Era l'alba quando rientrammo in porto a Robben Island. Io, Pablo, il Capo e Tiller scendemmo dalla piccola imbarcazione. Pablo e Tiller tirarono sul bagnasciuga la barca e insieme ci incamminammo verso un piccolo accampamento allestito alla meglio dai superstiti dell' equipaggio della RUBI. Arrivati a destinazione noto con dispiacere che da quel bell'equipaggio che per me era come una famiglia, mancavano molti bastardi.
Il 1° Ufficiale di Navigazione, il Carpentiere, pochi marinai e inventori erano rimasti uniti e compatti a formare ciò che rimaneva della ciurma. Saremo stati una ventina di persone in totale. Stanca, decido di ritirarmi nella mia tenda. Apro la borsa e caccio tutto il bottino recuperato da Pots. La prima cosa che mi viene in mente di guardare è proprio la mappa. C'era disegnata un'isola con su scritto Providencia 13°23′00″N 81°22′00″W. Noto che la mappa è strappata da un lato, e ha un pezzo mancante, vedo altri pezzetti di carta con descrizioni di posti, misure, fasi lunari, date e una marea di informazioni che momentaneamente non avevano un senso per me. Forse ero troppo stanca. Tra le cianfrusaglie rubate, scorgo la collana del Capitano Gabbo. E penso e ripenso alla storia che mi aveva raccontato il Capo. Lascio penzolare la collana, mentre sono stesa e la tengo alta sulla mia faccia, osservandola oscillare. Vedo i suoi occhi, di Pots, pieni di rabbia che mi stringono il collo. Rivivo quella scena. Ho avuto paura per come sarebbe potuta finire, ma non avevo paura di Pots, anzi mi intrigava sapere il perché delle sue azioni. Mi addormento pensando ad un ipotetico altro incontro con il narcisista. Poche ore dopo mi risveglio con una certa angoscia. Rubando la mappa e i suoi effetti personali, non avevo fatto altro che mettermelo alle calcagna. Sarebbe venuto a riprendersi ciò che "gli appartiene", proprio come ha fatto con la RUBI, avrebbe fatto una carneficina e ne sarebbe uscito illeso e vittorioso. Ed io questa cosa proprio non la sopportavo. Avevo un compito, ed era quello di salvaguardare me e il mio equipaggio. Così iniziai a ricopiare tutta la mappa e le sue descrizioni su un quadernino, attenta a far combaciare ogni linea ed ogni informazione racchiusa in quei fogli. Presi un cofanetto di legno, e ci misi dentro la collana del Capitano Gabbo e il quadernino e li seppellì in un posto sconosciuto a tutti. Grazie alla mia infallibile memoria fotografica, con la trascrizione avevo anche imparato a memoria il 90% delle cose scritte e disegnate su quei fogli. Il mio piano aveva inizio. Adesso non dovevo far altro che aspettare che lo squalo sferrasse il suo attacco.
Cala il buio a Robben Island, ed io ero in piedi con gli occhi sbarrati
Non riuscivo a conciliare il sonno. Camminavo sul bagnasciuga vicino all'accampamento senza sosta, avanti e indietro. Decisi di andare a fare due passi, magari tornare al Jiselle Bistrot, il bar della volta precedente. Forse sarebbe venuto a cercarmi proprio dove mi aveva incontrato la prima volta. E così mi diressi verso il bar. Percorsi la strada tirando a calci qualche sassolino, ero pensierosa. Arrivai a destinazione, una leggera brezza mi accarezzava la pelle. Un brivido mi percorse la schiena, con le luci calde e fioche dei lucernai per strada, immaginavo quanto sarebbe stato bello se tutto tornasse alla normalità. Entro nel bar, c'era la stessa aria festose della volta prima. Stesso clima, stessi odori. Potrei affermare quasi con certezza di essermi affezionata a questo posto. Andai a sedermi al mio solito posto, al bancone ed ordinai un bicchiere di Whisky. Mentre attendevo con ansia e timore Pots, a questo appuntamento al buio. Mi si avvicinò un ragazzo sulla ventina, magro alto, capelli biondi. Vestito di stracci.
"Signora, signora! Voglio partire con te, sei un pirata vero?! Sei della RUBI, la nave piu veloce dei sette mari. Fammi partire con te!"
Mi dava su i nervi che mi conoscessero, dopo due giorni passati sull'isola. Certo con Pots avevamo dato spettacolo con la fuga artistica con effetto fumo. Non avevo tempo per chiacchiere inutili, attendevo una persona.
"Ragazzo!" Mi girai di scatto, guardandolo negli occhi.
"Smamma, ho gia un pretendente stasera!"
Il ragazzo fece spallucce, si voltò deluso e si allontanò.
Era passata più di un'ora e di Pots, nemmeno l'ombra.
Quando improvvisamente, lo stesso gelo della prima volta invase la sala. Dinuovo, la stessa scena. Ma questa volta, sapevo chi fosse, ero preparata ad affrontarlo. Mi giro lentamente rimanendo seduta sul mio sgabello, con il mio whisky.
Alzai lo sguardo verso l'ingresso, e lo vidi.
A noi due,bastardo!
Pensai fra me e me.
Da lontano Pots, accennò un sorriso di sfida.
"Sua maestà, non lo sa che è cattiva educazione far attendere una signora?" Esclamai. Ero quasi felice di vederlo. Sapeva che lo stavo aspettando, stesso posto, stessa ora. Ero carica di adrenalina.
Pots:" Signorina, da quanto tempo! Permettimi di offrirti qualcosa da bere, forse abbiamo iniziato con il piede sbagliato!"
Gli mostrai il bicchiere che avevo in mano, per rifiutare la sua offerta.
" Come siamo acide stasera!"
Continuo a fissarlo, ma avrei voluto ucciderlo.
"Non glie lo hanno detto che non tutte le diranno "si" solo perché è una celebrità!" Gli rispondo, rincarando la dose di infamia nella conversazione.
Accennò un sorriso, e tornò serio.
Iniziò a camminare verso di me. Tenevo la mappa sotto un tovagliolo sul bancone, sotto il bicchiere di whisky.
Sentivo le farfalle nello stomaco, misto a un odio profondo.
"Posso accomodarmi? Ti va di fare due chiacchiere?!"
Spostai lo sgabello vuoto alla mia destra con il piede.
"Prego, sua maestà, si accomodi pure!"
Si sedette, ordinò un whisky, si voltò verso di me. Si spostò in avanti col busto avvicinandosi, io feci per indietreggiare con la schiena. Mise una mano in mezzo alle mie gambe, afferrando la parte dello sgabello vuota e mi tirò con violenza verso di lui. Il tutto in un frangente di secondo.
Dovevo mostrarmi impassibile e fredda, non doveva fiutare la mia tensione.
"Spero non ti dispiacciano i miei modi un po forti, sai siamo molto simili su questo!" Disse, mostrandomi la ferita da me provocatagli la sera prima.
"Ma ora bando alle ciance, dimmi, dove hai messo la mappa che hai rubato?! È una cosa mia, e tu me l'hai portata via, penso di averti dimostrato quanto io possa essere geloso delle cose che mi appartengono!"
Io non accennai timore, mi alzai in piedi, presi il bicchiere di whisky e sorseggiai. Guardandolo dall'alto al basso.
"Sai, stasera non avevo tanta voglia di whisky e nemmeno tanta voglia di vederti." Esclamai, accendendo una sigaretta.
"Eppure in mano ho un bicchiere di whisky e tu sei qui."
Pots inizia ad agitarsi.
"Ascoltami bene, ragazzina non farmi perdere la pazienza, o mi vedo costretto a farti molto molto male, e finché non parlerai ogni 5 minuti ammazzerò un membro del tuo caro e insulso equipaggio!"
Esclama guardandomi negli occhi.
Una scarica di rabbia mista ad adrenalina, mi pervade.
Cosa voleva fare al mio equipaggio?! Eh no, bastardo, il tuo regno di terrore finisce stasera!
Ero in piedi di fronte a lui, quando alzo una gamba e lo colpisco con un calcio scaraventandolo a qualche metro di distanza. Lascio cadere il Whisky sul tovagliolo posto sul bancone, prendo una delle candele da adorno del locale e mentre lui infuriato fa per alzarsi, gli grido:
"Hey Pots, vai all'inferno insieme alla tua mappa. Da adesso sono io l'unica a ricordare per filo e per segno cosa c'era scritto lì sopra!"
Lascio cadere la candela sul tovagliolo che immediatamente prende a bruciare.
Il pubblico era congelato, la gente si dileguava e il fuoco sul bancone sembrava aumentare sempre di più.
"Benissimo ragazzina, allora vorrà dire che verrai all'inferno con me!"
Esclama Pots, massaggiandosi il petto, mentre si rimetteva in piedi.
Si avvicina a me e mentre io faccio per scappare inciampo in uno sgabello, che uno dei clienti del bar aveva lasciato fuori posto nella foga di scappare. Pots non perde tempo e mi prende dai capelli, iniziando a trascinarmi fuori dal locale. Mi ero aggrappata alla mano che mi tirava i capelli dal dolore, e mi dimenavo nel tentativo di liberarmi. Una volta fuori mi lascia lì per terra.
" Ti conviene davvero ricordare tutto della mappa, altrimenti ti faccio fuori in un istante e procederò col restante del tuo equipaggio!"
Esclama infuriato. Lo odiavo, ma ero più che felice di essere riuscita nel mio intento.
"Sei un gran bastardo, lo sai? Hai ammazzato Gabbo, per quale motivo? Che problemi hai?
Se vi conoscevate e sapevi che quella maledetta nave era destinata a te perché non l'hai presa e non hai risparmiato Gabbo come hai fatto con noi?"
Piena di rabbia gli grido tali parole.
Mi uscivano le lacrime dal troppo nervosismo.
"Gabbo? Lui era il fratello di mio padre. Lo uccise quando ero un ragazzino per prendersi la RUBI che era destinata a me. Gli ho soltanto restituito il favore. Oggi, io non ho nessun problema, sono gli altri ad averne con me! E adesso alzati, torniamo a bordo. O vuoi che ti trascini un altro po?"
È veramente un bastardo, ma credo mi abbia detto la verità, mi ha risposto troppo velocemente ed in maniera convinta. Lo odiavo, mi faceva infuriare la sua esistenza.
Mi alzo in piedi, massaggiandomi la testa, aggiustandomi i capelli e asciugando le lacrime.
Arrivati sotto bordo, vedo anche i miei amici, erano legati sulle bitte del molo fatiscente che portava alla nave.
"Liberali, loro non c'entrano con questa storia!" Ordino a Pots, mentre continuava a camminare verso lo scalandrone, incurante.
"Mi hai sentito? Sto parlando con te, zotico!"
Pots, si ferma sul posto all'istante, palesemente infastidito dalle mie esclamazioni. Si volta verso di me, i miei amici legati formavano una ringhiera per quella banchina fatiscente. Pots si avvicina, fa uno scatto con la mano destra, stringendomi le guance :" Non sei nelle condizioni di dare ordini!" Ma ti do comunque la mia parola che a loro non accadrà nulla finché non sbaglierai tu qualcosa!
E adesso muoviti, sali a bordo!"
Mi lascia di scatto le guance, la mia testa fa uno scatto per la violenza del movimento. Si gira dinuovo, e si avvia verso lo scalandrone. Io mi volto verso Pablo e il Capo, li guardo per un'ultima volta, quasi in lacrime. Loro erano la mia famiglia adottiva, il mio equipaggio. Corro verso Pablo, mi inginocchio e lo abbraccio.
"Forza testolina! Sei una pazza ad aver dato fuoco la mappa. Lo hai fatto infuriare. Sappiamo che riuscirai nel tuo intento. Adesso va!"
Il Capo mi guarda con aria preoccupata, poi mi fa cenno di andare.
Mi allontano e proseguo la camminata sul pontile fatiscente per arrivare allo scalandrone di quella che una volta era la mia casa. Salgo a bordo, vedo che alcuni uomini dell'equipaggio di Pots rimanevano li a controllare i miei amici. Tirano su lo scalandrone. Eravamo in partenza. Continuo a guardare Pablo da lontano, la RUBI inizia a muoversi e io odiavo Pots. Ormai quasi fuori dal porto, decido di dirigermi verso prua, volevo stare un po da sola e non in mezzo a quel branco di canaglie. Mi siedo su un barile, mi accendo una sigaretta e inizio a guardare il mare.
Dopo circa un'oretta, vengo gentilmente disturbata da un bastardo.
"Signorina, il Capitano desidera vederla!" Esclama, questa sottospecie di energumeno, con una bacata di denti mancante, mancante come il suo cervello.
Mi giro verso di lui:" Ci andrò da sola quando ne avrò voglia, puoi anche riferire a Pots! Non è il mio capitano!"
"Signorina, mi ha detto anche che se avesse rifiutato avrei dovuto ricordarle dei suoi amici a Robben Island!" Risponde l'energumeno.
Mi alzo di scatto, giro le spalle al tizio, e mi allontano con le mani in tasca. Pensavo a quanto potesse essere perfido Pots, dirigendomi verso la sua cabina.
Passando sul ponte esterno della nave, guardavo a terra per non incontrare lo sguardo dei membri dell'equipaggio. Ad un certo punto un essere mastodontico mi si palesa davanti sbarrandomi la strada.
"Scusa, Maciste! Spostati un po, mi vuole il tuo padrone!"
Gli dico, con tono indisponente.
" Sai che sei proprio carina?! Ti va di spassarcela un po stasera!"
Mentre parla, allunga una mano verso il mio fondoschiena, prima ancora che potesse solo sfiorarmi, una pallottola gli sfiora il braccio.
Con l'altra mano fa per toccarsi dove era stato ferito, alle sue spalle, sul davanzale del balconcino di poppa Pots, seduto a cavalcioni sulla ringhiera che ripone l'arma.
"Mike,lascia stare la mia ospite, oppure il prossimo te lo piazzo in testa!"
Pots mi fa segno con la testa di raggiungerlo. Mike,il porco, era sanguinante e si lamentava dal dolore. Io riprendo a camminare, salgo velocemente le scale e giungo al ponte dove mi attendeva lo zotico.
"Tutto bene, piccola?" Esclama.
Ma questo, è bipolare forte?! Penso tra me e me, guardandolo stranita. Fino a un paio d'ore fa mi stava trascinando dai capelli fuori da un locale.
"Si, non mi ha fatto nulla, che gentaglia!"
"Concordo con te, hai fame?" Domanda Pots.
"A dire il vero un po ne avrei!"
"Posso finalmente invitarti a cena, dato che al bar hai preferito dar fuoco a tutto piuttosto che accettare che ti offrissi qualcosa, o darai fuoco anche alla nave?" Risponde Pots, ridendo. Non lo avevo ancora visto ridere una volta.
Quella conversazione non stava avvenendo davvero. Non era possibile, mi stava mettendo a mio agio. Mi chiedevo perché lo facesse, tanto mi aveva in pugno. Aveva il mio equipaggio in ostaggio e me che gli davo le informazioni che gli occorrevano.
Credevo che con il mio piano lo avrei avuto in pugno e la situazione sarebbe cambiata. Credevo almeno di salvare il mio equipaggio.
"Accetto il tuo invito, spero si mangi bene adesso che il cuoco è cambiato!"
Rispondo.
Mi invita a seguirlo nella sala da pranzo, dove mi fa accomodare, dinanzi ad un banchetto degno da re. Pollo arrosto, patate al forno, pane caldo, vino bianco e rosso, acqua, verdure, dolci, e chi più ne ha più ne metta. Quel banchetto avrebbe potuto sfamare un equipaggio intero dopo un naufragio di giorni. Ci sediamo al tavolo, io non perdo un secondo e mi fiondo sulla coscia di pollo. Pots mi guardava compiaciuto, era felice che io mangiassi. Mi chiedevo realmente che problemi avesse. Forse pensava che trattandomi bene, sarei stata più collaborativa. Ma stava di fatto che io lo odiavo, perché aveva distrutto l'equilibrio del mio piccolo mondo, e volevo la sua disfatta.
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Blu come il mare
PertualanganIn stile steampunk, in un'epoca non ben definita, Carter giovane pirata all'avventura si troverà a sconfiggere nemici e combattere contro eserciti della Marina, per riuscire a liberare la pirateria dal marchio sanguinolento da cui è segnata. Ma non...