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Quell'universo in cui Simone è una persona qualunque e Manuel qualcuno che desidera una vita migliore


Quella notte di gennaio una gelida brezza si insinuava tra i vicoli desolati di Roma, trasformando la temperatura di 4°C in una pungente avversità. L'insegna a led della parafarmacia svelava il freddo implacabile, lanciando una luce pallida e bluastra sul volto di Simone, il quale camminava con passo deciso, stretto nel suo cappotto, come una figura solitaria nel teatro invernale della città.

Il suo respiro, visibile nell'aria gelida, raccontava la storia di una serata che aveva preso una piega sfortunata. La macchina, già inaffidabile, aveva deciso di abbandonare ogni speranza proprio quel pomeriggio, costringendo Simone a intraprendere un'impervia traversata a piedi attraverso le strade di Roma.

Quel pezzo di ferraglia non poteva attendere giorno migliore per rompersi

Pensò amareggiato il corvino, alzando il colletto del cappotto per tentare di riparare il collo e le orecchie dal freddo, mentre affrettava il passo già prefigurandosi il tepore della stufa a pellet che attendeva solo di essere accesa.

Nelle vie deserte, l'oscurità era interrotta solo da qualche luce tremolante, a causa di un guasto all'illuminazione pubblica. Camminare diventava una sfida tra sacchi d'immondizia incustoditi e mattonelle ingannevoli.

Mentre soffiava il vento, Simone, avvertì un leggero rumore provenire dal vicolo che aveva superato; alzò le spalle pensando fosse un animale, un gatto probabilmente.

Ma poi, sentì un fracasso generato da un violento sbattere contro un cassonetto, accompagnato da un gemito di dolore.

Simone si bloccò istintivamente, tendendo le orecchie mentre cercava di decifrare la scena; c'era forse qualche malintenzionato pronto a derubarlo? O qualche ubriaco che aveva scambiato il bidone dell'immondizia per un vecchio nemico?

Il ragazzo ebbe la risposta alle sue domande qualche secondo dopo «T'HO DETTO CHE TE DEVI STA' FERMO, RAZZA DE PUTTANA» sentì qualcuno urlare da quel vicolo, mentre di nuovo qualcosa impattava contro l'oggetto di metallo.

No, non è qualcosa, è qualcuno

Si corresse mentalmente Simone, con il cuore in gola.

Un altro lamento di agonia risuonò dietro di lui, confermando che qualcuno stava subendo un'aggressione.

Il corvino ponderò velocemente le sue opzioni: chiamare la polizia era sicuramente la scelta più sicura, ma non per la persona che stava subendo quei colpi poiché con tutta probabilità le forze dell'ordine sarebbero arrivate quando sarebbe stato troppo tardi; d'altro canto, andare autonomamente in soccorso era l'alternativa più rischiosa... Sì, Simone aveva praticato rugby durante i suoi anni del liceo ed ora che era all'università frequentava settimanalmente la palestra, ma se quel tizio fosse stato armato, allora se la sarebbe vista brutta pure lui.

Tuttavia, il corvino, addolorato dal sentire il lamento dell'altra persona, deglutendo e dandosi dell'idiota mentalmente per quello che di lì a poco avrebbe fatto, raccolse tutto il coraggio e si diresse a passo determinato verso quel vicolo, cercando di muoversi silenziosamente per cogliere di sorpresa l'aggressore.

Accostandosi furtivamente al muro, la scena che si dipanò di fronte a lui lo lasciò momentaneamente tentennante: nonostante la scarsa luminosità di quel posto, notò un uomo girato di spalle, dalla corporatura robusta; le sue mani erano strette a pugno e da quello destro gocciolava una sostanza liquida. Simone capì immediatamente che si trattava di sangue.

Tuttavia, ciò che lo sconcertò maggiormente fu la figura di un ragazzo addossata in malo modo alla parete, aggrappato al cassonetto di fianco a lui; quel ragazzo non poteva avere più di 25 anni; era magro, il viso tumefatto da lividi e sporco di terra e sangue. Con l'altro arto, si teneva il fianco, mentre sembrava facesse uno sforzo enorme per respirare.

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⏰ Ultimo aggiornamento: Mar 09 ⏰

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