta dentro -era anche fortunatamente vuoto- prememmo il pulsante del piano terra e l'ascensore cominciò a scendere.

"Quanti piani ha questo palazzo?" chiesi io incuriosita osservando i numerosi pulsanti dentro l'ascensore.

"Semmai grattacielo." mi corresse lei "Ne ha esattamente 49, si lo so è tantissimo ma contando quanta gente lavora qua dentro e quando ricche siano queste Industrie, beh non sono tanti."

"Oh." mi limitai a dire "E perchè allora quest'ascensore è vuoto? Voglio dire, se ci sono tante persone, perchè all'ora di pranzo non c-"

"Perchè semplicemente non c'è un solo ascensore cretina." mi prese in giro lei bloccandomi "Ce ne saranno sei più meno, anche di più."

"Hanno soldi da spendere.." borbottai quando la porta dinnanzi a noi si aprì e, dopo aver salutato Amy che andò dall'altra parte della strada insieme ad un uomo che non riuscì a vedere bene, mi ritrovai sola ed abbandonata sulle gradinate che portavano all'interno delle Industrie & Compagnie Styles.

Svogliatamente mi sedetti su un gradino -ovviamente dopo aver perlustrato con lo sguardo l'itera area di fronte a me con il solo risultato che di Eric non ce n'era ombra- e presi a mordicchiarmi nervosamente le unghie delle mani, mentre dentro di me stavo già architettando un modo per far soffrire Eric con la peggiore delle torture.

Dopo quasi dieci minuti persi ad aspettarelo, afferrai il mio telefono dalla borsa -dopo aver svuotato quasi tutto il contenuto sullo scalino su cui ero seduta- e cominciai a digitare il suo numero e, quando al mio ennesimo squillo non rispose, con un improvviso gesto di rabbia gettai il cellulare dentro la borsa e grugnii forte, incrociando poi le braccia al petto e fissando un punto indefinito come una pazza.

Probabilmente non solo ne avevo l'aspetto, ma lo ero anche.

"Serve aiuto?" chiese un improvvisa e sconosciuta voce maschile e, quando alzai la testa sino ad incrociare due splendidi occhi color mare -molto più belli di quelli di Eric- esattamente incastrati in un volto di un bellissimo uomo dai capelli castani leggermente spettinati, mi ritrovai come una fessa a guardarlo a bocca aperta, non riuscendo nemmeno a sillabare una parola.

Il sorriso cordiale delll'uomo/ragazzo svanì leggermente e si trasformò in un piccolo ed adorabile broncio quando mi scrutò attentamente "Sicura di stare bene? Le serve una mano? Si è persa?"

Ma perchè tutti oggi mi chiedono se mi sono persa? No, lavoro qui avrei tanto voluto rispondere a questo ragazzo dai modi gentili e dal viso simpatico ma, l'unica frase di senso compiuto che riescì a dire in quel momento fu: "Eric è in ritardo."

Il misterioso ragazzo mi guardò con un profondo cipiglio e -probabilmente starà pensando che sono pazza- abbassandosi a terra sino ad arrivare alla mia altezza, mi sussurrò "Sicura di stare bene signorina?"

Imperfection - [ Harry Styles ]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora