Erano quasi le 23 e tutti aspettavo che entrasse Sara in video chiamata. Erano intenti a giocare al PC con il loro gioco preferito: la vallata degli stregoni.
I cellulari squillarono all'unisono e videro che era la loro amica a chiamare; tutti risposero. Sara fu al settimo cielo nel vedere i suoi amici.
Seduta sul letto, con le gambe incrociate, esordì: <ciao ragazzi! È una gioia vedervi, e scusatemi se sono scomparsa così>.
<Ma che ti è successo?> Chiese Giulia, preoccupata.
<Vi ricordate quando vi ho parlato della mia sessualità e del fatto che nessuno della mia famiglia lo sapesse?> Rispose Sara, deglutendo con forza per far scendere la saliva giù in gola. Si sentiva come sotto una presse idraulica. <Ecco, qualche giorno fa ho dovuto dirlo ai miei, perché un'amica di famiglia mi ha visto dare un bacio alla mia ex. Ho preferito dirglielo io prima che lo facesse lei...>
<E come l'hanno presa?> La interrompe Andrea.
<Andrea, sei il solito! Falla finire di parlare> lo riprese Federico.
<L'hanno presa malissimo. Adesso mi odiano tutti e mi hanno rinchiusa dentro la mia camera, togliendomi tutto: telefono, PC, tutto! E nessuno mi parla... Mio fratello mi porta da mangiare, visto che mi hanno vietato di stare a tavola con loro. mio padre dice che la mia presenza gli fa' venire la nausea> disse ancora Sara con gli occhi pieni di lacrime.
<Oh, cazzo!> Esclamarono in gruppo.
<E che farai ora? Mica puoi stare in camera a vita!> Disse Matteo.
<No, infatti. Era questo che volevo chiedervi... Se qualcuno potesse ospitarmi, almeno fino a che non trovo lavoro e prendo casa; ormai qui non posso più restare> chiese Sara.
<Lo vorrei> replicò Federico, con tono abbattuto, <ma vivo con mio zio in una casa piccola e già siamo stretti noi; se no con tutto il cuore...>
<Se vuoi puoi venire a stare da me!> Interviene a quel punto Giulia. <Tanto ho una camera in più vuota>.
<Grazie, Giulia> disse Sara, con un sorriso stampato.
<Sapevo che potevo contare su di voi, siete dei veri amici...>
<Figurati, dopo ci mettiamo d'accordo e ti do l'indirizzo preciso> e disse Giulia, contenta di essere stata di aiuto.
<Bene, ragazzi> disse a quel punto Matteo.
<Ora che abbiamo risolto questo problema, vi devo parlare...>
Tutti rimasero in silenzio, in attesa di sapere cosa avesse da dire il loro amico.
<Ebbene, mi hanno contattato tramite e-mail per partecipare a un gioco. Ho chiesto se potevo coinvolgere anche degli amici... E ho pensato a voi. Cosa ne dite?> Propose, e sperando in una risposta positiva, dopo aver condiviso con loro La misteriosa e-mail. Tutti loro la lessero, dopo di ché...
<Per me va bene, tanto cosa ho da perdere? Ormai qui mi odiano tutti> disse Sara, contenta che da lì a pochi giorni la sua vita sarebbe cambiata.
<Anche io ci sto> convenne Giulia.
<Anch'io e non vedo l'ora> disse Federico eccitato.
<Io sinceramente non sono tanto convinto... Non lo so.. devo rifeletterci ...> Rispose Andrea.
<Ma dai, Andrea! Sei sempre il solito> sottolineò Matteo.
<Ma che dici? Non mi sono mai tirato indietro> rimbecco, irritato Andrea.
"Ah, no? Ti ricordi quando eravamo davanti al castello del dragone e dovevamo entrare tutti e cinque per distruggerlo e poter andare avanti? Ricordami un po', tu cosa hai fatto? Ah, si... Ti sei tirato indietro e ci hai fatto perdere la partita!> Protestò Matteo.
<Vabene, okay; ma vi avevo spiegato che non potevo andare avanti senza pozioni del mana...> Rispose Andrea, cercando di giustificarsi. Infine, sospirò.
<Come volete, parteciperò pure io a questo strano gioco, così non mi date sempre del guasta feste>.
<Dai, vedrai che ci divertiremo! Sarà pure una buona scusa per conoscerci tutti di persona>disse Giulia.
Rimasero ancora per molto tempo a chiacchierare del più e del meno, fino a che l'ora non si fece tarda e, a uno uno iniziarono a scollegarsi; finché non rimasero solo Giulia e Sara in videochiamata.
<Allora, quando hai intenzione di venire da me?> Chiese Giulia, curiosa.
<Mmh, tre giorni. Domani, quando vanno tutti al lavoro, io esco di casa e vado a vedere per il biglietto aereo da Cagliari. Poi dovrò cercare una coincidenza con il pullman> disse Sara, con un sorriso.
<Perfetto, comunque ti invio su WhatsApp l'indirizzo di casa, così sai dove venire>.
<Ricordati di salvare il mio nuovo numero, e invialo qui, ho un nuovo telefono. Quello vecchio me l'ha sequestrato mio padre...>
<Che stronzo...>imprecò Giulia, poi quasi se ne fosse accorta solo in quell'istante,<accidenti, scusami! Non volevo...>
< No,no, figurati. Hai ragione, mio padre è proprio uno stronzo!> Rispose lei ridendo.
<Ma cosa dirai ai tuoi genitori?>
Chiese Giulia, dopo un po' esitazione.
<Nulla, non dirò nulla. Vado via e basta. Poi chiamerò mio fratello, giusto per sapere che sto bene> disse, con la voce rotta dalla malinconia.
< Chiameranno mica la polizia?>
Ma va... loro vorrebbero fossi morta. Ormai sono solo una vergogna e una fonte di scandalo per la famiglia> disse Sara, con un nodo in gola.
<Dio, mi dispiace... ma ora non pensarci, okay? Pensa solo che fra pochi giorni ci vedremo e ci conosceremo di persona!>
Replicò Giulia, nel tentativo di distoglierla da quei cattivi pensieri e risollevarle il morale.
<Hai ragione,hai ragione> Disse Sara, con un sorriso.
<Ma, senti , precisamente dove abiti?>
< Beh, la mia città natale è Galatina, ma per l'università mi sono trasferita a lecce e vivo qui da sola.prima c'era una ragazza con me, sempre della zona, ma ora preferisce fare la pendolare> rispose Giulia, mentre toglieva dei bicchieri dal tavolo per poggiarli ne lavello.
<Non ti costa di meno fare la pendolare che avere un appartamento?>
<In effetti si, mi costerebbe molto di meno; ma vuoi mettere la libertà di vivere da soli?>
Replicò Giulia,con un sorrisetto.
<È vero... Hai ragione> ne convenne Sara, sbadigliando per il sonno.
<Dai, andiamo al letto adesso. Si sono fatte le tre e io domani devo alzarmi presto... Allora aspetto tue notizie domani, Sarà> Disse Giulia, facendole l'utimo saluto e chiudendo la comunicazione. Sara rimase qualche istante ancora di fronte allo schermo Ormai vuoto; dopo di ché si sdraiò sul letto e mise le mani dietro la testa. Fissava il soffitto, pensando a ciò che avrebbe fatto l'indomani... Aveva il cuore pieno di grandi speranze.