Carnevale

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A 13 anni avevo capelli neri, lunghi e ricci e quel giorno erano legati alla nuca da una lunga treccia.
A 13 anni ero piena di sogni e determinazione, odiavo tutto ciò che aveva a che fare con il mondo maschile. Ascoltavo, disgustata, i racconti erotici delle mie amiche. Parlavano delle loro avventure sessuali con facilità e minuziosità, ma quando le ascoltavo un conato di vomito mi partiva dallo stomaco. Lei però era diversa, provava ciò che provavo io ed è per questo che l'avevo scelta, per questo volevo che lei restasse al mio fianco per il resto dei miei giorni. Anche lei,come me aveva i capelli lunghi, ricci ma di un nocciola che alla luce del sole sembravano quasi biondi, così ribelli e indomabili proprio come il suo carattere.
Era tanto testarda Tess, sapeva come spuntarla quando un pensiero le martellava la mente. Quel pomeriggio, dopo i compiti ero seduta sul divano bianco del suo grande salone. Guardavo terrorizzata il vaso posto al centro del tavolino davanti a me, lunghe piume di pavone fuoriuscivano dal cristallo, quasi sembrava volessero sfiorarmi.
<<Puoi toglierle per favore?>> le chiesi rabbrividendo.
Sbuffando afferrò il vaso per posarlo di colpo sul mobile basso alla mia destra.
<<Ma mi ascolti?>> disse nervosa.
Gettai il capo all'indietro e alzai gli occhi.
<< Ti ho già detto di NO! Stavolta no...>> le risposi sfinita.
Si gettò accanto a me con mani giunte.
<<Per favore!>> mi implorò ancora una volta.
Guardai determinata davanti a me, sapevo che se solo avessi incrociato il suo sguardo avrei ceduto alle sue suppliche. Da un po' di tempo si era invaghita di un ragazzo e la pura di vederla finire come le nostre compagne era tanta. Si sarebbe trasformata anche lei in una macchina da sesso, il sol pensiero mi provocò un brivido lungo la schiena. Avevo paura di ammetterlo a voce alta,non volevo perdere la mia migliore amica. Le lacrime iniziarono a bruciarmi gli occhi, volevo piangere e urlarle che lei era diversa, che entrambi aspettavamo il famoso principe azzurro, pronto a farci vivere quella favola che avevamo sempre sognato. Provai a ricacciarle all'indietro, volevo spiegarle le mie emozioni con calma, ma il mio giubbino mi colpì dritta in volto.
<<SEI IMPAZZITA?>> urlai fremendo di rabbia.
<<Seguimi!>> mi disse mentre tirava giù dall'attaccapanni il suo.
Le brillavano gli occhi, segno inconfondibile che una lampadina nel suo cervello si era accesa e che, ancora una volta, aveva trovato un modo per convincermi.
Nella nostra piccola comunità il carnevale era una festa davvero tanto sentita, eravamo tutti coinvolti, dal più piccolo al più grande individuo. Tess aveva scoperto che anche Marck faceva parte di uno dei tanti gruppi che si erano formati, la sua idea era quella di provare ad unirci a loro così da potergli stare più vicino.
Uscimmo all'esterno e l'aria gelida di quel pomeriggio mi taglio il viso, mentre mi trascinava per mano dall'altra parte della strada,ad ogni sbuffo mi fuoriuscivano dalla bocca nuvolette di vapore.
<< Tess dove stiamo andando adesso?>> le chiesi riluttante.
Si girò a guardarmi e i suoi occhi vollero rassicurarmi. La nostra corsa fini daventi ad un grande portellone di ferro che chiudeva un grosso capannone posto al centro del cortile della signora che abita di fronte casa sua. Con una grossa spinta riuscì ad aprirlo e mi tirò all'interno dell'abitacolo semibuio. Fummo catapultate in un universo parallelo; mi sembrò di essere entrata nella favola di Alice Nel Paese Delle Meraviglie. Ogni singolo personaggio era stato ben rappresentato ed era stato montato sul grosso carro,nonostante non ci fosse nessuno, i meccanismi erano in funzione e anche se mancavano di colore, si potevano ben distinguere. Fui rapita dagli occhi dolci di Alice e così rimasi per un po' a fissarla.
<<Indubbiamente un ottimo lavoro. Ma non basta a convincermi.>> dissi guardandola di sbieco. La delusione inondò i suoi lineamenti ed io fui invasa dalla mia squillante ridarella.
<<Convincerti a fare cose?>> chiese una voce alle nostre spalle.
Entrambi sussultammo e ci voltammo di scatto.
Fu allora che incontrai per la prima volta i suoi occhi nocciola. Aveva il sorriso luminoso che, formava ai lati delle guance due profonde fossette e nonostante la leggera barba, i piccoli nei che aveva sul viso erano ben visibili.
Provai a replicare ma sentì le parole morirmi in gola, le gambe erano pesanti, quasi a volermi inchiodare a terra e lo stomaco mi era balzato vicino al cuore. Sabrava battessero all'unisono.
<<Ciao Nico!>> disse Tess ancora delusa. <<Niente, non riesco a convincerla aaaa...>>
<< Io sono convintissima!>> intervenni tirandole una gomitata nel fianco per metterla a tacere. La mia amica strabuzzò gli occhi e si voltò a guardarmi interdetta, io non distolsi lo sguardo da Nico nonostante mi fossi resa conto della figuraccia che avevo appena fatto. Lui scoppiò in una grossa risata prima di avvicinarsi per tendermi la mano.
<<Piacere Nico>> si presentò.
Afferrai la presa mentre lui si ricomponeva.
<<Myrhiam>> dissi a mia volta.
I suoi occhi mi penetrarono l'anima, mi sentì nuda di ogni emozione, mentre una scarica di adrenalina univa le nostre mani. Non smetteva di sorridere e più lo faceva più il cuore minacciava di esplodermi dal petto.
"Forse è così che ci si innamora" pensai. Ma io quel momento lo avevo vissuto solo attraverso i libri, lo avevo ascoltato in qualche canzone o lo avevo visto in TV, sognando che un giorno fosse arrivato anche per me quel sentimento così puro e limpido. A me avevano parlato solo di sesso, quello sporco, quello che cambi ogni sera e che non ti lascia nulla se non quella sensazione di soddisfazione. Io, a 13 anni, sognavo ancora la mia favola.
Nico divenne improvvisamente serio e lasciò la mia mano, sembrava quasi mi avesse letto nella mente, poi fece cenno con il capo di seguirlo e noi, senza dire una parola, ci incamminammo dietro di lui. Di nuovo fuori, Nico sparì in quella che probabilmente era la sua macchina, scovò dal cruscotto una cartellina con dei fogli su cui iniziò a scrivere i nostri dati; mi persi ad accarezzare con gli occhi i suoi lineamenti. Era, quasi sicuramente, molto più grande di noi, quell'aria da uomo lo rendeva così rigido e composto ma allo stesso tempo aveva movimenti sinuosi ed eleganti. Sospirai pensando che un uno così perfetto potesse nascondere tanti segreti e qualche fregatura.
Dopo esserci accordati sulle taglie dei vestiti ci liquidò con un'altra stretta di mano: <<Non ho bisogno di altro.>> disse infine.
<<Bene! Grazie Nico. >> rispose Tess. Io mi limitai ad un sorriso e lui sembrò ricambiare per un momento, poi si voltò e sparì chiudendosi alle spalle quel grande portone di ferro.
<<Mimì che ne dici di ritornare sulla terra?>> chiese ironica Tess girandosi dalla mia parte.
<< È così....>>
<<Grande?>> puntualizzò lei.
<<Oh! probabilmente si!>> dissi senza distogliere lo sguardo da quell'ammasso di ferro verde a tratti arrugginito dal tempo.
<<Rimaniamo qui o torniamo a casa?>> convenne lei due minuti dopo.
<<Sei stata presa a Zelig e io non so nulla?>> risposi sarcastica quanto lei.
Agganciò il suo braccio al mio e con la testa appoggiata alla mia spalla ci incamminammo verso l'uscita in silenzio. Quando arrivammo sotto la luce dell'ultimo raggio di sole della giornata Tess sospirò.
<<Vedi Mimì l'amore è così, arriva come un uragano nella tua vita e spazza via ogni certezza. Arriva e ti travolge come un'onda. Ti annienta. Quando arriva non puoi fare a meno che sentirlo nel cuore, nella pelle, sulle labbra, nello stomaco. E allora se puoi si felice e lotta. Potrà essere difficile e complesso ma sarà sicuramente vero, se lotterai ogni attimo, ogni istante, ogni giorno. L'amore è turbamento, lotta e anche coraggio. L'amore è, non può non essere. È rosso, non è nero, sopravvivere non arrendersi. L'amore è puro. L'amore è dunque rosso per chi ci crede, per chi lotta. Nero per chi si arrende. Io ci voglio credere, e tu?>>

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