[POV: Simone]
La preside aveva sospeso Mimmo, Simone ed Ernesto per una settimana.
Appena tornato a casa dopo la rissa, Simone si era buttato sul letto.
Era ufficialmente la giornata più brutta che aveva avuto negli ultimi mesi. Si era già svegliato con il piede storto e da lì tutto sembrava essere andato per il peggio. Di certo i pugni in faccia erano stati solo la ciliegina su una torta fatta di merda.
Si sentiva la testa pesante che gli scoppiava, gli occhi gonfi, la faccia pulsava di dolore. Dal labbro aveva smesso di uscire il sangue ma continuava a bruciare. E il corpo ormai lo reggeva a fatica. Decise che la cosa migliore da fare era provare a dormire. Il che non durò quanto avrebbe desiderato, ma almeno riuscì a riposare e a non pensare al dolore per un paio d'ore.Si risvegliò con il cellulare che squillava.
"Pronto?"
"Ma allora sei vivo! Dio mio, ti ho chiamato non so quante volte e visto come stavi conciato pensavo te fossi sentito peggio."
"Ma chi sei?" chiese stropicciandosi gli occhi.
"Mi sa che ho cantato vittoria troppo presto. So Manuel. Te ricordi de me?"
"Come potrei mai scordarti. È solo che stavo dormendo e sono ancora un po' stordito. Ma perché mi chiami?"
"Per vedere come stavi, l'ultima volta che ti ho visto stavi messo veramente male. Come va la faccia?"
"Fa male, ma passerà... Mi piacerebbe continuare a parlare con te della mia faccia ma purtroppo non ne ho per niente voglia." rispose con tono sarcastico, ma in effetti era vero che non aveva voglia di parlare in quel momento. "Torno a dormire e se ti venisse in mente di chiamarmi di nuovo, non farlo! Se vuoi sapere come sto chiedi a mio padre e lasciami riposare."
"Ok, te però fatti sentire presto."
Quando Simone riattaccò ormai era abbastanza sveglio da non riuscire più a riaddormentarsi. Ed era pure tornato il dolore in faccia. «Manuel, ti odio» pensò mentre si alzava da letto.Scese in cucina e tirò fuori dal freezer un pacco di verdure congelate da mettersi in faccia. E in quel momento arrivò Dante.
"Non ne voglio parlare." disse senza nemmeno voltarsi a guardarlo.
"Però dobbiamo farlo. Lo sai, si?"
"Che vuoi che ti dica? Che mi sono beccato due pugni in faccia e che ho avuto una giornata disastrosa?"
"No, voglio sapere perché ti sei menato con quel ragazzo. E se non me lo dici tu, sarò costretto a chiedere a Mimmo."
Simone alzò gli occhi al cielo, ma si ricordò che Mimmo non poteva sapere il motivo della rissa quindi se ora non confessava, Dante non l'avrebbe mai scoperto.
"Senti, sono stanco ora voglio solo stendermi. Se vuoi farmi uno dei tuoi soliti discorsoni filosofici sulla vita, su cosa è giusto e cosa no, allora torna quando non avrò questi lividi in faccia." disse con tono fiacco.
Dante annuì, gli diede un abbraccio e si decise a lasciare il figlio in pace.Simone passò i primi giorni di sospensione fra il letto e la cucina. Dormiva, ascoltava musica, dormiva di nuovo, leggeva e ancora dormiva. Evitava i social, rispondeva di rado ai messaggi degli amici e ignorava ogni chiamata. Un po' perché non aveva voglia di parlare con nessuno - nemmeno con il padre e la nonna - e un po' perchè in mezzo a tutto quel casino si era beccato anche la febbre e con il mal di gola aveva pure perso un po' la voce. Stava a pezzi.
Dopo qualche giorno, venne svegliato da Manuel, che stava davanti alla porta d'ingresso e non smetteva di citofonare. Era ora di pranzo ed era appena uscito da scuola.
"Che ci fai qui?" chiese aprendo la porta quanto bastava per vederlo.
"Pensavo, non vorrai mica passare tutta la settimana a evitarmi?"
"Ti avevo detto di lasciarmi in pace."
"Così puoi deprimerti in solitudine nel tuo letto? No. Se proprio vuoi deprimerti fallo guardando un film con me." e nel dirlo si fece strada per entrare.
"Non dovresti stare qui, ho anche la febbre."
"Si, me l'ha detto tu padre. Mi ha detto anche che non sa il motivo della rissa e sai che me so reso conto che non lo so nemmeno io? Perché da quel giorno te sei chiuso in camera e non parli con nessuno."
"Non mi va di parlarne... tutto qua, non c'è altro."
"Quindi te sei preso du pugni in faccia pe sfizio, perché te annava così."
"Non ho detto questo. Comunque se sei venuto qui per farmi la ramanzina ci sta già pensando mio padre che mi basta e avanza. Se invece sei venuto per stare con me e vedere quel film allora mettilo e statti zitto."
Manuel mise il film in tv, si sistemò comodo sul divano e per le successive due ore non disse una parola. Poi, finito il film, aprì bocca solo per commentare il finale con Simone e poco dopo tornò a casa sua.La sera, Dante salì in camera di Simone per vedere come stava.
Lo trovò seduto sul letto con le ginocchia in mano, ascoltava la musica nelle cuffiette e guardava il vuoto. Quando si accorse che Dante lo stava guardando si tolse in fretta le cuffie e lo salutò. Solo allora Dante si rese conto che aveva gli occhi lucidi.
"Passata la febbre?" gli chiese premuroso.
"Si, abbastanza... sto un po' meglio."
"Ma ancora non ti sei ripreso..."
Simone evitava lo sguardo di Dante, ma fece un lieve cenno del capo che Dante tradusse come un si. Allora si mise seduto sul letto accanto a lui e cercando di mantenere un tono di voce calmo e affettuoso, iniziò a domandargli cosa stava accadendo. A quel punto Simone si lasciò prendere dal momento e confessò tutto a Dante. O meglio, quasi tutto.[...]
"Io volevo solo difendere Laura, non volevo che si arrivasse a tanto. Ho spinto via Ernesto sperando che la smettesse e ci lasciasse in pace. Ma poi ha detto... delle cose... e Mimmo si è messo in mezzo per difendermi. E alla fine hanno perso entrambi il controllo. È vero che Mimmo mi ha dato un pugno, ma è stato accidentale. E per colpa mia ora anche lui è stato sospeso. E mi sento in colpa."
"Non dire così che non è colpa tua. Mimmo, anche se aveva buone intenzioni, non avrebbe dovuto intervenire in quel modo, ha agito d'istinto e non ha pensato alle conseguenze. Capito?" Simone rispose annuendo e poco dopo Dante riprese "E poi... posso sapere cosa ti ha detto Ernesto? Se non me lo dici non capisco perché ti senti così o perché hai agito in quel modo."
Simone esitò un po' e con la voce rotta ammise "Ha detto delle cose offensive nei miei confronti... riguardo a... me, a chi sono... al fatto che sono omosessuale."
Gli occhi di Simone erano pieni di lacrime, si stringeva a sé e sembrava così piccolo che Dante sentì essenziale abbracciarlo.
"Perché non me ne hai parlato prima?"
"Non lo so... mi vergognavo, credo." Dante scosse la testa e gli alzò il capo per guardarlo negli occhi.
"Non devi vergognarti di nulla. Ernesto e le persone come lui, sono loro che dovrebbero vergognarsi di loro stessi e delle loro idee. Mi rendo conto che non sia facile in situazioni simili, ma non devi mai farti sentire in difetto o a disagio per quello che sei." e lo strinse ancora più forte.Simone rimase tra le braccia del padre e scoprì in lui un senso di conforto e protezione che negli anni precedenti non aveva mai avuto modo di conoscere.
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Simone, ti presento Mimmo.
Fanfiction"Si stavano guardando negli occhi, Simone si mordeva le labbra e gli sorrideva gongolandosi un po'. Mimmo sentiva il cuore battergli fortissimo nel petto." Cosa sarebbe successo se Mimmo fosse stato un semplice compagno di classe di Simone? spero v...