III

169 6 0
                                    

Le prove non durarono molto più a lungo quel pomeriggio.
Suonarono la disperazione del Don Giovanni per altre due volte prima che Stefanelli li lasciasse liberi di andare. Si era inchinato verso l'orchestra dopo la prima volta che avevano provato il pezzo in seguito al suo discorso.
"Molto meglio" aveva detto, serio.
Poi aveva sorriso, con gli occhi scintillanti e aveva alzato le braccia per ricominciare.
"Nessuna pressione, forza" e la risata che seguì alleggerì lo stato d'animo generale della sala.
La seconda volta era andata ancora meglio della prima.
Mattia riusciva a sentirla attorno a lui, l'incredibile potenza emotiva che aveva arricchito il pezzo, che risuonava nella singola nota tenuta che trasmetteva la portata devastante della desolazione del Don Giovanni. La sentiva vibrare nella musica, ma allo stesso tempo, percepiva di essere isolato dalla sua stessa distrazione. Tutto ciò a cui riusciva a pensare era il fatto che Christian aveva frainteso la sua risata, che la delusione sul suo volto aveva lavato via il sorriso che aveva invece rivolto a tutto il resto dell'orchestra ed era stata pian piano sostituita dalla rassegnazione, dalla consapevolezza fastidiosa che non ci si sarebbe potuti aspettare di meglio da Mattia. Come se il ridere di lui potesse unificare tutte le sfaccettature della personalità di Mattia.
Le sue dita continuavano a muoversi velocemente ed in modo accurato sulla tastiera del suo violino, impeccabile come sempre, ma non stava suonando con il cuore.
Non riusciva a rilassarsi sulle note di quella musica.
Non riusciva a lasciarsi andare del tutto, non con quel ridicolo fraintendimento che gli si ripresentava continuamente nella testa.
Aveva bisogno di spiegarsi.

Forse pensa che io sia una specie di psicopatico senza cuore, pensò Mattia, mentre riponeva Thunder nella custodia al termine delle prove, allentando l'archetto con due movimenti veloci del polso e chiudendo la zip in modo più veemente del necessario.
I suoi occhi erano fissi su Christian, ancora in piedi accanto al podio e circondato da un piccolo pubblico di persone che gli si era avvicinato per fargli alcune domande.
Stupida Benedetta, sibilò Mattia, deciso ad aspettare che tutti se ne fossero andati per chiarire quanto era successo con Christian, il più presto possibile.
Andiamo, Christian come aveva potuto fraintendere il fatto che Mattia si era riconosciuto nel suo discorso, come aveva potuto pensare che non fosse così?
Finse di risistemare i suoi spartiti, mentre il numero di persone attorno a Christian iniziava a diminuire.
Una volta che soltanto Michele Esposito era rimasto al fianco del direttore, ascoltandolo mentre si scusava se aveva fatto riferimento alla sezione delle viole in modo offensivo, Mattia decise di fare la sua mossa, prendendo il suo violino e avvicinandosi di qualche passo nella loro direzione.
Sobbalzò improvvisamente ed emise un suono poco dignitoso quando sentì qualcuno tirarlo bruscamente per la manica.
"Chiedo scusa". L'assistente di Stefanelli (Luigi Strang? Luigi Strangis?) era in piedi di fronte a lui, con un'espressione mortificata.
"Non volevo spaventarla".
"Non ti avrei ucciso se mi avessi chiamato una volta o due prima di richiamare l'attenzione in questo modo" constatò Mattia, irritato dal fatto che il suo piano era stato interrotto.
Il volto di Luigi-qualsiasi-sia-il-suo-cognome si strinse in una smorfia di fastidio. "L'avrò chiamata un qualcosa come sei volte, d'accordo, Zenzola? Devo dirle una cosa".
"Oh" sussurrò Mattia, guardando alle sue spalle, notando che Michele Esposito stava gesticolando animatamente, sorridendo.
Mattia era sorpreso: Christian sembrava più divertito, che spaventato. "Scusami... Di cosa si tratta?" chiese, volgendosi di nuovo verso il ragazzo. "Beh, so quanto sia riluttante nel controllare la sua casella di posta..." Mattia annuì, guardando verso Christian ancora una volta, quando Luigi non accennava a proseguire.
Imprecò sottovoce. Christian Stefanelli aveva avvolto un braccio attorno alle spalle di Michele e lo stava guidando verso l'uscita laterale della sala prove, mentre entrambi ridevano di gusto. "Merda" sussurrò Mattia, alzando un dito in direzione di Luigi. "Torno - torno subito".
"Ci vorrà soltanto un secondo, Zenzola! Riguarda domani!" Luigi urlò alle sue spalle.
"Controlli la sua casella di posta, per favore..." fu l'ultima cosa che sentì prima di uscire dalla sala prove ed imboccare il corridoio. Che era deserto, ovviamente.
"Merda" ripeté, guardandosi attorno per capire dove si potevano essere diretti, senza riuscire a trovare alcun indizio.

Love Is A Rebellious Bird. |Zenzonelli Edition|Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora