I could hate you now

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Joseph

Quando qualche raggio di sole filtra dalla finestra è impossibile continuare a dormire. Strizzo gli occhi per il fastidio, girandomi dal lato opposto, per poter avere ancora un po' di ombra e qualche minuto in più per risposare.

Cerco a tentoni col braccio sinistro il corpo di Clara, rimasta a dormire qui anche stanotte. Ormai è abitudine e la cosa mi riempie il cuore. Non mi sentivo così a mio agio con una ragazza da tantissimo.

Clara è stata una boccata d'aria fresca che vorrei durasse per sempre.

Non riuscendo a toccare il suo corpo, apro leggermente un occhio per poterla visualizzare, ma ci sono solo le coperte disfatte. Di lei neanche l'ombra.

«Stella di mare!» la richiamo, convinto sia in bagno o in cucina. Si sveglia sempre prima di me, non mi stupirei se fosse già in piedi a fare qualcosa.

«A stare ferma mi viene la noia» dice.

È una ballerina, eccezionale aggiungerei. L'ho conosciuta a giugno in Spagna, mentre entrambi eravamo in vacanza coi nostri gruppi d'amici. L'ho osservata per giorni in spiaggia prima di prendere coraggio e andarci a parlare. Passava le ore nell'acqua, poi, stufa di nuotare, rimaneva sul lettino per altrettante ore. Una sera, ad una festa in spiaggia, parlammo di qualunque cosa e finii persino a cantare per lei.

«Cantami la prima che ti viene in mente» disse, quando le dissi di voler lavorare nel mondo della musica. Ed ecco che cantai "Stella di mare" di Lucio Dalla. Da allora è la nostra canzone, se l'è anche tatuata, perché la chiamo sempre così.

Dopo quelle due settimane in Spagna, ci perdemmo di vista, per poi ritrovarci per puro caso entrambi a Roma. Da lì capimmo che forse era l'universo che ci voleva assieme, chissà.

Ad oggi, dopo 6 mesi, sono il ragazzo più felice al mondo.

Peccato però, che al mio richiamo non riceva risposta. «Cla', che stai a fa'?» ritento con voce più alta, ma nulla.

A distrarmi è Latte, che sale sul letto per farmi compagnia. Dopo qualche carezza mi sorpassa, scendendo dal letto e avvicinandosi alla finestra. Inevitabilmente, nel seguirlo con lo sguardo, porto l'attenzione sul comodino.

C'è su una lettera che non ho mai visto prima, con su scritto in nero
"x Joseph".

Una brutta sensazione mi attraversa.

Prendo fra le mani la busta bianca e la apro, scoprendo che contiene, come mi aspettavo, una lettera.

"Caro Joseph,
solo Dio può sapere quanto io mi senta un mostro in questo momento, quanto io mi senta male a fare ciò che sto facendo, con la consapevolezza che tra qualche ora mi odierai. Perché lo farai. Mi odierai, ma non è questa la cosa che mi fa più male. La cosa che mi fa più male è sapere di starti ferendo, io, io che dovevo essere quella che invece voleva portarti luce. Ti chiedo scusa, scusa se per una volta ho messo me al centro di tutto, ma credimi quando ti dico che sei stato il mio primo pensiero dinanzi a tutto questo, anche se non sembra.
Quando ti sveglierai e non mi troverai sarà perché non sono più in Italia. Prima di conoscerti, non ricordo neanche più con precisione quando, feci richiesta per una borsa di studio in un'importantissima scuola di Londra, senza dargli particolarmente importanza. Una di quelle cose che fai, senza neanche sapere se alla fine ti converrà o meno. Hai imparato a conoscermi, sai bene quanto io creda in me: meno di zero. Qualche settimana fa ho ricevuto finalmente risposta...
Mi hanno presa, Joseph, ed io non ho avuto il coraggio di dirtelo. Ogni momento mi sembrava sbagliato, ogni frase mi sembrava inopportuna. Ho portato questo fardello dentro di me per giorni, perché quando ero lì lì per farlo tu mi sorridevi, ed io perdevo la testa. Volevo auto convincermi del fatto che non avrei dovuto lasciarti, che sarebbe bastato sopportare la distanza per un po', ma sappiamo entrambi che certe cose non funzionano mai. So che mi avresti supportato, perché ti conosco, ma so anche che avresti messo a repentaglio i tuoi sogni pur di farmi inseguire i miei ed io non volevo. Non volevo e non voglio tutt'ora impedirti di costruire tutto ciò che meriti, di costruire il tuo futuro.

Ti amo. Ti amo più della mia stessa vita, anche se non mi credi.

La paura di sbagliare, sai, paralizza la scelta. Perdonami davvero, ma se ho preso questa, è stato per non ritrovarci schiavi della stessa.

Non cercarmi, non pensarmi, fa conto che per te non sia mai esistita.
Per favore non scrivermi, non chiamarmi, non lo sopporterei.

Meriti tutto il bene di questo mondo e, evidentemente, tutto questo non coinvolge anche me.

Scusa. Ti amo.

Tua, per sempre.
Clara".

Noto l'inchiostro sul foglio sciogliersi a causa delle mie lacrime.

Mi ha lasciato. È andata via.

Accartoccio il foglio e lo lancio contro la finestra, facendo spaventare Latte, che subito mi si avvicina e si accoccola.

Hai ragione Clara,
forse ora ti odio,
ma ti odio ancora di più perché questo terribile sentimento non supera tutto l'amore che in realtà provo per te.

The start of nothin'
Ooh, I could hate you now
"It's quite alright to hate me now"
When we both know that deep down
The feeling still deep down is good

Ivy -HoldenDove le storie prendono vita. Scoprilo ora