-4-_I'm not enought..._

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-Ehm, vuoi che ti accompagni?- chiede timidamente il mio vicino di banco. Mi ero completamente scordata della sua proposta. Cosa faccio? La mia fobia è contraria, ma... non ho molte scuse.

-Oh, ecco... Dove abiti esattamente?- cerco di guadagnare tempo. La mia voce sembra quasi un sussurro e mi domando come Andrea abbia fatto a sentire.

-Hai presente quel centro commerciale non lontano dalla stazione? Quello che dovrebbero aver ristrutturato da poco...- comincia a spiegarmi. -....almeno a detta di mia madre...- termina, ma mi sembra più un pensiero ad alta voce.

-Sì-.

-Ecco, io abito in quel quartiere. Tu invece?- Noto che è il caso di mettere via tutto ciò che avevo tirato fuori dallo zaino. Un attimo. Quel quartiere?!

-Ehm, in realtà abiterei anch'io da quelle parti, ma... è presto e penso che i miei siano ancora al lavoro. Dovrei chiamarli; probabilmente andrò dalla nonna...- improvviso. Non voglio... ho paura e non voglio rovinargli la reputazione.

-Beh, allora ti aspetto! Tanto i miei torneranno alle sei, quindi non è un problema!- Dice entusiasta, forse cercando di trasmettermi un po' della sua euforia, tant'è vero che mi mostra un sorriso a trentadue denti che potrebbe far sciogliere quasi chiunque. Io gli faccio un semplice cenno con il capo, pensando a cos'altro inventarmi.

Prendo il mio cellulare dalla tasca posteriore dell'Eastpack, e lo accendo, sperando che ci metta tanto come al solito. Cerco il numero di mio papà, nonostante lo sappia a memoria. Devo perdere e al tempo stesso guadagnare tempo. Trovato. Esito un attimo prima di avviare la chiamata. In realtà oggi lui è a casa, mentre mia mamma non lavora e resta a curare la mia sorellina di quattro anni. Come faccio combaciare le menzogne dette ad Andrea e la verità? Diciamo che quell'uomo ha un certo fiuto per qualsiasi cosa possa non quadrare. Premo l'icona verde. Uno squillo. Due. Tre. Cinque. Risponde la segreteria, e io riattacco per non spendere il credito, e detto fra noi: è pazzesco far pagare così tanto per lo scatto alla risposta!

-Allora?-

-Non risponde... provo ad andare a casa, tanto ce le ho le chiavi...- dico, pentendomene subito. Non solo mi sto facendo accompagnare, ma mi faccio accompagnare da un ragazzo appena conosciuto e per di più gli rivelo di portare le chiavi con me! Che idiota...

-Quindi andiamo insieme?-

-Uhm, se proprio insisti-. Sono contraria, ma cosa dovrei fare per non offenderlo, altrimenti?

Ci incamminiamo verso la via di casa, e io sostengo un passo abbastanza veloce, come mi è solito fare. Stranamente lui non fa fatica a starmi dietro, anzi; è al mio fianco senza affanno che chiacchiera a vanvera anche se io lo ascolto a malapena.

-Di dove sei?- mi chiede a un certo punto. Io lo guardo, non avendo afferrato la domanda a causa della mia distrazione.

-Ti ho chiesto di dove sei. Sei di queste parti oppure sei nata altrove?-

-Oh. Prima vivevo in una cittadina non lontana da qui, ma mi sono trasferita quando avevo dieci anni. Tu invece? Di dove sei?- Cerco di sembrare socievole.

-Io sono nato qui, ma quand'ero piccolo la mia famiglia si è dovuta trasferire all'estero per motivi di lavoro. In realtà ci erano già andati, però era brutto viaggiare in continuazione e tornare a casa per neanche due settimane in sei mesi...- risponde sovrappensiero, probabilmente assorto nei ricordi.

-Dove abitavi?- Comincio a incuriosirmi. Non è da me.

-A Milano, ma nonostante questo mi hanno insegnato a parlare giapponese-.

-Milano? Dove si trova?- La mia conoscenza della geografia estera è... indefinita.

-Cosa? Non lo sai?- Esclama un po' stupito ma cercando di non mettermi in imbarazzo. -Beh, credo che non sia poi tanto strano... Comunque si trova in Italia, al Nord- mi spiega gentilmente. Io annuisco. Comincio a guardarmi intorno e scopro che siamo a metà strada. Ci abbiamo messo molto meno del previsto.

Watashi wa dare desu ka?Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora