parte prima

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quando capì che la mia vita stava cambiando,la giornata iniziò come tutte le altre.

Era una calorosa giornata di luglio del 1860 e c'era talmente tanto caldo che pure gli animali più fastidiosi se ne stavano al riparo.

Pure i bambini del posto erano stranamente silenziosi mentre di solito li sentivi giocare e strillare a più non posso, sarà colpa del caldo?.

L'aria era talmente afosa e secca che sembrava che pure il sole che riscaldava in quel momento attendeva il temporale come non mai.

Io avevo deciso di cavalcare un pò il mio stallone, Teshi, per quella foreste che circondava quasi tutta la zona della mia famiglia.

Penna, diario e tutto il necessario erano nella mia borsa come se fossi in fuga per sempre,ecco la mia routin quotidiana d'estate.

Un diciassettenne confuso, che non sapeva nè se andare a fare il soldato,come la scelta dell'amato fratello o decidere di dar retta a mio padre e prendere le redini della casa e terreno di famiglia.

Quando mi svegliavo la mattina avevo solo una richiesta da fare: un po' di solitudine per pensare, perlomeno capire chi ero e cosa volevo nella mia vita,cosa volevo diventare.

Finita l'accademia nella primavera, mio padre non mi vuole far iscrivere all'Università della California finchè la guerra non fosse finita fino a quel punto buio totale nella mia vita, un purgatorio dove ero bloccato.

Nella mia testa ero a metà tra il non essere più un ragazzino e il non essere ancora un uomo, non ero sicuro di me, non sapevo cosa volessi fare della mia vita, cosa volessi diventare.

La cosa più brutta? il non avere nessuno con cui confidarsi, il non avere nessuno per parlarne per provare a sentire i pareri di altri, mio fratello Lucas era a Toronto con l'esercito Axwell, altri amici o si stavano sposando o erano anche loro a combattere con l'esercito,e naturalmente mio padre immerso nei suoi "affari".

"Quest'estate farà caldo eh" disse Andrew, il nostro portiere e guardiano,mentre osservava delle persone che guardavano stranamente uno dei cavalli di mio padre.

"A quanto pare si caro Andrew" risposì. Un'altro problema era che quando riuscivo a trovare qualcuno con cui parlare non ero mai del tutto soddisfatto.

Volevo solamente qualcuno che mi capisse, qualcuno con cui parlare tranquillamente, parlare dei libri, della vita, ma non solo del tempo.

Andrew era simpatico si, ma era troppo chiassoso e iperattivo che ogni volta che cercavo di parlargli dopo due minuti ero già stufo.

" La sapete l'ultima?" disse Andrew, a quei tempo i portieri naturalmente dovevano dare del lei, io con un gesto di frustazione e di paura che potesse iniziare a parlare come al suo solito.

"è da molto che non mi informo,che cosa succede con l'esercito del generale Axwell?" anche se sapere della guerra o del generale non è che mi interessava molto.

E mentre Andrew si protegge gli occhi dal sole " non si tratta di guerra signore. attacchi di creature selvatiche,alla famiglia vicina hanno fatto perdere sei polli.tutti morti allo stesso modo, collo squarciato".

Di scatto lo guardai e la pelle d'oca iniziò a venir fuori dalla mia pelle, ogni estate si sentiva parlare di questi attacchi ma sempre di piccoli animali, come oche, polli e cose del genere ma negli ultimi tempi qualcuno/a -sicuramente quell'ubriacone di Andrew- aveva messo in giro nel paese che questi attacchi sono opera di demoni e creature della notte, ma non ci credevo era solo un 'altro segno o indizio che il mondo stava cambiando, e che io lo volessi o no, cambierà.

"Sarà stato qualche animale randagio" risposi dopo un po a Andrew,ma in quel momento uno strano vento mi face drizzare i capelli e fatto innervosire i cavalli che iniziarono a scalpitare.

"Bene,spero che non attaccano lei mentre è in giro da solo con Teshi,come fate ogni giorno ormai" detto questo Andrew s'incamminò verso il cancello.

Andai subito nella stalla dei cavalli, buia e fredda, presi la spazzola di Teshi e iniziai a strusciarla nel corpo e nella criniera, il suo nitrire mi rilassò subito, mi fece calmare da tutto il resto.

Fino ad un certo punto, dove la porta si apri di scatto cigolando, quando entrò mio padre, era un uomo alto abbastanza, ma quel suo modo di camminare o di guardare fa intimorire qualsiasi persona incrociasse il suo cammino.

"James?" disse ad alta voce, guardando con curiosità il dentro della stalla, che pur vivendo li, ci sarà entrato pochissime volte, preferiva trovare i cavalli pronti fuori dalla stalla.

Mi nascosti nel recinto del mio stallone, mio padre avanzava finchè non mi fulminò con lo sguardo, e io tutto sudato e sporco ma sopratutto intimorito ricambiai lo sguardo.

"C'è un motivo se abbiamo degli uomini per questo,James".

"Lo so" risposi, impaurito di ciò che potesse farmi e sicuro di averlo deluso.

"C'è stato tempo per divertrsi caro James, ma c'è un tempo anche per diventare uomini veri senza più giocare". dando un colpo a Teshi che indietreggiò bruscamente.

Subito cercai di tranquillizarmi, serrando le mascelle e chiudendo gli occhi, aspettando come al solito la ramanzina di come lui,quando aveva la mia età, avesse fatto delle scelte con solo i suoi vestiti addosso e nient'altro e di come fosse felice ora come stava.

Si appoggiò alla porta della stall di Teshi e " Ashley Rottermen ha compiuto gli anni, e sta cercando un un uomo con cui passare il resto della sua vita".

"Ashley?" ripetei, quando ero piccolo l'avevano mandata via per il suo comportamento maldestro, da quel che mi ricordo era una ragazza bruttina con capelli neri e occhi castani,indossava sempre un vestito marrone, da quel che mi ricordo, era sempre indietro a tutti, sempre a seguire noi e mai a comandare, era come la nostra ombra.

" Si, Ashley Rottermen" disse mio padre, dando stranamente un accenno di un sorriso, come se stesse progettando qualcosa, e in effetti avevo ragione, " ho già parlato con il padre, vuole che vi uniate a nozze, dai James ha sempre avuto una votta per te"

" Non so se siamo adatti l'uno con l'altro io e Ashley " sentivo un vuoto dentro me da quelle parole, mi stavo chiudendo dentro.

Per mio padre sarebbe stato un affare se io e Ashley saremmo stati marito e moglie, il signor Rottermen aveva la banca della città a sua disposizione e poi naturalmente se i due avevano già parlato, hanno già deciso che io e lei saremmo diventati marito e moglie.

" Sicuramente ancora non lo sai,figliolo".ridendo come non lo avevo mai visto," nessuno alla tua età può sapere se è il vero amore, se è giusto quello che sta facendo,dai, vi ho organizzato una festa per la prossima settimana ma nel frattempo naturalmente vai da lei e falla innamorare di te come nessuna ragazza al mondo".mio padre se ne andò lasciando una scatolina per me.

ciò che avevo dentro da dirgli a mio padre era terribile.

ma sono stato zitto, ripresi la spazzola e continuai a pulire il mio stallone preferito ma con tanta rabbia che il suo nitrire era nervoso.

Mi veniva da piangere a ripensare ai ricordi con lei, quando ci costringevano a stare seduti vicini alle cene con le famiglie, alle gite in montagna che dovevo aiutarla sempre io, e fare il gentiluomo sempre, e le foto con i bacini sulla guancia. Lacrime che scorrevano ecco ciò che volevo fare,piangere, come non avessi mai fatto prima, ma mi lasciai andare da quel che ormai mio padre aveva deciso, e non potei più fare nulla,saremmo stati legati per sempre.




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