Capitolo quattro.

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"Oh mio Dio." sussurrai con voce leggermente stridula a causa dell'agitazione e del nervoso che piano piano si stava impossessando di me in quel momento "Oh Santissimo Dio."

"Cosa diavolo.." disse Harry Styles di fronte a me che -me ne accorsi in quel momento ma poco ci dieci caso a causa dell'ansia- mi stava reggendo dalle mie braccia e non la smetteva di far saettare il suo sguardo in ogni direzione con fare arrabbiato e un po allarmato.

Lui era arrabbiato ed io stavo per svenire dall'ansia, che combinazione strana eh?

"Co-cosa è successo.." balbettai con un sussurro.

"Credo che l'ascensore si sia bloccato cazzo." imprecò lui e, dopo che mi ebbe lasciato le braccia -non dopo che si fosse assicurato che mi reggessi in piedi anche da sola- si diresse verso la schermata touch dell'ascensore in cui erano posti i vari tasti dei piani e cominciò a trafficarci sopra mentre nel frattempo io mi ero appoggiata di schiena contro il metallo freddo dell'ascensore ed osservavo il Sig. Styles che cercava di chiamare il numero di sicurezza con il telefono attaccato nell'ascensore.

"Non funziona maledizione." sbottò lui lasciando in modo brusco il telefono -che era attaccato alla parete di metallo, simile a quello di casa mia solo che quello era nero- e sbattè in maniera per niente dolce contro la parete.

"Co-come non fu-funziona.." balbettai osservandolo con occhi sgranati.

"Non funziona e basta!" urlò lui facendomi sussultare e facendo si che la mia ansia aumentasse.

"Non c'è nemmeno campo qui." sbottò nuovamente facendo avanti ed indietro in quel piccolo spazio in cui ci trovavamo.

Sta succedendo di nuovo, pensai quando tutto ciò che era intorno a me cominciò a diventare, non solo sfuocato, ma sembrava anche che il piccolo abitacolo facesse avanti ed indietro, come se stesse galleggiando sul mare.

E, quando la voce del Sig. Styles sparì del tutto -nonostante stesse ancora parlando ed imprecando- e le pareti cominciarono a stringersi intorno a me come se mi volessero intrappolare, capii che il mio peggior incubo era già in atto: stavo entrando in quello che molti chiamano attacco di panico dovuto a claustrofobia mentre io lo chiamavo semplicemente incubo.

L'unico rumore che sentivo in quel momento era l'incessante martellare del mio cuore nel mio petto e, avrei potuto giurare che, da un momento all'altro, sarebbe scoppiato o sarebbe uscito fuori; poi fu la volta del mio respiro che, da regolare a veloce, diventò improvvisamente assente: così mi ritrovai senza aria e con un battito irregolare in un luogo di piccole dimensioni che non faceva altro che diventare sempre più piccolo.

Nel momento esatto in cui tutto intorno a me divenne sfuocato e privo di senso, facendomi entrare in quello che pareva uno stato di apnea e il respiro mi si bloccò completamente facendomi perdere le forze e strisciare la schiena contro il metallo che avevo dietro sino a sedermi su quello che forse era un pavimento, un forte strattone al mio volto mi fece prendere leggermente coscienza, non del tutto però visto che ancora ero stordita.

Sentivo che, se non mi davano aria al più presto e se non mi portavano fuori da li, sarei morta nel giro di pochi minuti.

"Sei sveglia? Stai bene?! Cristo." lo sentii dire.

Avrei tanto voluto aprire gli occhi e rispondere a quelle domande ma il mio stato attuale me lo stava impedendo al momento e sentivo che, da un momento all'altro, avrei perso conoscenza.

"Ti prego apri gli occhi Irina! Mi senti?! Cazzo!" imprecò l'uomo che probabilmente avevo di fronte e, pochi istanti dopo, sentii il mio corpo essere strattonato da una parte all'altra fin quando non fui interamente adagiata per terra.

Imperfection - [ Harry Styles ]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora