CAPITOLO1

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Due mesi prima....

L'estate era finita e la prima brezza d'aria fredda cominciava a farsi sentire.
Sara, seduta alla fermata del pullman, cercava di coprirsi quanto più possibile con il giubbotto per non sentire i brividi. Sapeva bene che il pullman che  l'avrebbe portata al suo piccolo paese avrebbe fatto ritardo, come sempre. Infondo, erano solo in tre a prenderlo.
Il suo paese era uno dei borghi più piccolo della Sardegna, ma era anche molto suggestivo; si chiamava Baradili e aveva meno di novanta abitanti.
A lei piaceva molto, soprattutto per la tranquillità che scandiva le giornate. Sembrava di vivere in un'altra epoca la giù.
Con quelle case antiche e i resti nuragici, passeggiando fra i ragazzini intenti a giocare a pallone sul ciglio delle stradine.
Ogni volta che tornava a casa, le piaceva farsi un giro nel parco e sentire l'aria che le accarezzava il viso  e respirare a fondo l'odore di pioggia.
Non sarebbe mai andata via dalla sua Sardegna, ma sapeva che per lei li non c'era più posto.
Quello era un giorno molto particolare, il giorno in cui avrebbe fatto coming out con la famiglia, prima che lo venissero a sapere dagli altri.
Entrò in casa e vide la madre, come tutti i giorni era in cucina, intenta a preparare la cena, si fermò davanti alla porta è la guardò; la madre si girò di scatto e sorridendo le disse:< che fai li, tesoro! Dai, poggia la tua roba e vienimi a dare una mano>.
Sara salì in camera sua, dove ripose lo zaino e il giubbotto, scese le scale due a due, e si avviò in cucina per iniziare a bandire la tavola.
Era una cosa che le piaceva fare, tutto sommato; un'occasione per stare insieme e avere qualcosa che le unisse.
La sua mente cominciò a scavare nei ricordi, indugiando sulle tante torte che avevano cucinato assieme.
Erano giorni belli, erano giorni felici.
Il suo viaggio nei ricordi venne interrotto dall'arrivo di suo padre e suo fratello. Il padre le si avvicinò e l'abbraccio.
<Ecco la mia principessa della casa>
Disse, stampandole un bacio sulla fronte.
<Stasera ho una fame che non ci vedo!> Esclamò il fratello, prendendo posto.
Poco dopo si sedettero tutti a tavolo e iniziarono a pregare.
<Grazie signore, per questo cibo che anche oggi ci hai donato>.
Mentre iniziarono a mangiare, Sara raccolse tutto il proprio coraggio.
Si alzò dalla sua sedia ed esclamò d'un fiato:< Mamma, papà.... Mi piacciono le donne!>
La madre la guardò con occhi sgranati, mentre il fratello sputò l'acqua che aveva in bocca, iniziando a ridere. Il padre fece finta di non aver sentito.
<Si!>, continuò Sara, cercando disperatamente l'attenzione di suo padre, <mi piacciono le donne e non è colpa di nessuno. Io sono nata così, ecco tutto>.
La madre si alzò e si avviò verso il lavello. il fratello cesso di ridere e il padre senza neanche guardarla in faccia, le disse: < vai in camera tua e resta lì finché non ti sarà passata questa sciocchezza dalla testa. Il cellulare, lascialo sul tavolo>.
<Non è come pensi tu, papà. Non è un raffreddore che passa col tempo>  replicò lei, infiammandosi.
<Forse non hai capito....ho detto: vai nella tua stanza e lascia qui il cellulare>. La sua voce era dura e ruvida, ma calma che metteva angoscia.
<Ma papà> insistette Sara, alla disperata ricerca di un briciolo di comprensione, di empatia, < non capisci io sono così. Sono lesbica lo so che per te è una cosa fuori dal mondo, però io sono così. non posso cambiare>.
<Tu pensi che non puoi cambiare. Ti farò cambiare idea io, vedrai. Sono solo frivolezze che ti hanno messo in testa i tuoi amici del telefono> rispose il padre, cercando di rimanere quanto più pacato possibile.
<Amici del telefono?> Ripete lei, confusa. Poi capì
< Forse vuoi dire i miei amici virtuali?  No, papà. Non c'entrano nulla loro, non c'entra nessuno! Io sono nata così> ripete Sara, asciugandosi le lacrime che ormai le riempivano gli occhi.
<Vai in camera tua. Preferisco una figlia morta che lesbica! Mi fai schifo! Vattene!> Esplose il padre, alzandosi e sbattendo i pugni sul tavolo, facendolo tremare.
Il fratello prese da un braccio la sorella e la portò via dalla cucina, accompagnandola in camera.
<Hai esagerato, Sara. Sai com'è fatto papà> le disse Luca.
Lei non disse una parola e si chiuse in camera, sbattendo la porta con violenza dietro di sé.
Si abbandonò sul letto, in preda ai singhiozzi e i singulti, finché in fine non si addormentò. Al suo risveglio,
Il suo volto era coperto di lacrime, e stringeva forte a se il cuscino. E quanto voleva fuggire da quella realtà... Ma dove mai poteva andare? Con chi? Ci pensava e ripensava, ma non le veniva in mente nessuno. Le sue amiche erano sparite, l'avevano lasciata sola; suo padre che lei amava tanto non le rivolgeva neanche più la parola; la madre che l'aveva sempre difesa, questa volta non prese le sue parti.
La sua camera, da sempre rifugio sicuro contro il mondo, adesso l'è era diventata stretta. Le stesse pareti sembravano incombere minacciose su di lei.
Tutto era cambiato da quella sera in cui aveva deciso di dire la verità. Sara si sedette sul letto, le gambe strette contro il petto. Sentiva il bisogno di un abbraccio... Guardò fuori dalla finestra: era buio, ma la luna schiariva un po' il cielo. Iniziò a rimuginare: " sono passati solo tre giorni, e pure mi sembra trascorsa un'eternità".
Le avevano vietato di mettere piedi fuori di casa. Nessuno si degnava di rivolgerle la parola, si limitavano soltanto a portarle da mangiare. " Neanche un carcerato si tratta così" penso, mentre si asciugava gli occhi con un lembo del lenzuolo.
Era stufa di quella situazione. Le avevano tolto ogni possibilità di contatto con il mondo esterno: le avevano sequestrato il cellulare e il PC. Questo voleva dire di non potersi mettere in contatto neanche con i suoi amici conosciuti online.
Si sentiva completamente sola...fu per questo che prese una decisione, molto difficile ma necessaria: quella sera sarebbe scappata da casa. Si, mentre tutti dormivano lei sarebbe sgattaiolata fuori. Non aveva la benché minima idea cosa avrebbe fatto dopo, ma un modo per tirare avanti l'avrebbe trovato; si sarebbe inventata qualcosa.
Si alzò dal letto, prese il fazzoletto che era sul comodino e si soffiò il naso. Dopo di che andò verso l'armadio, lo aprì è iniziò a rovesciare un po' di vestiti. Trovò il suo salvadanaio di terra cotta a forma di maialino; prese una felpa, lo avvolse e con un colpo secco lo ruppe. Senza fare rumore andò in mille pezzi. Mentre cercava di mettere tutti i soldi sul letto, per poi contarli, penso: " questi sono tutti i miei risparmi, compresi i regali del mio diciottesimo. Speriamo che bastano per andare via".
Iniziò a contarli è alla fine si accorse che aveva da parte un bel gruzzoletto:  2.800€.
"Ha, però! Non avrei mai immaginato fossero così tanto". Raccolse tutti i cocci e, mentre puliva le venne un'altra idea: uscire di nascosto l'indomani e comprare un cellulare.
Con il nuovo cellulare avrebbe contattato i suoi amici online e le avrebbe spiegato ciò che era successo; loro avrebbero capito e l'avrebbero aiutata, ne era sicura. Si distese sul letto con le mani dietro la testa e le gambe accavallate. I pensieri erano molti e si accalcavano li uni sugli altri, ma la prospettiva di contattare su facebook Andrea, Federico, Matteo e Giulia, la metteva di buon umore.
Li aveva conosciuti circa cinque mesi prima né la vallata degli stregoni un gioco di ruolo online. Tra una chiacchiera e l'altra si erano accorti che avevano in comune tutti la stessa passione: i fumetti; quindi, avevano deciso di formare un gruppo su WhatsApp e scambiarsi le idee, qualche chiacchiera, conoscersi meglio insomma.
Lei sapeva che poteva fidarsi di loro, anche se non vivevano nella stessa città. Ormai li conosceva e sapeva che non l'avrebbero lasciata sola. Andrea viveva a Milano, la grande metropoli come diceva sempre Giulia. Faceva il primo anno di università, un tipo un po' strambo ma simpatico, con quegli occhiali alla Harry Potter; ma non parlava molto, ma gli piaceva ascoltare, quello si!.
Federico abitava a Roma con lo zio, era il più furbo è il più bello della combriccola. Ci provava sempre con Giulia, ma non gli andava mai bene.
Lui non studiava, lavorava nell' officina dello zio e passava il suo tempo libero fra fumetti manga, e giochi online. Non era un tipo con molti amici, nonostante fosse molto solare.
Giulia invece era pugliese, una ragazza semplice è molto carina. Frequentava il secondo anno di medicina. Si trattava di una persona molto riservata, che non si apriva spesso con gli altri, ma in Sara aveva trovato una confidente speciale e la cosa era alquanto reciproca.
Matteo era il migliore amico di Giulia e abitavano vicino. Lui era il più spericolato del gruppo, oltre i fumetti e giocare online gli piaceva praticare sport estremi. Quando raccontava le sue avventure, a Giulia le veniva sempre la pelle d'oca. Ormai erano tre giorni che Sara non li sentiva, da quando le avevano tolto tutto. Avvertiva più nostalgia di loro che degli amici della sua città. Dopo tempo, Sara riuscì ad addormentarsi senza fatica.

                           la conquista di IDIDDove le storie prendono vita. Scoprilo ora