CASSETTA 2

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5 settembre 2022

«Non m'avevi detto che tornavi oggi.»

C'è un briciolo di rammarico nella frase che esce fuori dalla bocca di Manuel.

Si trova nel salotto di villa Balestra.

Il trolley turchese di Simone è abbandonato all'ingresso, ancora da disfare - non c'è stato tempo.

Il suo proprietario prende posto accanto a lui sul divano a tre posti di finta pelle marrone. «Sì che te l'ho detto» replica, con leggerezza.

Ne è davvero convinto, ma Manuel può dimostrare il contrario: «M'hai detto che tornavi mercoledì, oggi è lunedì.»

«Ah—mi sarà sfuggito, scusa.»

Non è la prima volta che accade, che gli sfugge qualcosa.

Da quando è partito, Manuel ha sentito Simone con frequenza soltanto nelle prime due settimane di lontananza, poi le loro interazioni si sono ridotte a qualche messaggio al giorno fino a sparire, se non per dei ti scrivo stasera da parte di chi era via che non si sono mai verificati.

Per i mesi estivi, Manuel ha lavorato come lavapiatti in un ristorante, una mansione che lo ha logorato e gli ha spaccato tutte le mani; è riuscito a mettere da parte dei soldi che ha già deciso andranno a pagare il riscaldamento - un secondo inverno al gelo non ha intenzione di passarlo - e ulteriori bollette, nel caso Anita non ne abbia modo; in realtà, dovrebbe pure comprarsi un telefono nuovo, dato che il suo ha lo schermo rotto, ma ci sono delle priorità.

Ha avuto poco tempo per qualsiasi cosa, però, alla fine di ogni turno, controllava lo smartphone nella speranza di trovare un messaggio da parte sua, invece nulla.

Ne ha ricevuto uno soltanto il giorno del proprio compleanno a inizio agosto, per degli auguri striminziti e la promessa di una birra al suo ritorno.

Non che si aspettasse una dedica apposita, un post sui social con una loro foto o chicchessia, ma qualcosa in più... sì.

Si sarebbe accontentato di una stupida videochiamata.

«Vabbè,» finge indifferenza «allora com'è che è andata in Scozia?»

Nemmeno gli interessa, non per davvero: si sforza di essere cordiale.

Sono ancora migliori amici, giusto?

A tale quesito, Simone sorride ampiamente - fin troppo. «Bene, io—sono successe un sacco di cose, lì è tutto così diverso.»

«Tipo?»

«Tipo...» l'euforia gli pervade persino gli occhi «credo di aver realizzato che per davvero i ragazzi mi piacciono. Parecchio direi» ride.

Ah.

«Buon per te» borbotta Manuel ed è sufficiente quello per scatenare un'ondata di parole dell'altro: «Ho conosciuto uno in un locale, si chiama Michael. Ero lì con dei figli di amici di mia madre e lui si è avvicinato ed è—beh, siamo usciti la sera dopo, mi ha accompagnato a casa e ci siamo baciati proprio davanti alla porta e p...»

«Seh, vabbè, non me interessano i dettagli, daje.»

Quell'argomento lo ha già scocciato.

Dentro di sé ha una nuova sensazione che si aggiunge alle altre mille che in tutta l'estate non è riuscito a decifrare.

Tipo che in quel lasso di tempo, l'altro gli è mancato così tanto da non riuscire a dormire, respirare o mangiare ed è assurdo; è stato un vuoto in grado di scavare dentro di lui, annientarlo, distruggerlo, assenza di forza di gravità, un pianeta senza la sua stella.

POLVEREDove le storie prendono vita. Scoprilo ora