Mashton #6

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"Hey Ash, dammi un'altro drink" urló il ragazzo tinto, ormai ubriaco fradicio, per sovrastare il forte suono che quella musica elettronica da quattro soldi emetteva.
"No, non ho intenzione di darti un bel nulla." Rispose deciso Ashton, il nuovo barman della squallida discoteca della periferia di Londra chiamata da tutti gli adolescenti del posto "la tana".
"Come no, cazzo Ashton, dammi il mio fottuto drink." Urló furioso Michael sbattendo un pugno sul bancone di legno.
"Ti rendi conto di quanto hai bevuto? Rischi di entrare in coma elitico se bevi solo un'altra goccia di questa merda, non voglio avere pesi sulla coscienza. "
Spiegó Ashton restando calmo mentre puliva dei bicchieri. Ashton voleva bene a quel ragazzo, ci teneva troppo a lui . Non poteva bere così tanto solo per piacere, non era possibile.
Michael voleva dimenticare.
Voleva dimenticare l'incidente di sua madre. Si sentiva così in colpa, se lui non fosse scappato di casa lei non sarebbe mai uscita di casa e non si sarebbe mai trovata nel bel mezzo di una fottuta sparatoria.
Michael voleva dimenticare il fatto che il padre lo avesse cacciato di casa.
Aveva solo detto due parole.
"Sono gay." Aveva sussurato.
Non avrebbe mai potuto immaginare che lui lo avrebbe picchiato a sangue e cacciato di casa.
Michael non lo meritava.
Era sempre così dolce e gentile con tutti. Perché il destino aveva previsto così tanto male Per lui?
Ashton invece, era un ragazzo annoiato che voleva solo avere un lavoro per pagarsi una casa. Un ragazzo come tanti. Ordinario.
Normale.
L'opposto di Michael.
Odiava la normalità, per questo si tingeva sempre I capelli di strani colori. "Non me ne fotte un cazzo, voglio il mio drink." Disse Michael sussurando, con le lacrime che gli rigavano le guancie. Lunatico, Michael era dannatamente lunatico.
E I ricordi affioravano nella sua mente troppo in fretta, non riusciva proprio ad elimimarli.
Ashton sospirò. Pultroppo era il suo lavoro, e anche se non voleva farlo, dovette accontentare il suo cliente.
UnoDueTre
Quattro bicchieri di strani tipi di alcoolici.
Michael corse in bagno e Ashton si sentí così dannatamente in colpa.
Dopo dieci minuti il riccio decise di controllare le condizioni del ragazzo. E quando entrò in quel bagno si sentì morire dentro. Il ragazzo era steso sul pavimento, circondato dal suo vomito. Ashton chiamò tremante l'ambulanza che arrivó dopo 15 minuti.
***
Era svenuto? Si era forse affogato con il suo vomito? Ashton non lo sapeva. Era un'ora che camminava avanti e indietro per il corridoio dell'ospedale. Finalmente un medico uscì dalla stanza e camminó verso Ashton.
"Si è svegliato. È semplicemente svenuto, ha bevuto in quantità eccessive. Può entrare se vuole." E così fece. Bussò titubante alla porta ed entro quando sentì un' "avanti."
Il ragazzo era seduto su un letto e si massaggiava le tempie.
Si guardarono per un tempo che sembrò
nfinito. Occhi verdi contro occhi marroni. I caratteri scuri prevalgono sempre sui chiari. Infatti Michael distolse lo sguardo e lo puntò sul pavimento. Ashton si sedette affianco a lui. Si guardarono nuovamente, ma questa volta Michael prese coraggio e decise di fare quello che, da molto tempo, desiderava. Le loro labbra entrarono in collisione e Michael capí di aver trovato finalmente la sua felicità, il suo punto di riferimento, la sua ancora di salvezza.
Aveva trovato il suo "ne vale la pena."

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⏰ Ultimo aggiornamento: Jul 06, 2015 ⏰

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