Capitolo 2

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Appena il re se ne andò con a seguito le guardie, rivolsi l'attenzione alla donna che doveva essere una delle ultime servitrici rimaste al castello.
Rimasi un po' sorpresa, quando vidi per intero la sua figura minuta.

Era davvero molto giovane per il ruolo di ancella reale. Chissà da quanto tempo era al servizio di re Avor. «Mia signora» disse con voce delicata e tremante «vi prego di seguirmi» e cosi feci. Seguì la ragazza di nome Yveline di nuovo avanti e indietro per i corridoi del castello. Dèi, ma non finivano mai?.

Ero qui da poche ore e già iniziavo a non sopportare più i corridoi del castello.
Come facevano a non perdersi i reali e chi lavora all'interno delle mura, per me rimaneva un mistero. Dovevo recuperare il primo possibile una mappatura del castello.

La guardai camminare con le spalle perfettamente dritte, senza nemmeno un accenno di curvatura. Aveva un insolito portamento, molto diverso rispetto ai servitori di corte che erano tutti ingobbiti dai lavori pesanti che svolgevano.

I suo capelli dorati, semiraccolti con delle forcine, ondeggiavano ad ogni passo che faceva.

Il mio cervello mi rispedì immediatamente l'immagine di Callista. Maledetto bastardo.
Le assomigliava davvero tanto. Troppo.

Ad interrompere il filo dei miei pensieri fu la sua voce, che mi risucchiò alla realtà.
«Questa sarà la vostra stanza» disse fermandosi davanti alla porta del mio nuovo alloggio, ovvero nella stanza dove sarei dovuta rimanere per tutto il periodo che avrei trascorso qui ad Irvin. «Venite, ve la faccio vedere» affermò prima di aprirla «entrate pure» anche questa volta feci come mi aveva detto.

Quando entrai, rimasi sbalordita. Vista da questa prospettiva sembrava che fosse grande almeno il triplo di quella che mi era stata assegnata alla Congrega. Mi avevano dato una delle camere riservate agli ospiti più importanti?.

Probabilmente sì data l'enorme ampiezza.

I miei occhi si posarono involontariamente sulla mobilia. Non avevo mai visto arredi simili, nemmeno alla Corte dell'Est. Tutto il contrario di quel dormitorio comune, grigio e insipido su cui avevo dormito per anni accerchiata da spifferi e muffa su ogni parete. Con delle coperte che non servivano a scaldare nemmeno le dita delle mani o dei piedi.

Avrei finalmente avuto l'occasione di dormire su un vero letto, comodo e accogliente.

Quest'enorme camera avrebbe potuto ospitare perfettamente almeno una decina di cacciatrici. Mi guardai attorno osservando minuziosamente l'interno. Dall'altra parte della camera, c'era un'ampia vetrata da cui riuscivo a vedere il giardino interno del castello, ben tenuto e curato dai giardinieri reali. Le nivalis, i fiori d'inverno dai petali bianchi erano già sbocciate.
Rimasi incantata a guardarle. Non avevo mai avuto l'occasione di vederle o di scorgerne una durante i miei viaggi. Conscia del mio comportamento, cercai di riacquistare la fermezza.
Mi voltai verso di lei, che era ancora rimasta appiccicata allo stipite della porta. Non aveva emesso nessun suono da quando ero entrata in quella stanza.

«Grazie» le dissi rivolgendomi in tono rassicurante, con un accenno di sorriso. Non volevo spaventarla più di quando non lo fosse già. Almeno nei suoi confronti, non volevo risultare troppo minacciosa. Avevo il desiderio, anzi volevo che almeno qualcuno tra quelle mura, potesse non considerarmi pericolosa. «È il mio compito» disse.
Dentro di me sperai che presto o tardi non sarebbe stato così.

«Se avete bisogno sono nella stanza accanto mia signora» affermò facendo un inchino, prendendo tra il pollice e l'indice i lembi del vestito.
Poi abbandonò la stanza richiudendo la porta alle sue spalle. Rimasi sola.

A quel punto mi abbandonai di nuovo ai pensieri.

Finalmente era arrivato quel momento. Era da mesi che non facevo altro che aspettare una convocazione da parte del Moonshine. A volte dal nervosismo mi ero addirittura smangiucchiata le unghie, senza rendermene conto finché non avevo perso sangue.

MOONSHINE- La Congrega delle CacciatriciDove le storie prendono vita. Scoprilo ora