Non sono mai stata abbastanza. Mi ricordo quel giorno come se lo stessi ancora vivendo. Avevo dieci anni... Avevo avuto il mio primo "fidanzato", ma quel ragazzo, Shinichi-kun, mi aveva mollato dopo poco tempo, lasciandomi con il cuore spezzato. Avevo pianto a dirotto per due giorni, e quasi nessuno aveva saputo tirami su il morale a parte Rias e Haru. Neanche mia mamma era riuscita nell'impresa. Quando erano venuti a casa mia e mi avevano trovato in quello stato mi tartassarono di domande pur di sapere cos'era accaduto. Dovetti dirglielo per forza, anche per liberarmi, sfogarmi, siccome non ci riuscivo con nessuno.
Quel ragazzo, che aveva gli stessi lineamenti di Andrea, mi aveva dapprima corteggiato per varie settimane e io avevo poi ceduto, trovandolo carino, gentile e simpatico. Poi qualcosa è cambiato; non era venuto a scuola per una settimana, ma mi telefonava per sapere come stavo e per raccontarmi un po' che cosa faceva, senza però rivelarmi dove fosse e come mai non fosse presente, tant'è vero che ogni volta cambiava discorso oppure diceva che lo stavano chiamando. Una volta tornato era abbronzato e si faceva circondare da tutte, e dico proprio tutte, le ragazze della mia classe. Anch'io cercavo di farmi notare in quella massa di ochette starnazzanti, arrivando quasi a farne parte per stargli accanto. Nel giro di pochi giorni cominciò ad evitarmi, a prendermi in giro e io cercavo di riderci su, pensando che lo facesse con tutti. Poi accadde: venne da me e mi disse di voler parlare in privato. Andammo sul retro della scuola mentre gli altri giocavano, visto che era intervallo.
-Non è il caso che stiamo insieme- mi disse. Ovviamente gli chiesi il perché, visto che la cosa era alquanto inaspettata e abbastanza improvvisa. -Come perché? Non ti vedi? Chi mai ti può volere!- rise. -Non voglio mica rovinarmi la reputazione, e se mi vedessero con te... Oddio!- E qui un'altra risata, di quelle strane. Una di quelle di divertimento derivante dalla sofferenza altrui. Io accennai senza più proferir parola, cercando di sorridere e fare buon viso a cattivo gioco. Dentro di me l'aspettavo in un certo senso, ma ero triste. Ero comunque una ragazza testarda e competitiva, quindi cercai di non prendermela e lasciar correre. Avevo degli amici. Poi andai in cortile, dove tutti i ragazzi della mia età, quindi tre classi intere, si erano stranamente riuniti in un ammasso indistinto di grembiuli colorati. Appena qualcuno mi vide arrivare mi indicò, facendo girare tutti. Fu una ragazza a parlare. Era più alta di me, decisamente, all'epoca una delle poche, e aveva dei lunghi capelli ramati. Gli occhi erano castani, perfettamente in sintonia con il resto del viso. Riconobbi in lei la ragazza che più era ossessiva nei confronti di Shinichi-kun.
-Beh? Com'è andata? Hai soddisfatto il tuo cliente, troietta?- disse ridendo, seguita a ruota da molti altri. Io non capivo.
-Oh, poveretta, lasciamola stare, la stellina. Il ragazzo l'ha appena lasciata!- ridacchiò un'altra facendo finta di asciugarsi una lacrimuccia. Io continuavo a non capire, ma a ciò si aggiungeva anche la rabbia.
Qualcuno cominciò a ridere e ad insultarmi. Poi mi vennero incontro, spintonandomi e tirandomi i capelli. Mi picchiavano senza una ragione apparente. Una ragazza urlò -Al mio tre ragazzi! Uno. Due. Tre!- Contò. Appena lo disse un coro di voci cominciò a rimbombarmi nelle orecchie: "Non sei abbastanza!" mi canzonavano. Io cominciai a piangere involontariamente e cercai di tirare qualche calcio alla cieca.
Rias e Haru cercarono di tirarmi fuori da quella orda, riuscendoci solo dopo una buona decina di minuti e non rimanendo illesi, ma di sicuro ne avevano suonate parecchie anche loro. Le maestre non si vedevano in giro... In seguito scoprii che Shinichi le aveva chiamate tutte dentro la scuola con la storia dei soldi rubati. "Mamma e papà mi hanno dato i soldi per le caramelle e qualcuno me li ha rubati" Continuava a ripetere. Il portafogli era stato nascosto nel mio zaino, quindi persi anche la fiducia dei maestri.
Tornai a casa con gli unici due amichi che mi erano rimasti e appena avevo varcato la soglia scoppiai a piangere a dirotto. Avevo pregato loro di non dire niente e per fortuna mi diedero retta. Il giorno seguente non andai a scuola, e nemmeno quello dopo. Piangevo, dormivo e basta. Non volevo mangiare. Poi, al terzo giorno, i due mi avevano invitato ad uscire e io fui quasi letteralmente buttata fuori di casa da mia mamma.
Eravamo in giro per la città, quando Rias vide Shinichi-kun. Era dall'altro lato della strada ed era circondato dalle ragazze più prosperose e di sicuro facili, se non altro era ciò che pensavi quel momento. Rias trascinò Haru per il polso sulla strada, intenta a dare una lezione a Shinichi-kun... Un camion stava passando e non ha fatto in tempo a frenare. Tutti accorsero a vedere cos'era successo, anche l'autista, in preda al panico ma comunque cercando di assumersi le proprie responsabilità. Io ero scioccata. Rimasi ferma sul marciapiede, mentre le lacrime che pensavo di aver prosciugato cominciarono a susseguirsi ininterrottamente. Tutto appariva sfocato; tutto tranne il ghigno del ragazzo che per primo aveva cominciato a rendermi la vita impossibile.
Mi sentii vuota, persa. Un sacco di tela buttato sulla strada. Mi ero accasciata sul suolo, sperando che tutto fosse solo un semplice e orrendo incubo, nonostante le urla, la sirena dell'ambulanza e gli spintoni della gente curiosa erano fin troppo reali, ma non riuscivano comunque a scuotermi da quello stato di trance.
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Watashi wa dare desu ka?
Teen FictionToojo Rika è una studentessa dell'accademia linguistica più famosa in Giappone. E' un'inguaribile asociale a causa di un burrascoso passato. Fobica di ogni socializzazione, si ritroverà a dare una chance a un nuovo compagno di classe, che le ricorda...