𝓾𝓷𝓪 𝓻𝓪𝓰𝓪𝔃𝔃𝓪 𝓼𝓽𝓾𝓹𝓲𝓭𝓪

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Sono una ragazza stupida!

Papà mi ha sempre detto che sono più intelligente di ciò che sembro, perché ho i boccoli da principessa e gli occhi a forma di noce. Invece, è stato proprio lui a rendermi una sciocca!

Vedete, egregi giudici, sto scrivendo questa lettera di mio pugno per voi e la sto rivestendo di una vestaglia fatta di lacrime, quindi sono sicura che vi arriverà zuppa di dolore. Abbiate pietà! Io devo dimostrare alla corte di saper scrivere e di saper leggere come una ben istruita signorina o non uno singolo fra voi mi darà retta!

La mia storia di donna non era diversa dalle altre. Cercavo un uomo che mi proteggesse dalle carestie e dalle guerre che si potrebbero rovesciarsi sulla nostra stirpe. Un giorno giunse un baldo giovane in cerca di mio padre. Era calvo e dalle sopracciglia estremamente espressive, e il suo sguardo del colore del cielo ha scatenato uno stormo d'uccelli nel mio stomaco. Era lui che necessitavo al mio fianco per l'eternità. Quella sera stessa, ne parlai con mio padre. Con mestizia, lui mi riferì che il giovane senza nome era stato indubbiamente mandato da me tramite Hermes, perché stava scatenando dentro me la battaglia peggiore di cui l'uomo potrà mai perire: l'amare senza essere amati.

Egli era promesso a un'altra donna, e attendevo la fine dei servigi a mio padre per poterla conoscere.

Dimenticalo! Mi intimò papà, e io corsi via in lacrime. Piansi per due notti e tre giorni, e Afrodite mi maledisse per quel sentimento profano: mi venne prurito e secchezza sulle guance e iniziai a sfiorire, trovandomi presto una pelle di pietra pomice; per non parlare dei capelli!, sterpaglia orrida e nodosa.

Non restai nelle mie stanze, ma pregai mio padre per fare una delle sue magie, aiutato dagli Dei.

Mio padre si stancò delle mie lamentele pigolanti. Mi disse: "E va bene! Il mio cuore appassisce nel vederti consumarti per un uomo, proprio tu che sei figlia mia! Ho interceduto con gli Dei e ti ho fatto nutrire in sella alla via Lattea. Hai ricevuto in dono le frecce di Atena appena hai imparato a montare su un cavallo. Se davvero credi ch'egli possa essere il padre dei tuoi figli, ebbene devi sapere ch'esiste un incantesimo che lo legherebbe a te per l'eternità."

Lo implorai di dirmi quale. Piansi dalla gioia, m'inginocchiai come una delle sue serve e non come sangue del suo sangue. Gli leccai le stringhe dei calzari, ritraendo la lingua per quanto il sapore fosse amaro e viscoso. Quel sacrificio valse oro. Mio padre m'intimò di placare le mie lagne e di smetterla di rendermi indecente. Eppure, in lui colsi un fuoco che raramente gli avevo notato dipinto nella pupilla. Pensai che, finalmente, avesse smesso di guardare a me come a una sua proprietà.

Si rifiutò persino di tendermi il braccio mentre scendevamo le scale, ma lo perdonai. Avevo un'idea ben precisa di dove mi avrebbe portato, che non restò disattesa: contadini e pastori giungevano spesso dai villaggi vicini per chiedere a mio padre il permesso di interloquire con l'Idolo. Questi veniva definito come tale, nonostante l'aspetto fosse quello di un'imponente statua di Efesto: girava voce che il motivo fosse perché non la si poteva reputare una scultura divina. Mio padre ne andava estremamente fiero: l'aveva fatto costruire per addobbare il salone della nostra dimora in onore del duro lavoro, ed è per questo che Efesto indossa una semplice pelle di cinghiale sui fianchi e il suo martello è privo di ghirigori. Soprattutto, sulla sua tempia è inciso il rilievo di una goccia di sudore.

La statua rappresenta il duro lavoro che viene sempre ripagato, e l'uomo che forgia il proprio destino.

A mio padre non seccava quel nome, anzi, era il primo a definirlo Idolo durante i suoi rituali. Poi, però, quando si accorse che riscuotevano un discreto successo, che i pastori riuscivano a ricavare tenera carne e lana e che gli agricoltori raccoglievano ortaggi succosi, iniziò a innervosirsi. Avrebbe voluto che la gente trattasse la sua statua col rispetto che si deve a un Dio, e non come a un simbolo da consumare a furia di carezze e lacrime. Così, smise di sottoporla al vaglio delle persone. Divenne geloso della sua risorsa.

𝓾𝓷𝓪 𝓻𝓪𝓰𝓪𝔃𝔃𝓪 𝓼𝓽𝓾𝓹𝓲𝓭𝓪 - IL TOTEM [2]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora