Satellite.

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SUPER TW

Le lenzuola di Viki sono morbide, odorano di bucato primaverile, quando le coperte le lasci asciugare all'aperto e l'odore diventa più buono perché in qualche modo senti un po' della salsedine del mare.

Silenzio.
Mi sveglio nel silenzio.
Nessuno litiga, chissà com'è una vita così.
Non lo saprò mai a questo punto.
Non sto capendo niente, è successo tutto così tanto in fretta.
Ho avuto ciò che volevo, per un attimo mi sono sentita piena, colma di gioia.

Perché il vuoto è tornato?
Perché è ancora più vuoto di prima?

Cazzo, ora cosa diamo io e lei? Ma poi dov'è Victoria?
Mi gira la testa, mi alzo di scatto e sento di star svenendo, allora mi appoggio velocemente al comodino ma urto lo spigolo.
Un piccolo urlo esce della mia bocca e subito la vedo arrivare in camera.
Victoria è bellissima, come sempre. Piega le lunghe gambe per chinarsi dinanzi a me. Mi prende il braccio, alza le maniche e fa finta di non vedere tutte le garze e le cicatrici, invece schiocca un braccio sull'avambraccio dove ho sbattuto e presto nascerà un livido.
"Ei, tutto okay?" " Si, si"
La guardo per un po', imbarazzata da tutto quello che è successo. I nostri sguardi fissi l'uno nell'altro prima che le chiuda gli occhi per premere le sue labbra con le mie.

Ora le giornate sono tutte strane.
Dopo una settimana sono tornata a casa, bel casino quel giorno.
Ma dovrei sentirmi contenta no?
Ora ho una ragazza che mi ama,
un migliore amico di cui fidarmi,
e sta andando tutto bene anche a scuola.
Ma voglio altro. La mia testa dice altro.

È un edificio enorme e altissimo quello della scuola. La notte nessuno lo chiude o lo sorveglia, tanto non c'è nulla da rubare.
Percorro le rampe di scale fermandomi, con tanta calma, che fretta c'è?
Sbuco sul tetto e il vento accarezza la mia testa. I capelli sono ricresciuti abbastanza in realtà. Non è più vento su pelle.
La luna illumina la mia pelle, bianca, pallida, pura. Come i morti.
Non sono morta però

più viva di viva di così non si può.

Il cornicione è bello alto, faccio quasi fatica ad issarmici, le mie converse ora sono a penzoloni nel nulla. È proprio un momento da foto, uno scatto meraviglioso, ma non mi sembra opportuno.
Quante dediche ho scritto alla gente, le poesie mi vengono facili, ma il mio soggetto preferito sarà sempre il satellite che gira in torno alla terra. Lei si che è leale.

Le mie braccia sono debole, le garze le ho tolte tutte ma i tagli non sono mica scomparsi. Deboli si, ma bastano a darmi la spinta.

Come volo, come mi libro nell'aria.

Libertà.

Ecco cos'era, la mia ultima dedica ad essa.

È l'ultima cosa che vedo la luna.

Le dedico la mia vita stessa.

Ultima dedica alla Luna Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora