Capitolo sei.

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Una forte risata riecheggiò in quel corridoio vuoto, una risata piena di sarcasmo e priva di divertimento.

Stava per dire una cattiveria, ne ero certa.

"Importunarti? Come se non avessi niente di meglio da fare."

"Ma sei qui però seduto di fianco a me su un scalino -probabilmente sporco-  a chiedermi cosa va o cosa non va." Risposi con altrettanta acidità.

Il sorriso beffardo gli sparì dalle labbra dopo la mia risposta tagliente e sul suo volto comparve un espressione infastidita, quasi arrabbiata  "vuoi sapere perché mi sono fermato in realtà?"

Sapevo che stava per dire altre cattiverie così mi alzai velocemente dalle scale "No non lo voglio sapere" e mi affrettai a raccogliere la borsa. Non avrei sicuramente retto ad altro oggi.

Prima che potessi svignarmela, Harry mi afferrò per il braccio e mi fece girare verso di lui in maniera per niente delicata. Mi ritrovai così ad osservare un viso perfettamente scolpito ma anche molto arrabbiato: le sue narici erano dilatate, i suoi occhi erano ridotti a due fessure e le sue labbra strette in una dura linea sottile.

"Ti ho già detto che non devi rivolgerti a me in questo modo, ma vedo che non mi ascolti."

Fissai prima lui poi la sua presa sul mio braccio. Poi di nuovo lui.

"Lasciami."

"È questo il tuo modo per ringraziare chi si preoccupa per te?" Se voleva farmi sentire in colpa un po ci riuscii, ma non del tutto.

"Io so che tu non ti sei minimamente preoccupato per me, anzi. Quelli come te non pensano altro che a se stessi."

Probabilmente mi ero giocata il lavoro con queste mie risposte del cazzo, ma davvero era più forte di me rispondergli a tono, non riuscivo a frenare la lingua.

La sua presa si fece più forte "Quelli come me? E tu che ne sai di me?"

"Harry lasciami stare. Voglio andare a casa." Ero stanca.

Il suo sguardo per un po di quella rabbia che solo pochi istanti fa lo annebbiava e lentamente mollò la presa. Era evidente che si era reso conto che davvero non stavo bene, che volevo solo andarmene.

Si leccò le labbra e spostò lo sguardo verso il corrimano "Dovrei licenziati, anzi avrei dovuto farlo ieri."

Trattenni  il fiato, quel lavoro mi serviva davvero.

"Ma non lo faccio. Nemmeno ora. È  meglio se vai, e
"Non hai una macchina?" chiese fissandomi da pochi metri di distanza, con le mani in tasca e una grande BMW nera parcheggiata vicino a lui.

Scossi la testa e lo guardai imbarazzata "No Signore."

Quella situazione era davvero imbarazzante e scomoda, resa così ancora di più dagli avvenimenti di poco prima, e in quel momento mi sentivo in obbligo di dire qualcosa, di scusarmi.

"Mi dispiace." dissi facendo scattare il suo sguardo su di me "Per prima, soo stata poco cortese.. non dovevo permettermi di usare non solo quel tono con lei, ma anche di risponderle male ed affrettare ipotesi sbagliate quando era chiaro che voleva solo sapere se andava tutto bene."

Quando non mi rispose, continuando però a tenere lo sguardo fisso su di me, mi morsi il labbro e guardai la strada, col tentativo di non sembrare ancora più patetica ai suoi occhi.

"Buonanotte Sig. Styles." dissi senza guardarlo e voltandomi verso la strada, pronta a fare un cenno a qualche taxy di cui New York era piena.

"Ti darò un passaggio Irina." mi richiamò il Sig. Styles dalle mie spalle.

Imperfection - [ Harry Styles ]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora