Tradimenti e vendetta. Un taglio netto al passato. Parte Prima

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Marta stentava a trattenere le lacrime di fronte ad Alessia, sua amica di sempre. Le stava raccontando di come il castello di carte del suo matrimonio fosse crollato improvvisamente, quando a causa di un semplice incidente in moto, che aveva costretto il marito, Pietro, a un ricovero improvviso in ospedale senza poter tenere sotto controllo il proprio cellulare per qualche ora.
Marta scopri un'infinità di chat nascoste con donne di ogni età che giustificavano i sempre più frequenti viaggi di lavoro e lo scarso interesse che Pietro provava verso di lei.

Era sempre stato un buon marito, anche se con qualche idea particolare a volte, tipo quando provò a non far lavorare la moglie perché a suo dire le donne dovevano occuparsi della casa.
Era cresciuto in una famiglia estremamente patriarcale quindi era normale avere qualche idea del genere, Marta si era abituata e sperava che con il tempo sarebbe cambiato.

Adesso la situazione era diversa, Marta si sentiva usata e i tradimenti duravano ormai da mesi, sfogandosi con Alessia con rabbia e tristezza.
L'amica era sempre stata una tipa più impulsiva di lei, una mangiauomini dichiarata senza mai aver avuto in testa l'idea di un matrimonio o qualcosa del genere.
Fu lei a proporre l'idea di una vendetta fisica, diversa da quello che pensava Marta, con le solite frasi fatte del tipo "sparisco per lui, non mi vedrà mai più" come se queste fossero vendette adeguate all'umiliazione subita.
A un certo punto Alessia esclamò: "Ma se gli strappassimo le palle sicuramente non potrebbe più accoppiarsi"

Marta trasalì all'idea, era sempre stata una ragazza molto tranquilla, e mai la violenza gratuita le aveva sfiorato la testa, nemmeno contro il suo peggior nemico. 

Eppure un fremito di eccitazione la pervase. L'idea di avere quel potere sull'uomo che l'aveva sempre trattata da femmina e mai da donna le fece venire in mente strani pensieri che cercò subito di accantonare. Rispose sorridendo "Sai sempre come tirarmi su Ale, ma non credo che la galera sarebbe l'ideale per me in questo momento"

Passò qualche giorno, la vita sembrava andare avanti, Marta si era trasferita da Alessia per ricostruire i cocci della propria esistenza e non sentiva Pietro da settimane. Aveva sviluppato un'avversione verso gli uomini che tanto dolore le avevano fatto provare, al punto da iniziare a provare una certa attrazione per la sua amica Alessia, che certo non avrebbe disdegnato nuove esperienze ma che da quel giorno della scoperta dei tradimenti continuava a insistere su metodi di vendetta violenti e senza ritorno.

Un giorno Marta ricevette sul telefono un messaggio di minaccia dal suo ex, in cui la intimava a tornare con lui altrimenti avrebbe potuto fare una pazzia, il tutto condito da insulti sessisti e maschilisti. Alla lettura di quel messaggio Marta si sentì trasformata e guardò con aria di sfida Alessia esclamando all'improvviso: "Ale, castriamolo". Alessia, intenta a preparare il pranzo, si trovava ad affettare una carota e udite quelle parole affondò il coltello rispondendo "con questo o con la forbice" "Coltello tutta la vita" rispose Marta. E risero soddisfatte.

Quel pomeriggio Alessia tornò dal lavoro e svuotò sul tavolo una serie di farmaci, tra cui un potentissimo sonnifero quasi istantaneo dicendo "Con questo lo addormentiamo dopo averlo attirato in trappola", Marta, preoccupata per le intenzioni dell'amica, cercò di giustificarsi e di tirarsi indietro affermando che stava scherzando, ma poi in poco tempo si fece convincere. A cena le ragazze promisero di andare avanti. Avrebbero rapito, pestato e castrato Pietro. Senza pietà.

Così quella sera stessa Marta scrisse al suo ex dandogli appuntamento per il giorno dopo a casa di Alessia, assicurandogli che sarebbero stati soli e avrebbero potuto parlare liberamente. Pietro, da macho misogino mai avrebbe pensato che andare in casa del nemico sarebbe potuta essere una trappola e vi si recò senza alcun timore, puntuale alle 9 di mattina, entrando in casa e permettendosi di chiedere un caffè. Marta sorrise e si avvicinò alla macchinetta, in silenzio, e preparato in meno di un minuto, oltre lo zucchero mise un cucchiaino di sonnifero in polvere. Passarono pochi minuti in cui Pietro iniziò a blaterare insulti e aggressività ma all'improvviso iniziò a balbettare e a sentire strani giramenti di testa. In quel momento dalla camera da letto arrivò Alessia, con delle corde e dei lacci.

"Che cazzo ci fai ti qui, troia" esclamò Pietro, prima di crollare a terra, e le ultime immagini che vide furono quelle delle due donne che gli si avventarono addosso denudandolo, prima di addormentarsi.

Pietro si svegliò, totalmente nudo e in una posizione innaturale, con le braccia tirate verso l'altro, legate ad una trave di legno e le gambe tenute aperte da uno strano aggeggio legato alle caviglie, una sorta di divaricatore. Di fronte a lui ridacchiavano Alessia e Marta, alla cui vista Pietro iniziò a insultare e dar sfoggio della sua maleducazione e del suo maschilismo.

"Che cazzo volete troie?" 

"il tuo di cazzo, minuscolo, anzi le tue palline" rispose Alessia ridendo

Marta era in imbarazzo, guardava la faccia rabbiosa del suo ex marito con compassione e un po' di vergogna, ma ad ogni insulto subito cresceva anche in lei la rabbia. Sapeva che se lui avesse implorato perdono avrebbe, forse, ceduto ma così no, rivedere quella faccia da duro, senza un minimo di rimorso per quello che aveva fatto la convinceva ad andare avanti. Era decisa a vendicarsi brutalmente.

Alessia, fingendosi un giudice disse "In nome del popolo femminile italiano dichiaro il qui presente Pietro,  colpevole del reato di tradimenti reiterati e lo condanno alla castrazione dopo un trattamento di tortura della durata stabilita dalla sua ex moglie Marta"

"Let's do it" disse Marta dando il cinque all'amica, facendo partire un calcio nelle palle improvviso e devastante sui gioielli dell'ex marito che iniziò a contorcersi.

"Ahhhhhhhhhrgggggg, tr-troieee" 

"Che lo spettacolo abbia inizioooo" 

Entrambe le ragazze si avventarono sulle palle del malcapitato colpendolo ripetutamente scandendo il numero dei colpi, fermandosi solo a 20. Venti devastanti calci nelle palle di un uomo ormai ridotto a un sacco da boxe, svenuto e appeso al soffitto. 

Senza speranza di uscirne con le palle intere.


Tradimenti e vendetta. Un taglio netto al passato. FINITA-DA REVISIONAREWhere stories live. Discover now