Capitolo 1: Nella Luce dell'Inizio

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Il crepuscolo avvolge lentamente Eldoria, la città che intreccia il filo dei miei giorni.

Il mio nome è Ellian, e i miei sedici anni sono come pagine ancora da scrivere. Ho un corpo piuttosto asciutto, uno stile d'abbigliamento caotico, nel quale prendo ciò che è appallottolato nell'armadio con ben poca cura. I capelli sono quasi sempre arruffati, con ciocche scure che spuntano qua e là ondeggiando nell'aria. Ma è negli occhi che si legge la mia storia. Di un viola intenso, quasi come se fossero due ametiste.

Eldoria, con le sue strade intricate e le case dai colori caldi, diventa il palcoscenico della mia esistenza. Il mercato, cuore pulsante di vita al centro della città, e il bosco dietro casa con le sue betulle maestose, sono custodi di segreti tra le fronde verdi.

Qui, tutti si conoscono, ma nell'aria aleggia una coltre di falsità e cortesia che potrebbe far venire la nausea. È un luogo dove le amicizie sono fittizie, valide solo finché si allineano al pensiero e agli interessi comuni. Tuttavia, una volta che la porta di casa si chiude, le lingue biforcute iniziano il loro canto di maldicenze e invidie inespresse.

Insomma, Eldoria rappresenta una tipica cittadina montana, dove ognuno è alla mercé dei vari gossip, e l'apparenza è spesso più ingannevole della realtà.


Jon e Elara, i miei genitori adottivi, emanano altruismo e umiltà.
Mia madre, Elara, è una donna straordinariamente affettuosa, tanto da risultare quasi eccessiva. La sua dolcezza è così avvolgente da far salire gli zuccheri ogni volta che inciampo nelle sue grinfie amorevoli.
Mio padre, Jon, è un uomo dalla simpatia contagiosa. Anche se fatica ad esprimere i propri sentimenti, rispetto il suo modo di agire. Vorrebbe ardentemente che io intraprendessi lo studio della meccanica per poter gestire la sua officina quando sarà troppo in là negli anni per occuparsene personalmente. Tuttavia, mi sento distante da quel mondo "normale", come se il mio destino nella vita fosse legato a qualcosa di diverso.

Il ricordo di quando mi trovarono è come un dipinto vivido, risalente al mio primo anno di vita.
In un'escursione nel bosco, Jon esclamò: "Guarda, Elara, c'è un bambino qui!."
La mia figura giaceva avvolta in una coperta, rifugio fragile in mezzo alla natura.
"Chi può averlo abbandonato qui?" chiese Elara, gli occhi colmi di preoccupazione. "Povero piccolo, sembra così solo. Dobbiamo portarlo a casa con noi, Jon." disse con voce gentile e preoccupata.
Così, mi avvolsero nella coperta, un manto di affetto e calore che avrebbe plasmato il mio destino.
"Sei tu che hai scelto noi, piccolo?" chiese Jon, il sorriso riflesso nei suoi occhi. "Lo terremo con noi e lo cresceremo come nostro figlio." Con queste parole, la mia vita iniziò sotto il loro amorevole abbraccio.

La scuola a Eldoria, però, è una selva di sfide. I miei occhi viola non passano inosservati, divenendo bersaglio di risatine e sguardi sprezzanti. "Guardate l'elfo strambo! Forse è perso nella sua terra di fantasia!" urlano i compagni. Mi sento solo, un estraneo in una realtà che sembra respingermi.
Le giornate qui si snodano tra ombre di sguardi sprezzanti.
"Non vuoi mica farci una magia, vero elfo?"mentre rimango isolato ed infastidito, il soprannome che mi hanno dato è diventato un peso che porto costantemente con fatica.

Nelle profondità delle mie notti, sono immerso in incubi così vividi da confondersi con la realtà stessa. Potenti maghi, custodi di oscure arti nere, si ergono contro clan diversi che, a loro volta, sfruttano le energie degli elementi naturali.

I reali di ogni clan si preparano al combattimento, pronti a fronteggiare le forze oscure. C'è chi danza tra i venti del mondo, chi incanala il magma ribollente sotto la crosta terrestre, chi governa le acque che bagnano ogni continente e chi, con maestria, intreccia rami alle caviglie e alle gole di quei maghi così oscuri.

Poi, improvvisamente, un boato epico squarcia il silenzio delle visioni notturne: il suolo trema, case crollano e strade si deformano. Mi trovo lì, spettatore impotente, mentre quel mondo immaginario si spezza, una voragine profonda che mi inghiotte fino a farmi sussultare nel buio della notte.

E proprio in una notte avvolta dagli incubi, mi risvegliai con la consapevolezza di una verità nefasta, un tumulto di ombre e presagi in cui l'universo sembrava cullato dall'oscurità.

Mi trovai nel cuore del buio, una lotta titanica per aprire gli occhi, mentre l'intero scenario intorno a me pareva tremare sotto il peso di una profezia ineluttabile. Le urla strazianti dei miei genitori, provenienti dalla loro stanza, echeggiarono nell'oscurità come il grido di una tragedia annunciata: "Ellian, proteggiti sotto il materasso! C'è un forte terremoto!"
Con tutte le forze possibili, mi rifugiai sotto al mio letto, aspettando una fine apocalittica imminente.

Le scosse si placarono presto, e, nutrendo una fiamma di coraggio, decisi di affacciarmi dalla finestra. Lì, nel cuore della notte, fui testimone di fuochi danzanti, fumi torreggianti, e persone urlanti che correvano nei loro pigiami, trascinando con sé i brandelli di un mondo in rovina.
La macchina di mio padre scivolava giù, perdendosi in una voragine profonda che aveva spezzato in due la cittadina, tanto duramente criticata. Le case nell'isolato erano dilaniate a metà, mentre altre erano semplicemente scomparse, come fantasmi dimenticati dalla memoria.

Un brivido intenso mi attraversò quando compresi che la fine della spaccatura giungeva proprio vicino al ciglio dell'ingresso della nostra casa, un segno apocalittico impresso nella terra sotto di noi, come un destino scritto nelle stelle che si svelava nella notte terribile.

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