Capitolo 2

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La sveglia suonò puntuale. Mi misi il mio maglione preferito, quello blu e un paio di jeans. Mi infilai la giacca e uscii di casa, chiudendo la porta due volte. Non si sa mai.

Arrivai alla Capitol Records in perfetto orario e subito individuai Clara.

- Oggi è il tuo primo giorno, quindi ci andrò piano - disse. - Di solito non sono troppo gentile con i nuovi arrivati, ma tu mi ispiri fiducia .- mi confidò con aria complice.

Era una ragazza sui trent'anni e aveva l'aria molto, troppo seria. I meravigliosi capelli biondi, raccolti in una crocchia ordinata ed il blazer rosa chiaro le davano un nonsochè di severità.

- Per la prima parte della mattinata ti occuperai di accogliere gli artisti e di registrarli sul registro online. Devi chiedere nome, cognome e segnare l'ora di entrata e di uscita. Se c'è qualche accompagnatore, registra anche lui.- Fece una pausa e poi riprese:- Poi, alle 11 c'è la pausa caffè. Di solito, io e le altre ragazze ci riuniamo, e ti verrò a chiamare. Prendiamo un caffè, chiaccheriamo per cinque minuti, insomma stacchiamo un po'. Da allora puoi scegliere una sala registrazioni,  stare lì e ascoltare.-

Annuii. Avevo capito tutto, ma d'altra parte non mi sembrava un lavoro così difficile.

Mi misi subito alla mia scrivania, all'ingresso, e iniziai a lavorare. 

Arrivarono un sacco di persone famose: Katy Perry, Paul Mccarteney, Mabel e un infinità di altri che non conoscevo, ma da come si comportavano mi sembravano ricchi e conosciuti.

Mancavano cinque minuti alle 11, quando entrò.

Aveva dei meravigliosi occhi blu e una chioma castana un po' ribelle gli incorniciava il bel viso.

Indossava una semplice T- shirt, dei jeans e delle Nike, ma beccai tutte quelle del reparto commerciale a fargli gli occhi dolci attraverso il vetro.

Non era bello, questo era sicuro. Ma c'era qualcosa nel modo in cui si atteggiava, nel modo in cui ti guardava, che, se ti avessero chiesto di scegliere, lo avresti preferito a Shawn Mendes.

Appena mi vide corrugò la fronte e assunse un espressione annoiata.

- Ciao- mi disse. Aveva una voce profonda, ma non roca. Sembrava che con essa ti avrebbe potuto tagliare in due, se avesse voluto. Il problema era che quella voce era familiare.

-Ciao- risposi. - Può dirmi come si chiama, per favore?- chiesi, educatamente.

Mi faceva un po' strano dargli del lei siccome doveva avere solo qualche anno più di me.

- Ah, è questo il problema delle segretarie nuove: non ti conoscono e gli devi dare il tuo nome e il tuo cognome - si lamentò, come se dovesse fare un grandissimo sforzo per dirmi  il nome e il cognome.

A quel punto scattai sulla difensiva.

- Allora lo posso registrare come Grandissimo Stronzo, così tutti la riconosceranno,no?-

Mi guardò divertito. Poi si avvicinò, piegandosi fino ad essere a un centimetro dalla mia faccia.

- Senti, ragazzina, tu non sai con chi hai a che fare.- mi sussurrò all' orecchio. Il suo fiato caldo mi accarezzò il collo, facendomi venire i brividi. Percepii un sorrisetto, seguito da :- E' questo l'effetto che ti faccio?-

Fu interrotto da una voce femminile:- Smettila Alex! - disse, e poi aggiunse con fare annoiato:- Non vedi che è ancora minorenne?-

- Ho compiuto 18 anni ad agosto- dissi io, sicura.

La voce che mi aveva salvata da quel gran figo di maniaco apparteneva a una ragazza molto bella. Alta, slanciata, flessuosa, era il genere di ragazza che tutte vorremmo essere. Aveva una grazia naturale, che la rendeva ancora più accattivante. Mi ricordava un gatto, con quei grandi occhi scuri ancora più evidenziti dalla lenti quadrate che indossava. I capelli, anch'essi molto scuri, erano lisci e ordinati nel caschetto. Il top a fascia le metteva in risalto le forme abbondanti, così come i cargo di pelle. 

Si avvicinò e mi disse:- Non ascoltarlo, tesoro. E' un grandissimo coglione.- 

Guardai di sottecchi il ragazzo: non aveva reagito all' insulto. Se ne stava lì, fermo, e sembrava perso nei suoi pensieri.

- Comunque, io sono Marisol Smith e lui è Alexander Mcqueen-

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