Inizia il viaggio

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*suono delle onde del mare*
Come potrei spiegarti l'amore? È sempre così difficile non sfociare nei mille discorsi che vi ruotano in torno. La possessività, la gelosia,l'ossessione, sono tutte sfaccettature prettamente umane che non c'entrano nulla,con l'amore. Io l'ho capito così....

07.30 *suono sveglia*
Ancora tra veglia e sonno, tendo la mano destra verso la paratia del testaletto cercando a tentoni il pulsante per accendere la lucina da notte. Riesco, in maniera molto goffa nel mio intento. A gattoni mi dirigo verso la macchinetta del caffè, messa sull'angolo di uno scaffale di fronte al letto. Mi alzo e mi dirigo verso il bagno, mi guardo allo specchio e mi rinfresco sciacquandomi la faccia.

*rumore macchinetta del caffè*

Mentre sorseggio il caffè, guardo fuori dall'oblò che da sul ponte esterno della nave.
Ah già, non te l'ho ancora detto caro lettore, sono un pirata, ho sposato il mare, la mia vita è legata a questo prezioso elemento del creatore,chiunque esso sia.
Guardando il mare e bevendo caffè, mi preparo per un'altra giornata in mare.

Con la perdita del Capitano Gabbo, l'equipaggio aveva perso di vigore, erano tutti spenti e tristi. Ma la vita va avanti, come si suol dire. Eravamo diretti nell'oceano sud Atlantico verso Cape Town, dove ci attendeva un ricco carico di provvigioni, e una breve sosta per rallegrare gli animi della ciurma, ormai spossata dalle battaglie dei giorni a dietro.

Uscì dalla mia cabina, quando sentì un forte tonfo. Un suono sordo, l'oscillazione della nave quasi mi scaraventava a terra. Corsi velocemente in coperta, dove vidi l'equipaggio correre da dritta a sinistra nave, in una folla informe di bastardi in panico. Realizzai che avevamo toccato qualcosa.
"Buongiorno Tiller, giornata dimmerda, vedo!"
Ero corsa, su al timone per cercare di capire cosa fosse successo. Tiller,non perde tempo e borbotta:
"Carter, non lo sai che le donne portano sfiga?! Avanti, ritorna nelle fogne da dove vieni, topo di sentina. Che Nettuno ci salvi, se ti teniamo nascosta."
"Che gran figlio di .....! Sono modi di trattare una signora? Screanzato!"
Nel giro di una nanosecondo, scomparsi da lì, poco dopo essermi allontanata il culo di Tiller andava a fuoco.
Urlando a squarciagola: " Quella maledetta stronza!" Tamponandosi il sedere per spegnere il fuoco.
Così impari bastardo! Pensai tra me e me,ridacchiando. La mia micro molotov a contatto aveva funzionato. Sono un inventore, creo cose da scarti e riciclo ciò che gli altri buttano, faccio piccole manutenzioni e appartengo alla squadra dei riparatori della RUBI la nave, dove sono imbarcata. Per lo più costruisco armi o trappole. Gli inventori lavorano nei locali bassi dellla nave, che per comodità chiameremo, La Macchina. Per questo, Tiller mi ha dato del topo di sentina. Non è molto che lavoro con loro. In realtà facevo parte di un altro equipaggio, ma dopo essere stati catturati dalla Marina, parecchi dei miei compagni di viaggio sono stati giustiziati. Solo io e Micol, il cuoco, riuscimmo a scappare. Che Nettuno ce ne scampi e liberi, cucinava da schifo.
Sulla RUBI mi trovo bene, in fondo sono un branco di bastardi proprio come quelli della ANDRÉ.
Mentre mi dirigo verso l'ingresso della Macchina, mi sento tirare il collo della camicetta.
"La smetti di creare zizzania, testolina?"
"Pablo! A momenti mi strangoli!" Gli rispondo.
Pablo era un inventore come me,sulla quarantina, spalle grosse, alto riccio e moro. Faceva parte dell'equipaggio della IBRI, nave ormai vecchia, che aveva  lasciato il mare per riposare finalmente arenata su un isolotto del Mar dei Caraibi, fu  il primo ad accogliermi nella squadra. Mi fece  sentire meno vagabonda. Entrambi ci avviammo verso La Macchina, nel frattempo il panico generale sembrava essersi placato. Più tardi ci venne comunicato che il frastuono sentito in precedenza aveva creato una piccola falla nello scafo nella zona prodiera lato dritta. Sarebbe stato compito di noi riparatori sistemare l'inconveniente, ma da quando la RUBI non aveva più un comandante era diventato difficile far rispettare i ruoli ad ogni membro dell'equipaggio. I riparatori sono sempre state persone diffidenti e scontrose con chi non era del loro ambiente, con chi non faceva parte della Macchina. Il caso volle che il 1° Ufficiale di Navigazione decise, tentando di coprire il posto vacante dell'ormai defunto Capitano Gabbo, di dare il compito alla macchina di riparare la falla. Non essendoci più una figura che rappresentasse diritti e doveri che facesse rispettare ad ogni bastardo il proprio compito, la macchina si ribellò a questo comando. Così si decise di far rotta verso il porto più vicino. Robben Island faceva al caso nostro, e così passando quattro notti in navigazione, svuotando con secchi e recipienti di fortuna l'acqua che entrava dalla falla riuscimmo ad arrivare a destinazione. Ormeggiammo in porto alle prime luci dell'alba. L'equipaggio ormai stremato da queste notti insonni e di duro lavoro collassò in un sonno collettivo. Mi svegliai verso le sera. Avevo intenzione di andare a fare due passi, mettere un po piede a terra. Così mi vestì, infilai gli stivali presi la mia rivoltella e mi diressi verso l'uscita. Dalla nave percorsi una banchina di legno fatiscente fino ad arrivare alla strada principale. Faceva caldo, anche se il sole ormai era calante. Mi fermai sul bagnasciuga di una spiaggetta non molto lontana dalla nave ad ammirare il tramonto. Accesi una sigaretta e rimasi lì ad ammirare quel fantastico paesaggio. Quel sole che calando toccava la linea dell'orizzonte. E se esistesse davvero il Tartaro? Luogo di caos e distruzione, dove il tempo non esiste e tutto si distrugge e rigenera velocemente. Chi è il creatore? E perché accettava tutta la crudeltà sulla terra? Non ho mai visto una sirena, ma vorrei tanto. Chissà?!
Pensieri contrastanti, mi frullavano in testa, ma sentivo un senso di pace anche immaginando cose alle quali non potevo dare una risposta. Decido di alzarmi, il sole si era ormai tuffato quasi completamente nel mare, e io avevo voglia di divertirmi un po. Passeggiando per le strade di Murray's Bay, sentì un gran baccano provenire da un locale e così decisi di avvicinarmi.

Blu come il mareDove le storie prendono vita. Scoprilo ora