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«Ecco cca 'a nostra Celeste» disse Silvia entusiasta «Loro so' Serena, Gemma e Kubra» le presentò le altre ragazze «Piacere» dissero in coro, come se si fossero messe d'accordo, Celeste in risposta sorrise. Osservò attentamente le tre ragazze, Serena aveva i capelli ricci biondi, davvero una bella ragazza, ma c'era qualcosa nel suo sguardo, in quegli occhi azzurri, che faceva trapelare la sua tristezza, rendendola agli occhi di Celeste evidente.
Poi c'era Gemma, una ragazza coi capelli castani tenuti a caschetto e gli occhi scuri.
Kubra invece, era una ragazza di colore che teneva i capelli scuri raccolti in tipiche treccine.
«Allore, e cosa vulimme parla'?» chiese Celeste «Raje parlaci nu poche e te» la spronò Naditza «Nun ce sta assaij da dicere: me chiamme Celeste Russo, tenghe 15 anne, so' e Napoli e amo i libri» disse «Ma sei piccolina tu» disse Kubra «Sei fidanzata?» le chiese Gemma «No» rispose la ragazza «Cosa te piace fa'?» le chiese Silvia «Leggere?» rispose incerta Celeste «E grazij, qualcos'altro?» disse Naditza ridendo «Boh, non saprei» rispose un po' imbarazzata la ragazza «Vuje invece?» chiese subito dopo «Ij suono 'o pianoforte» disse Naditza, stupendo Celeste «Ij chiavo» disse Silvia facendo ridere tutte. «E io disegno» parlò Serena «O vero?» le chiese interessata Celeste, la bionda annuì «Pozze vare' cocche disegno? Si te va» le chiese «Certo» disse alzandosi per andare a prendere qualche disegno e porgerglieli «Ua, comme si' brava!» disse Celeste «Grazie» rispose l'altra «Tiene maje pensate e inscriverti a cocche conocorso? So' sicura vinceresti» le chiese Celeste «Non penso di essere così brava» rispose insicura Serena «Ij so' d'accordo co Celeste, magari chiediamo alla direttrice 'o permesso, e po' chiediamo pure e fa' nu laboratorio d'arte» disse Naditza «Non lo so...» cominciò Serena «Faje chille ca siente sia giusto, nuje si vuo' putimme darti dei consigli ma decidi tu cosa fa' ra vita toia» cercò di tranquillizzarla Celeste «C'ha ragione Celeste» disse Silvia e tutte le ragazze si trovarono d'accordo «Vedi, stai qua da un giorno e già sei diventata una filosofa» la prese in giro Kubra facendo ridere tutte.

«Forza, in fila!» urlò Maddalena,una guardia, interrompendo le ragazze «Arriviamo!» le urlò di rimando Naditza alzandosi, seguita poi dalle altre.
Per caso Celeste capitò in fila proprio dietro a Rosa «Alla fine nu mma hai seguita» le disse «Ere nu poche stanca» si giustificò la piccola Ricci «Vabbuo'» si limitò a rispondere Celeste, poco convinta.

Vennero portate in mensa dove, con sorpresa di tutte, trovarono ancora i ragazzi «Ma oggi mangiamo con loro?» chiese una ragazza room «No, tra poco se ne vanno» rispose la guardia provocando versi di dissenso dalle altre ragazze, comprese Naditza, Kubra, Gemma e Rosa. «Perchè so' accussi' tristi?» chiese Celeste a Serena «Naditza, Kubra e Gemma c'hanno il fidanzato. Rosa invece per Edoardo» le rispose «Capito» si limitò a rispondere. Ognuna di loro prese un vassoio andandosi a sedere nei posti liberi.

Celeste si sedette da sola. Poteva sembrare asociale ma quella sera aveva un po' di pensieri per la testa, infondo stava pur sempre per affrontare la sua prima notte in carcere. Si osservò un po' intorno: Serena era seduta anche lei sola, Gemma e Rosa con il gruppo di Edoardo. Naditza e Kubra invece, si erano sedute con tre ragazzi, due ricci e uno dai capelli biondi lisci. Naditza chiaccherava allegramente con uno dei ragazzi ricci, stessa cosa faceva Kubra con il ragazzo biondo. L'altro ragazzo riccio, quello con i capelli più scuri, si alzò, probabilmente sentendosi un po' il terzo in comodo, e decise di sedersi al tavolo di Celeste. «Ciao» la salutò «Ciao» sussurrò in risposta la ragazza «Io so' Carmine, piacere» si presentò «Celeste» disse lei «Giuro ca nun te magne si parle» le disse scherzosamente, strappandole un sorriso. «Staij tranquilla, tra poco te ce abbitui» continuò dopo un po', lei lo guardò confusa «'O sacce ch'aje paura e chiste posto, ma tra poco te passa. Si tiene bisogno e na spalla ij ce so'» spiegò comprensivo «Grazji» gli rispose soltanto «Tu si' piccolina, nun è accussi'?» le chiese «Boh, nun sacce quant' anne tenene 'e altre» disse lei «Tu quant' ne tiene?» chiese lui «Quindici» rispose «Sì, si' 'a guagliona cchiù piccrè» confermò Carmine «Ah, Vabbuo'» disse lei. «E 'o guaglione cchiù peccerille chi è?» chiese lei curiosa «Micciarella, tene quattordici anne» le rispose, lei annuì.
«Ragazzi su, in fila!» ordinò Lino ai ragazzi «Ce verimmo piccrè!» la salutò Carmine «Ciao Carmine» rispose lei sorridendo.
«Piccrè parlave co O'Piecuro?» le si avvicinò Edoardo «O'Piecuro? È accussi' ca chiamate Carmine?» chiese Celeste quasi disgustata «Sì, ed è meglio si gli staij lontana» le disse serio «E chi si' tu pe dirmi chille ca aggia o nun aggi''a fà» gli chiese lei cominciando ad alterarsi. «Edua' forza!» lo richiamò Lino «Mo' vengo» rispose il ragazzo «Lo dico per il tuo bene» disse la Tigre a Celeste prima di allontanarsi «Accirete Edua'!» lo insultò lei.

Naditza Kubra e Gemma, rimaste senza i loro amorosi, e Rosa, rimasta senza il fratello, decisero di spostarsi al tavolo di Celeste «Cele' che tieni?» le chiese Naditza «Niente, tenge nu poche e pensieri» le rispose, Naditza annuì. Celeste si guardò un po' intorno e una scena in particolare attirò la sua attenzione: Viola, la psicopatica, si era avvicinata a Serena e le stava dicendo qualcosa con il suo solito sorrisino. Celeste si alzò di scatto dirigendosi verso il tavolo di Serena «Viola!» richiamò la rossa «Tenghe bisogno e nu piacere» le disse cercando di distrarla e sedendosi accanto a lei «Sere' vai dalle altre» quasi ordinò Celeste alla bionda, con l'obbiettivo di allontanarla il più possibile dalla Pazza. Celeste guardò Naditza sperando che capisse le sue intenzioni, per sua fortuna la room annuì, facendo intendere a Celeste di aver capito il piano «Di cosa hai bisogno?» chiese Viola «Riesci a proccurarmi qualche canna?» Celeste disse la prima cosa che le venne in mente «Certo, quante ne vuoi?» le chiese «Cinque» Celeste tirò un numero a caso «Quante vuo' a cambio?» aggiunse «Visto che sei nuova te le lascio a dieci euro» le rispose «Quanne me 'e faje avé?» chiese la castana «Tra due giorni» «Perfetto» disse Celeste alzandosi «Ce verimmo» salutò per poi tornare al suo posto.

Nun è colpa mij || Rosa RicciDove le storie prendono vita. Scoprilo ora