2. All normal

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SARAH

Mi alzo prima del previsto e dopo venti minuti la sveglia inizia a suonare; raggiungo il telefono e lo spengo.

Devo smettere di impostare la sveglia se mi alzo sempre prima.

Ed eccoci qui.

Nuovo giorno. Nuovi disastri. E nuovi metodi per cercare di non distruggermi.

Ormai ci sono abituata a questa routine.

Mi affaccio alla finestra e guardo il cielo, il sole splende, la gente che cammina con i suoi amici o familiari.

Può sembrare banale, ma per me non lo è.

Sto cercando di riprendere in mano la mia vita, o per lo meno ci provo, da tanto tempo, però ci provo.

Sì, facciamo ancora un po' di cose spericolate, ma non come prima.

Piano piano stavo perdendo me stessa, senza neanche accorgermene.

Forse tutto quello che era successo quella sera doveva accadere.

Per fare sì che noi non ci perdessimo del tutto.

Mi dirigo verso la cabina armadio, prendo la divisa e la indosso, metto i tacchi, un tacco non eccessivo ma neanche troppo basso.

Vado in bagno, mi lavo i denti spazzolo i capelli e mi trucco un po'.

Mi guardo allo specchio.

Non sono più la stessa persona di prima.

Non sono più la stessa persona di prima.

Mentalmente, mentre mi guardo, me lo ripeto varie volte ma so che non è vero.

Perché sicuramente appena avrò una possibilità ci entrerò di nuovo facilmente, il problema non è entrare, ma uscire.

Ogni cosa ha il suo prezzo.

«Cazzo, Sarah muoviti ma sei caduta nel cesso?» strilla dal salotto Aiden.

«Ma ci sarai caduto tu. Arrivo!» strillo a mia volta dalla stanza.

Apro il cassetto del comodino e prendo le chiavi. Ogni volta che apro quel cassetto i miei occhi si fissano su quella foto. Rappresenta noi quattro ad una festa alla confraternita, eravamo sbronzi, ma almeno tutti è tre stavamo sorridendo.

Distolgo lo sguardo dalla fotografia ed esco di fretta dalla camera e per poco non cado mentre scendo le scale.

Appena arrivo in soggiorno vedo i miei fratelli che mi stanno fissando come se al posto della divisa mi fossi messa un vestito da suora.

Aiden, Adam e ... aspetta.

«Dov'è Javon?»

«Stará ancora dormendo. Ieri è uscito con i suoi amici e sicuramente avrà la sbronza.» dice Adam con nonchalance.

«Col cazzo che non andrà a scuola. Lo andrò a svegliare io e voi non vi preoccupate. Così si impara.» presa dall'ira comincio a parlare senza freni e a voce un po' troppo alta.

«L'altra volta anch'io avevo la sbronza. E cosa ha fatto questo qui? Mi ha tirato giù dal letto con la forza»

«Sarah non urlare, i nostri genitori stanno ancora dormendo» mi ricorda Aiden.

Salgo le scale velocemente e quando arrivo nella stanza di Javon, apro la porta, non calcolando quanta forza ci ho messo.

Infatti più che aprirla l'ho sbattuta.

È quello che è servito per fare svegliare un minimo Javon.

Mi appoggio allo stipite della porta e lo guardo mentre si strizza gli occhi con le mani.

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