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Finito di mangiare le ragazze vennero radunate in cortile, insieme ai ragazzi. La direttrice cominciò un lungo discorso, che sembrava interessare a tutti. In poche parole la direttrice aveva detto che ragazzi e ragazze avrebbero fatto un'attività insieme, che consisteva nell'imparare a cucinare la pizza. Mentre tutte le sue compagne erano entusiaste all'idea di passare del tempo con i ragazzi, Celeste avrebbe preferito starsene nella sua cella a leggere un libro. Vennero portati in un stanza dove ad aspettarli c'era un uomo. Quest'ultimo spiegò che anche lui, quando era giovane, aveva preso la strada sbagliata ma le persone che aveva trovato nell'IPM lo avevano aiutato a cambiare, ed ora era un pizzaiolo. Beppe, un'educatore, divise i ragazzi in coppie «Celeste ed Edoardo» disse facendo sorridere leggermente Celeste. «Hai vist' piccrè ere destino ca fossimo na coppia» le disse il ragazzo mettendole un braccio attorno al collo «Ca scemo ca si' Edua'» gli disse lei ridendo «Si' belle quanne sorridi» le disse Edoardo sincero «Staij pe caso ricenne ca solitamente so' brutta?» gli chiese lei scherzando «Nu mma permetterei maje» le disse sorridendo. «Forza mettetevi a lavorare!» urlò Beppe. Si diressero al loro tavolo cominciando a preparare l'impasto, Edoardo decise di scherzare un po' lanciando addosso alla sua compagna di coppia un po' di farina.
«O Eduà, nun saje contro chi te si' messo» gli disse Celeste prima di lasciargli, a sua volta, della farina addosso. Cominciò così una lotta con la farina che ebbe fine solo con l'intervento di Beppe «Gualio' ma ca site re criature? Andatevi a cagna' va» gli sgridò mentre loro cercavano di trattenere le risate. Liz scorto Celeste verso le celle, stessa cosa fece Lino, un'altra guardia, con Edoardo. «Cambiati ja, ca po' jamme a sala ricreativa» le disse Liz «Nun pozze farmi na doccia?» chiese Celeste «Teoricamente no, però si faje a fretta te 'a facce fa'» rispose con un sorriso Liz «Ci metto 5 minuti promesso» rispose dirigendosi verso le doccie. Una volta finita la doccia, ed essersi lavata ed asciugata i capelli, indosso una maglietta a mani corte, di qualche taglia in più, e un paio di pantaloncini neri. Successivamente tentò di togliere i residui di farina dai capelli, con scarsi risultati. Alla fine si legò i capelli in uno chignon disordinato, decidendo che ci avrebbe pensato dopo.

«Meno male che ci avresti messo poco» le disse Liz «Scusa» disse Celeste facendo gli occhi dolci «Ja, cammina» disse Liz in risposta spingendola, scherzosamente, fuori dalle celle. Venne portata in sala ricreativa dove trovò già riuniti ragazzi e ragazze. All'inizio della sala c'era un pianoforte, che in quel momento stava suonando un ragazzo riccio. Celeste lo aveva visto quella mattinata in cortile, seduto accanto a un'altro ragazzo, anche lui riccio, solo con i capelli più scuri.
«Celeste viene cca» la richiamò Edoardo «Arrivo» rispose lei avvicinandosi al ragazzo. Intorno ad Edoardo erano raggruppati alcuni ragazzi, più una ragazza «Piccrè, loro sono Milos, Cucciolo, Dobberman e Micciarella» le presentò i suoi compagni «Lei invece è Rosa» indicò una ragazza dai capelli lisci neri e gli occhi dello stesso colore. «Piacere» disse Celeste rivolgendo a tutti un sorriso, imbarazzata «Siediti cu nuje, raje» le propose Rosa «Oh, emmh... vabbuo'» rispose titubante «Piccrè, rilassati, nun te magnamme mica» la rassicurò Cucciolo, lei rise imbarazzata sedendosi accanto ad Edoardo. Cominciarono a parlare e Celeste si trovò davvero bene con tutti «Tiene ancora 'a farina tra i capelli» le disse ridendo Edoardo «Chiste perchè coccherune ha avuto 'a geniale idea e lanciarmela addosso» gli rispose lasciandoli uno schiaffo amichevole, dietro al collo «È nu poche scemo, ma è nu bravo guaglione» le disse Rosa «'O sacce» le rispose sorridendole.

«Forza ragazzi, 'o tiempe è fernute» disse Lino portando via i ragazzi, stessa cosa fece Liz con le ragazze. «Ma tu si' con me in cella?» chiese Rosa a Celeste vedendo che la seguiva, Celeste annuì.
«È toia chella chitarra?» le chiese stendendosi sul suo letto «Sì, me l'ha regalata mio pateme» rispose la riccia «Na vota magari me faje sentere coccose» le suggerì «Me sa ca chiste nun 'o pozze fa'» rispose sorridendo malinconica «Vabbuo'» si limitò a dire Rosa e Celeste le fu grata per questo.

In qualche modo Rosa aveva capito che per Celeste quella era una ferita ancora aperta.

«Chi sono quelli nelle foto?» le chiese Rosa avvicinandosi a lei «Chisti simme ij e frateme Michele» cominciò indicando la foto «Chiste è isso quanne papà gli aveva regalato 'a moto» continuò indicando l'altra foto «Chesta invece è 'a sorellina mij, Alba» disse indicando la foto seguente, mentre gli occhi le si facevano lucidi «E chesta ere tutta 'a famiglia mij» concluse mentre una lacrima solitaria le rigava la guancia. A Rosa non sfuggì quel "era" e, deducendo che alla famiglia di Celeste fosse successo qualcosa, la abbracciò cercando di consolarla.

«O Celè, ch'è hai?» si preoccupò Naditza che, entrando nella cella, aveva visto la ragazza piangere «Nun è successo niente» rispose staccandosi dall'abbraccio e asciugandosi le lacrime «Sicura?» le chiese avvicinandosi ed accarezzandole una spalla «Sì, tranquilla» la rassicurò «Vabbuo', simme tutte riunite nella cella mij e di Silvia, avevamo pensate di invitarti accussi' faje 'a conoscenza delle altre» disse Naditza «Mo arrivo» le rispose Celeste, girandosi verso Rosa che le sorrise «Tu viene?» chiese Celeste alla liscia «Tu vaje, tra nu poche arrivo» le rispose «Ok... grazie» disse Celeste per poi alzarsi e seguire Naditza fuori dalla cella «Di niente» disse a quel punto Rosa, ma Celeste non la sentì.

Nun è colpa mij || Rosa RicciDove le storie prendono vita. Scoprilo ora