"Io, n-n-non..." L'esitazione affiora sul volto di Seraphina, un'ombra passeggera che danza con il mistero. "Questi occhi" prosegue, come se il mio sguardo avesse il potere di svelare segreti antichi. Un sospiro colmo di aspettativa si diffonde tra di noi, mentre il cerchio che possiede le abilità elementari si stringe attorno a me.
Senza dare spazio alle mie domande, gli altri tre mi scrutano con una miscela di curiosità e reverenza. Come se fossi una figura predestinata in una partita divina, ignorante del mio stesso ruolo. In un lampo, Ignatius irrigidisce la schiena, Nereida è immersa in un fiume di lacrime e Gaian, con il suo abbraccio, sembra voler sostenere il peso delle rivelazioni imminenti.
"Lasciatelo respirare!" esorta Ignatius, la sua voce un'eco di autorità che rimbalza fra i fumi e le macerie. Il passato e il presente si fondono in un susseguirsi di immagini che mi sfuggono, mentre i loro sguardi si svelano come pagine di un libro antico.
Tutti e quattro fanno un passo indietro. Mi si rivolgono con un inchino che richiama l'antica nobiltà di regni ormai perduti. Una dimostrazione di rispetto, ma anche la conferma di una verità celata di cui ancora non ne sono a conoscenza.
La confusione cresce in me come un'onda tumultuosa, increspando il mare della mia psiche.
Poi, con una convergenza di sguardi e unione di voci, il quartetto pronuncia le parole che risuonano come un richiamo epico: "Ben tornato, nostro re!" Un titolo che si insinua nei meandri della mia coscienza, esortando echi remoti di un passato che ancora non ricordo.Il mio cuore, come un guerriero coraggioso, balza furioso nella gola, una gigantesca polpetta di emozioni, quasi a bloccare il passaggio del respiro. Un turbinio di sensazioni danza nell'aria, come foglie sospinte dalla tempesta della mia inquietudine. Il mondo intorno a me, un campo di devastazione naturale, inizia a vorticare, e il pericolo di uno svenimento diventa un'ombra che minaccia di spegnere la mia consapevolezza.
Prima che la tela dell'oscurità mi avvolga completamente, una visione si staglia davanti a me, la stessa immagine che si manifesta nei recessi dei miei incubi ricorrenti.
La coltre di buio, densa e opprimente, si dissolve nel nulla, e il fischio pungente nelle mie orecchie si dissipa come nebbia al sopraggiungere dell'aurora. Torno alla mia coscienza, riacquistando il controllo su me stesso, in un risveglio simile al riavvio di un possente computer dopo un breve blackout.
"Un attimo," mi dico, "sono di nuovo nella mia stanza!" Un senso di disorientamento e confusione avvolge la mia mente.
"Sono forse svenuto di fronte alla visione di Eldoria squarciata in due? Quei quattro ragazzi sono stati solo frutto di un sogno intricato, un'illusione tessuta dalla mia mente?"Lentamente, volto lo sguardo verso il luogo che mi circonda, e alle mie spalle, accanto all'uscio della mia stanza, scopro mia madre. Il suo volto, tra lacrime e amore, è un ritratto commovente di preoccupazione materna. "Ellian! Finalmente ti sei svegliato!"
Un tenue raggio di sole si fa strada attraverso la finestra, illuminando la stanza che ha forgiato la mia crescita. Stringendo gli occhi per proteggermi dalla luce accecante, dirigo lo sguardo verso la finestra.
La scena apocalittica, la spaccatura che si è fermata proprio all'ingresso della nostra dimora, è ancora lì, come una minaccia silente, un ricordo tangibile del caos che ha sconvolto Eldoria."Figlio mio!" esclama mia madre, correndo incontro a me con braccia aperte, avvolgendomi in un abbraccio appassionato. "Stai bene? Per fortuna che i tuoi amici ti hanno trovato in mezzo al caos! Vieni, sono tutti sotto ad aspettarti."
Amici? Quali amici? Mi domando tra me e me. Tuttavia, facendomi forza, mi dirigo giù spinto dalla curiosità.
Uscendo dalla fine delle scale, mi ritrovo nel salotto, dove Seraphina passa la scopa con eleganza, Ignatius rimette in asse la porta d'ingresso con la sua forza possente, Nereida raccoglie con grazia ciò che rimane di un puzzle di piatti in ceramica caduti a terra, e Gaian ripristina al loro posto i mobili scompigliati dalla scossa di terremoto.
Li osservo attentamente, con stupore, notando che ognuno di loro è vestito con abiti giovanili e mondani, tanto diversi da quelle tuniche che indossavano durante il nostro sventurato primo incontro.
"Ellian," dice Gaian con un tono amichevole, "hai fatto un bel pisolino, eh?" Mi ritrovo attonito, osservando i ragazzi intorno a me con una vaga sensazione di stordimento. Poi, faccio il gesto di sfregarmi la testa, cercando di riportare chiarezza nei miei pensieri.
Decido di sedermi, mentre Seraphina, con la sua aura intraprendente e gioviale, si rivolge a mia madre con un tono dolce: "Abbiamo finito qui, signora Elara. Quando Ellian si sentirà pronto, noi lo aspettiamo fuori." Poi, il suo sguardo si posa su di me mentre continua: "Sai, agli sventurati sopravvissuti a questo terremoto servono dei volontari. Li hanno radunati tutti nella palestra della nostra scuola" strizza l'occhio sinistro con complicità.
Dei passi decisi risuonano dietro di me, come il ritmo di una marcia, e poi una mano dal tocco familiare si posa sulla mia spalla. Il calore di quella presenza si diffonde attraverso di me, come un attesa all'azione che dovrò compiere per la collettività.
"Dobbiamo fare ciò che è necessario per la nostra comunità, figlio mio. Sono fiero di te." dichiara mio padre, il suo sguardo carico di saggezza e orgoglio paterno. Queste parole, pronunciate con un tono profondo e solenne, mi motivano come le note di una melodia avvolgente che risuonano nell'aria.
Dopo un breve momento di riflessione, decido di uscire dalla sicurezza di casa nostra, ancora pervaso dai brividi di sconcerto, mentre osservo la gigantesca faglia che si apre di fronte alla nostra dimora. Una crepa nella realtà stessa, un portale di brutalità che conduce verso battaglie e sacrifici che chiunque qui ad Eldoria dovrà compiere.
Mi avvicino al gruppo, e Ignatius, con il suo sarcasmo tagliente, mi accoglie con un misto di provocazione e cinismo: "Finalmente il pupillo si è ripreso! Aaaah, questi pseudo Re. Tutti bambini viziati. Se solo tu fossi un briciolo di ciò che rappresentava il tuo Clan." Le sue parole, come frecce lanciate nel campo di battaglia verbale, sono pronte a colpire, ed io, come un funambolo che sfida la gravità, vacillo ma resto saldo.
Nereida, con un'aura di nobiltà e coraggio, ammonisce Ignatius con fermezza: "Ignatius! Sei il solito acido invidioso. Porta rispetto al nostro Re!" Poi, con gesto materno, posa le mani sulle mie spalle, come una guida pronta a illuminare il cammino, e mi guarda dritto negli occhi, con uno sguardo che trasmette fiducia e mistero. "Adesso ti racconterò tutto, ma tu devi promettere che userai per il bene la tua storia e i tuoi poteri."
Poteri? Penso, sgranando gli occhi. Una parola carica di significato, che risuona come un eco di magia e destino. Un nuovo brivido mi attraversa, come un giovane neonato lasciato sotto la neve.
Ci allontaniamo dalla mia abitazione, dirigendoci verso ciò che resta di un campo di betulle. Il vento, portatore di segreti antichi, sussurra tra i rami come una melodia dell'universo. Ci sediamo in cerchio, come una confraternita di guerrieri pronti a condividere le proprie storie. Mentre Nereida inizia il suo racconto, Seraphina si appoggia alla mia spalla, fissandomi con occhi sognanti, come se i nostri destini fossero intrecciati in una danza eterna tra luce e ombra.
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L'alba degli Elementi
FantasyEllian, un ragazzo di sedici anni cresciuto in una cittadina montana chiamata Eldoria, si ritrova coinvolto in un evento sconvolgente: un terremoto che frantuma la sua realtà. Durante questo caos, quattro giovani sorprendenti emergono per aiutarlo...