XII - Epilogo

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Christian fece una smorfia quando si sedette sulla panca di legno del Farrington Arms, un dolore fastidioso alla base della schiena. Sentì Mattia sedersi accanto a lui, la sua mano che andò automaticamente a massaggiare quel punto, accarezzandolo attraverso la maglietta.
"Basta" sbuffò Mattia. "Compriamo un materasso nuovo". Christian si voltò verso di lui per mettere il broncio quando sentì la porta del pub aprirsi e la voce di Francesco che salutava il barista.
Erano tornati a Londra da una settimana, ancora completamente e irrevocabilmente legati l'uno all'altro, come se non riuscissero a staccarsi, al punto che ancora non avevano incontrato i loro amici della LSO. Si sarebbero rivisti quella sera, per un paio di birre e qualche partita a freccette. Christian non vedeva l'ora di trascorrere del tempo con loro. "Ma Mat-"
"So che ti piace fingere di star dormendo su una soffice nuvola, ma non va bene per la tua schiena, amore. Non discutere".
Francesco si lasciò cadere al loro stesso tavolo, appoggiando uno zaino accanto a sé mentre Christian sbuffava, guardando Mattia. I suoi occhi erano dolci e sinceri mentre lo guardava, annuendo perché sapeva di avere ragione. "Finge che sia per il bene della mia schiena" disse, voltandosi verso Francesco. "Ma si sa che dormirebbe perfino su una roccia, se fosse possibile". Francesco sbatté più volte le palpebre, indicando prima Mattia, poi Christian. "Vi siete sposati, in Germania?" Entrambi lo fissarono, spalancando gli occhi, forse uscendo per la prima volta dalla bolla personale che si erano creati attorno durante il mese e mezzo che avevano trascorso a Berlino. "Cosa?" chiese Mattia, mentre Christian emetteva un suono che era un incrocio tra un piccolo grido di sorpresa e uno squittio. "Perché pensi una cosa del genere?"
"Sembrate due idioti innamorati. Le vostre conversazioni sono incomprensibili" spiegò l'amico, poi strinse gli occhi. "E nessuno dei due mi ha ancora abbracciato". A quelle parole, si alzarono entrambi e si chinarono sul tavolo per un abbraccio di gruppo. Francesco batté le mani sulle loro schiene e borbottò "Sì, sì, ora mi amate. Vi siete a malapena degnati di rispondere alle mie e-mail, quando eravate a Berlino". Christian sorrise, stringendolo ancora di più prima di lasciarlo andare, sedendosi di nuovo sulla panca. Aveva detto quando eravate a Berlino come se si fosse trattata di una vacanza. Come se, non importavano le motivazioni, non importava come sarebbe successo, Christian sarebbe tornato a Londra. Da Mattia.
Christian si schiarì la gola, sforzandosi di non diventare troppo emotivo, non senza aver bevuto neanche un bicchiere di birra. "Ti ho mandato quella cosa" disse, alzando ripetutamente le sopracciglia con fare suggestivo. Francesco fece una smorfia e sia Mattia che Christian scoppiarono a ridere. "Certe cose non si possono dimenticare, ragazzi" mormorò, alzando una mano per chiamare un cameriere. Christian alzò lo sguardo e notò la luce maliziosa negli occhi di Mattia. Avevano ricevuto un messaggio da Francesco la sera dopo l'arrivo di Mattia, che pretendeva di sapere cosa era successo. Era accompagnato da una serie di invettive irlandesi alla fine, dirette soprattutto a Mattia per aver tenuto lui (e Lorella e Alex) in sospeso. Christian aveva semplicemente alzato le spalle e aveva scattato una foto a Mattia, steso sotto di lui, la sua schiena sudata e una piccola parte del suo sedere visibile, il suo volto di profilo, mentre sorrideva, soddisfatto.
Non è carino interrompere, aveva scritto Christian, prima di inviare la sua risposta.
Christian e Mattia risero ancora, facendo tintinnare le loro pinte, una volta che il cameriere li servì.
"Stronzi" mormorò Francesco, con affetto. Mattia poggiò un braccio sulle spalle di Christian, sorridendogli. "La prossima volta potremmo mandargli qualche altra foto".
"Di un pompino, magari" suggerì Christian. Mattia rise, coprendosi le labbra. Prima che Francesco potesse ribattere qualcosa, Lorella e Alex li raggiunsero, accompagnati da Luigi Strangis che sembrava piuttosto turbato. Si strinsero tutti ad un tavolo, Alex accanto a Mattia e Lorella ad abbracciare Francesco. "Oh, ehm" disse Luigi, chiaramente a disagio. "Non so se c'è spazio per..."
"Spostati Francesco" disse Lorella con tono quasi autoritario. "Ti stai prendendo quasi mezza panca".
"Qualsiasi cosa per te, Lore". Francesco le diede un bacio su una guancia e si spostò più vicino alla parete, per fare in modo che anche Luigi potesse sedersi. "Ciao a tutti" disse lui, con un piccolo cenno della mano. Si sedette con la schiena dritta. Ci fu una risposta di "ciao" e "ciao anche a te" da parte di tutti gli altri e Christian sorrise, strofinando una guancia contro la spalla di Mattia ed ispirando il suo profumo, sentendosi al sicuro e felice. Dopo che ebbero ordinato tutti il loro primo giro di alcolici,Alex si schiarì la gola.
"Quindi" disse, "ho sentito che rimpiazzerai Carola Puddu nei violoncelli, Christian, quando si ritirerà tra qualche settimana?" Christian annuì, sorridendo così ampiamente che sentì quasi il volto spezzarsi in due. "Già" rispose. "Non vedo l'ora di suonare di nuovo. E Zerbi mi ha detto che ogni volta che la LSO avrà bisogno di un direttore ospite o temporaneo, il posto è mio. A quanto pare, qualcuno ha convinto il consiglio che sarei stato utile doppiamente". Luigi arrossì e abbassò lo sguardo sulle sue mani, giocherellando con il tovagliolo. "Già, è stato tutto merito di Strangis" aggiunse Francesco, ridendo. "Davvero?" Mattia si affrettò a stringere una mano di Luigi. "Grazie, amico. Sei stato tu a convincerli a reintegrare anche me?" Luigi mormorò qualcosa di incomprensibile, timido. "In realtà, non è stato..." si schiarì la gola. Era chiaramente a disagio. "Ho soltanto fatto il mio lavoro. E-" aggrottò la fronte quando incontrò lo sguardo di Christian, "-volevo scusarmi, Maest- ehm, Christian". Christian lo guardò, confuso, sentendo il suo sorriso affievolirsi. Continuò a tenere il capo appoggiato su una spalla di Mattia. "Perché dovresti scusarti, Lu?" Luigi si guardò attorno, osservandoli uno ad uno, fermando poi il suo sguardo su Mattia, a malincuore. "Mi sento in colpa" ammise. "Per quella conversazione che avemmo poco prima che tu partissi, Christian. Quando ti ho raccontato della riunione del consiglio ed il fatto che fosse colpa di Mattia che non volevano offrirti il posto. Se solo avessi saputo, ehm-"
Mattia si morse il labbro inferiore, abbassando il capo a quelle parole e Luigi sembrò ancora più mortificato. "Dio" sussurrò Mattia. Christian sollevò la testa e gli sussurrò all'orecchio "Sssh, amore" dolcemente. Luigi tossì. "La verità è che" continuò, "stavo cercando di essere simpatico nel fornirti qualche pettegolezzo. C'erano un sacco di altri motivi per cui non volevano offrirti il posto, economici soprattutto. Era molto più complicato e ho pensato" deglutì, "col senno di poi, quando ho saputo di te e Mattia..." si schiarì la gola e abbassò di nuovo lo sguardo, farfugliando "Credevo di aver rovinato tutto". Mattia rise a quelle parole e Christian con lui. Lorella e Francesco si aggiunsero a loro e Alex sorrise. Luigi sembrava così imbarazzato da voler scomparire. Christian si allungò per stringergli una mano, rassicurandolo. "Non è andata così" disse. "Non è stata colpa tua, davvero".
"Già, due grandi stronzi, entrambi" confermò Francesco, prendendo un bel sorso di birra. "Sarebbero scoppiati comunque". Luigi sospirò. "Davvero?" gemette. "Perché dopo che l'ho scoperto, mi sono sentito così in colpa e Mattia era... beh..."
"Un disastro" annuì Mattia, concludendo. "E in pratica ho pensato di aver rovinato tutta l'orchestra".
"Io propongo un bel brindisi" propose Alex, alzando il suo bicchiere. Christian sorrise a Luigi per poi stringere la mano di Mattia, sperando di fargli capire quanto fosse felice adesso e quanto si sentisse fortunato anche per il semplice fatto che avesse ancora l'opportunità di essere lì con loro, a Londra. Quanto fosse grato che Mattia si fosse recato a Berlino.
Sentì una carezza sulla mano dal suo fidanzato (fidanzato, il tuo fidanzato, Mattia Zenzola è il tuo fidanzato) che gli trasferì brividi in tutto il corpo.
"Ti amo" sussurrò, soltanto per loro due, mentre Lorella cambiava argomento chiedendo ad Alex della sua galleria d'arte.
Il Mattia del passato si sarebbe stretto nelle spalle e avrebbe fatto una battuta, lasciando che le sue insicurezze ferissero entrambi.
Ma il Mattia di ora si voltò verso Christian, gli sorrise dolcemente, riportando un ricciolo al suo posto. "Ti amo anch'io" sussurrò.
Christian era sicuro che presto sarebbero tornati a prendersi in giro, che presto avrebbe detto cose ridicole così che Matti avrebbe alzato gli occhi al cielo, sorridendo.
Mattia avrebbe giudicato terribile il suo senso dell'umorismo, l'avrebbe accusato di essere un inguaribile romantico e Christian avrebbe continuato a dirgli che lo amava.
Ma, per il momento, stavano ancora guarendo. Stavano ancora rimarginando le vecchie ferite e Christian non poteva esserne più felice.

Love Is A Rebellious Bird. |Zenzonelli Edition|Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora