Capitolo 5

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Appena lasciammo la casa della tessitrice, fummo investite dalla folla intenta ad aggirarsi tra le varie bancarelle. «C'è molta gente» affermò Yveline osservando i passanti con un cipiglio sul viso. Non potei far altro che annuire per darle ragione.

Schivando le persone che ci venivano addosso, riuscimmo ad un certo punto ad inoltrarci nel mezzo della calca per raggiungere un posto un po' meno affollato.
«Vi devo chiedere scusa per il comportamento di Jul. È rimasta scottata quando una delle cacciatrici uccise suo figlio per...» si bloccò. Immaginai che non sapesse come continuare a spiegarmi senza che quello che le uscisse dalla bocca suonasse come un offesa alla Congrega.

«Non importa. Non mi dovete alcuna spiegazione. Posso comprendere. Non le darò nessuna colpa» le dissi. Io sapevo. Ero a conoscenza che l'Istituto avesse fatto del male anche inutilmente. D'altronde avevo indubbiamente avuto alcuni vantaggi nell'essere stata una delle predilette della rettrice. In alcune occasioni ero venuta a sapere di questioni che mi avevano dato i brividi. Di altre invece mi sarei mozzata un arto piuttosto che esserne a conoscenza.

Avevo sopportato tanto dolore. Ma la nostra missione, il nostro fine, prevaleva su tutto.

Nessuno poteva sfuggire alla sua furia, nemmeno se ti ritrovavi in mezzo ed eri innocente.
Il prezzo da pagare era alto per chiunque incrociasse la sua strada. O la nostra.

Per distrarmi, mi concentrai sul profumo di spezie che si levava dal mercato. Era talmente intenso, che se avessi continuato a percepirlo probabilmente mi sarebbe venuta un'emicrania. Non ero abituata a sentire odori così forti.

Ad ogni modo Yveline aveva ragione. Irvin era davvero incantevole. Ammirai per qualche attimo, la bellezza che mi stava offrendo il villaggio in quel momento, prima di dirigerci a piedi alla locanda. Poi, ad un certo punto, quando il naso iniziò a bruciarmi per la pienezza dei profumi, decisi di cambiare strada, optando per camminare nei piccoli vicoli in cui non c'era nessuno e dove il profumo scemava, diventando meno intenso.

Lei mi seguì senza protestare, rimanendo sempre al mio fianco. Non si mosse da lì fin quando non raggiungemmo la distanza ideale tra il mio naso e quegli odori pungenti.

Mi fermai di colpo. Non sapevo dove si trovava la taverna.

«Yveline, devo andare alla locanda del villaggio. Ho bisogno che tu mi porta fin lì» le chiesi.

Alla mia affermazione sembrò rimanere un po' perplessa. Ebbi il dubbio che pensasse sul serio che le avessi mentito, quando le avevo detto che non sapevo dove si trovava.

Ma in effetti non mi conosceva abbastanza per sapere che se avessi conosciuto la sua esatta posizione ci sarei andata da sola. Non le avrei mai chiesto di venire con me.

Ma, purtroppo quel lycan era svenuto prima che potessi porgli altre domande.

Lo stramonio con cui lo avevo punzecchiato lo aveva sfinito.

«Siete alla ricerca di qualche notturno?» domandò di getto. Colsi un fremito nel suo timbro di voce. Non sembrava più essere molto convinta della decisione che aveva preso.

«Sì, sto cercando qualcuno» le risposi rimanendo appositamente sul vago. Non volevo che iniziasse ad avere paura, anche perché le creature della notte avevano un fiuto finissimo, perciò non volevo che questa spedizione rischiasse di finire prima ancora di cominciare.

«Ho capito» mormorò con un fil di voce «Non ci vorrà molto da qui» mi rispose riprendendo a camminare. Da questo momento in poi mi avrebbe condotto lei.

Osservai da dietro la sua andatura.

Ero certa che il luogo dove stavamo per addentrarci non fosse una semplice taverna in cui si servivano pasti caldi e qualche boccale di birra. Assolutamente no.

MOONSHINE- La Congrega delle CacciatriciDove le storie prendono vita. Scoprilo ora