Amori Malati

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Non so per quale strano meccanismo mentale, malato, mi convinsi che essendo stato lui il primo, Fabio doveva restare l'unico uomo della mia vita. Non lo denunciai, anzi, iniziai con lui una vera e propria relazione.
I ricordi belli che mie ero lasciata alle spalle erano ormai spariti, io ero sparita e me ne rendevo conto con il passare dei giorni ma, nonostante questo, passai con lui i successivi cinque anni.
Anni fatti di violenza fisica e verbale, anni di tradimenti e bugie. Mi aveva isolata da tutto e tutti, non esisteva nessuno all'infuori di lui, perché io ormai dipendevo da lui. Anche a scuola sedevo da sola, in disparte dal resto dei miei compagni di classe e da Tess che non aveva neppure notato il mio cambiamento. Io invece lo vedevo bene, nonostante non riuscissi più a guardarmi allo specchio, sapevo che non ero più quella ragazza solare e allegra ti un tempo, quel inguaribile romantica che sognava ad occhi aperti. Avevo poco più di diciotto anni ma ero ormai morta dentro.
Imparai bene a nascondere i lividi e a mostrarmi quella di sempre, anche con i miei genitori. Un giorno però, dopo l'ennesimo litigio e l'ennesime percosse decisi di lasciarlo.
Anche in quell'occasione Fabio alzò le mani, mi urlò che ero una fallita e che senza di lui non sarei andata da nessuna parte. Tutto come da copione, ma quella volta non mi lasciai intimidire, scesi dall'auto e mi allontanai a passo svelto. Lui però non era di certo un tipo che si arrendeva facilmente, continuò, di tanto in tanto a scrivermi messaggi o mi chiamarmi nel cuore della notte. Lo ignoravo volontariamente pensando che prima o poi le sarebbe passato ed infatti dopo poco smise di cercarmi.
Il tempo iniziò a trascorrere, i mesi si susseguirono uno dietro l'altro ed un anno corse via veloce. Decisi di non lasciarmi abbattere e di riprendere in mano la mia vita e la mia adolescenza. Mi diplomai con il massimo dei voti e quella stessa estate trovai lavoro come commessa in un negozio di abbigliamento del paese. Ricominciai a sorridere e a vivere la vita come se fosse un'avventura. Grazie al lavoro feci nuove amicizie e addirittura riallacciai qualche rapporto che per colpa sua avevo chiuso.
All'inizio del 2016 però qualcosa nella mia vita cambiò di nuovo. Una sera, mentre ero a lavoro, vidi entrare Rudy e subito mi ritornò alla memoria ciò che era accaduto al suo diciottesimo compleanno. Lui, probabilmente, era anche all'oscuro di tutto, certe notizie, in un paesino piccolo come il nostro, sarebbero corse via veloci. Non mi lasciai ingannare dalle mie emozioni e dai miei ricordi, lo servì come un qualsiasi altro cliente.
<<Posso provarlo?>> mi chiese alzando uno dei jeans che gli avevo mostrato.
<<Certo!>> dissi facendogli strada verso il camerino.
Sparì dietro la tenda.
<<Mimì devo parlarti!>> disse una volta dentro.
<<Immaginavo!>> risposi prontamente.
<<È cambiato, e lo dico davvero stavolta.>> iniziò lui.
Sbuffai già esasperata da quella conversazione.
<<No Rudy, non intrometterti ti prego!>>
<<Si sta arruolando Mimì!>> disse lui aprendo la tenda.
Ero scettica e confusa da quello che avevo appena udito.
<<Ti sta bene!>> risposi indicandogli i pantaloni, poi ritornai dietro la cassa.
Rody rientrò in camerino per rimettersi i suoi vestiti, pochi minuti dopo mi raggiunse al bancone.
<<Dagli almeno la possibilità di parlarti!>> supplicò lui. Scossi il capo.
<<È passato più di un anno, le cose cambiano e accade anche per le persone.>> insistette ancora.
<<Non a Fabio!>> dissi dandogli il resto. Imbustai la sua spesa e lo ringraziai per l'acquisto. Mentre lo guardavo uscire fui attanagliata dai sensi di colpa, in fondo lui non c'entrava nulla, era stato supplicato di fare da tramite.
<<Rudy aspetta!>> dissi istintivamente. Lo vidi fermarsi al centro della stanza, si voltò a guardarmi e attese che finissi il mio discorso.
<<Se vuole sa dove trovarmi!>>
Lui annuì e lasciò il negozio, lanciandosi in macchina lo vidi prendere il cellulare per poi accostarlo all'orecchio.
Venti minuti dopo la porta si aprì di nuovo e Fabio fece il suo ingresso.
Sentì lo stomaco contorcersi ma il cuore non ebbe nessuna reazione.
<<Ciao!>> mi salutò lui. Aveva lo sguardo e la voce di un cane che era appena stato bastonato. Sapeva fingere, ed io lo sapevo bene.
<<Cosa vuoi ancora?>> chiesi in modo diretto.
<<Parlarti!>> rispose lui tenendo gli occhi bassi.
Aprì il cassetto del bancone e presi le chiavi. Dirigendomi verso la porta gli dissi di andare nel retrobottega. Fabio obbedì. Chiusi la serratura e lo raggiunsi.
<<Sentiamo!>> dissi senza accendere la luce. Rimanemmo nella penombra della stanza, il sole stava tramontando e dalla finestra i raggi ci colorarono di rosso.
<<Potrai mai perdonarmi?>> mi chiese.
<<No!>> risposi gelida.
Cadde in ginocchio piangendo. Era la prima volta che lo vedevo disarmato di ogni sua sicurezza,debole e quasi indifeso. Mi avvicinai piano e quando fui abbastanza vicina sentì la sue braccia avvolgermi le gambe. Posò la fronte sulle mie ginocchia e i singhiozzi gli divennero più forti. Gli poggiai una mano sulla testa e chiusi istintivamente gli occhi. Riuscì di nuovo a percepire il suo profumo di cocco, quel profumo che ogni tanto riusciva a farmi sentire anche a casa.
Mi accovacciai a terra asciugandomi le lacrime e prendendogli il viso fra le mani gli dissi:
<<Hai fatto la scelta giusta!>>
Lo tirai verso il mio viso e lo baciai con passione.

                          ********

<<Ci vediamo dopo in stazione!>> dissi accarezzandogli i capelli rasati.
<<Non voglio che tu venga!>> rispose cambiando il tono di voce. Era più duro e severo.Da quando eravamo tornanti insieme,Fabio era davvero cambiato. Mi dedicava più tempo, più attenzioni, era più dolce e soprattutto più docile. Non avevamo mai avuto discussioni e tutto ciò che era successo un tempo lo avevamo spedito nel dimenticatoio.
Era per noi un nuovo inizio, ma la durezza delle sue parole mi lasciarono di stucco.
<<Ma avevamo detto...>> lasciai la frase a metà.
<<Ok, fai buon viaggio!>> dissi scendendo dalla macchina infuriata.
<<Dai Mimì aspetta!>> lo sentì sbuffare e aprile la portiera della macchina. Iniziò a seguirmi.
<<Ci sono anche i miei genitori, non mi va di dargli spiegazioni proprio adesso che devo star via due mesi. È già abbastanza difficile così!>> disse affaticato.
Mi fermai di colpo e lo guardai di traverso. Eravamo soli nel parcheggio dalla villetta. Il sole di Giugno aveva già spedito molte persone al mare ed il paese iniziava man mano a svuotarsi.
Afferrò un chiocca dei miei capelli ricci e la tirò leggermente.
<< Ma quanto sei capricciosa?>> disse sorridendo. Mi lanciai fra le sue braccia e lo tenni stretto fino a fargli mancare il respiro. Nonostante tutto sapevo che mi sarebbe mancato tanto.
Mi asciugai le lacrime.
<< Mandami una foto in divisa appena arrivi!>> dissi senza smettere di abbracciarlo. Lo sentì annuire in silenzio camuffando un singhiozzo. Dopo esserci salutati lo vidi salire in macchina ed allontanarsi.
<< È per il tuo bene!>> dissi a voce alta, più a me stessa che lui.

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