(004) resistersi

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"Ti lascio credere quello che vuoi

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"Ti lascio credere quello che vuoi. Ma ti dico una cosa: mai sottovalutare una Gilmore."

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Erano passate ormai settimane dall'inizio della scuola, e da quando io e Rory eravamo  entrate alla Chilton.

La mia vita in quel periodo era fin troppo caotica, a volte mi servivano veramente dei minuti per capire cosa dovevo fare, con chi mi dovevo vedere, quali erano i miei programmi, e sentivo la testa veramente scoppiare.

Inoltre, le varie cene dai nonni non aiutavano l'atmosfera, dato che finivano sempre, o quasi sempre a litigare con la mamma.

Passavamo i venerdì sera tra sentire loro battibeccare su qualsiasi cosa, ridere sentendo gli innumerevoli nomi delle cameriere che mia nonna Emily licenziava, e mio nonno Richard ormai rassegnato e troppo impegnato con il lavoro.

In tutto questo c'era lo studio. Una valanga di studio. Fogli, libri, enciclopedie e appunti a non finire.

Di conseguenza vi erano le notti insonni. Ed è a causa di queste che quella mattina volevo essere dovunque tranne che a lezione.

"Risultato decente per molti, buono per alcuni, ed eccellente solamente per due. Geller, Grent."

Alzai immediatamente la testa dal banco quando mi resi conto che il professore stava effettivamente riconsegnando i compiti che avevamo svolto una settimana fa, per cui avevo passato due notti sveglia.

Probabilmente, se non avessi preso un buon voto mi sarei messa a strillare per tutto il corridoio. E non scherzo, il mio sonno è un bene prezioso.

"Signorina Gilmore, Tiffany. Eccellente. Sono sorpreso, ma continui così."

Sentì un morso di sollievo allo stomaco sentendolo pronunciare quelle parole, e gli sorrisi prendendo il foglio in mano. Non potei fare a meno di sorridere quando vidi una bella A scritta in grande sul mio elaborato.

Mi girai di istinto, e notai che Tristan stava sorridendo. Non lo volevo ammettere, ma forse un po' stavo sorridendo anche io, perchè in fondo era solo grazie ai suoi appunti che ero riuscita a prendere questo voto.

Mi girai sventolando il foglio e lui rispose con un pollice in su. Bisbigliai un "grazie", e poi mi girai con un sorriso vittorioso, prima casualmente verso Paris, e poi verso mia sorella, per condividere con lei la mia gioia.

Ma il mio sorriso svanì quando vidi la sua faccia. Affranta.

Mi sporsi verso il suo banco e mi si bloccò il respiro quando vidi il suo voto: D.

Mia sorella non aveva mai preso un voto così basso, potevo solo immaginare come si sentiva. Le presi la mano istintivamente, per farla tranquillizzare. Non ascoltai quasi niente poi di quello che disse il professore, impegnata a preoccuparmi per Rory e per cercare di non sorridere guardando Tristan.

ALL TOO WELL,Tristan DugrayDove le storie prendono vita. Scoprilo ora