Sarah - I tre giorni

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"Caccia la sborra!" esclamò.
Scoppiai in una risata vivace, Sarah invece fissò ancora il mio uccello che pulsava.
"Perché non sborri!?" insistette perplessa.
"Sarah, sei seria? Hai una vaga idea di quanto lo abbiamo fatto nel giro di tre giorni?"
"Almeno dieci volte, direi"
"Appunto! Non è che ho una riserva infinita di spermatozoi nei coglioni!" esclamai in risposta, irritato dalla sua ignoranza. Certo, un'irritazione leggera, accompagnata da tutto il benessere generato da quell'assurda quantità di orgasmi; affascinante di sicuro, colta con sfumature di erudizione, sensuale, piedi eleganti protagonisti di scatti erotici in bianco e nero quando si posarono sul mio corpo. Non esiste nulla di meglio se nel concetto di bellezza si fondono sia l'aspetto cerebrale che quello fisico ma ad ostacolarci fu la sua aria da pronipote della Maria Luigia, che trascinò, nei pochi giorni passati con lei, un sottofondo di vizio e di tutto dovuto, motivo per cui, a letto, mi divertii a sovrastarla con sani e vigorosi colpi di cazzo, accompagnati da qualche sonora sculacciata.
"Da quanto non scopi, Julian!?" chiese ansimante dopo avermi allontanato da lei nel primo di quei momenti. Con le gocce di sudore che scendevano lungo la mia schiena, risposi che l'ultima volta era di qualche giorno prima.
"E sei sempre così? Forse non te ne rendi conto, ma quando lo butti dentro sento la cappella nell'ombelico... Mi sfondi, cazzo!" da parte mia, un vero amusement nel sentir tali parole.
Sei o sette anni più grande di me, quindi oltre i quarant'anni, ma solo agli inizi della scoperta della sua sessualità, come confessò lei stessa, ragione per cui, in una torrida serata estiva, cavalcai l'ondata del flirt, passando sopra al velo di antipatia che mi suscitò da subito. Seduti nell'elegante giardino di un ristorante,in un palazzo in pieno centro città, le chiacchiere ci portarono a svelarci con garbo; non fosse stato per i like che misi alle foto che aveva pubblicato sulla sua pagina, non mi avrebbe chiesto di uscire il giorno stesso. Like solo alle foto in cui era scalza o in cui, scarpe o sandali, lasciavano ben in vista le dita dei piedi.
"È che per me la sensualità passa attraverso le estremità del corpo: mani, piedi, punte dei capelli. Dettagli eleganti ed erotici" confessai con tono serio.
"Ma infatti ho gradito questa cosa, secondo me chi sa apprezzare è intrigante, a letto deve dare soddisfazioni. Non mi aspettavo che dicessi anche i capelli, anche perché li ho corti..." disse sorpresa.
"Proprio per questo" risposi abbassandole il filo che era la spallina del suo vestito "lasciano il collo scoperto. La linea che prosegue verso la spalla è un altro dettaglio molto sensuale" e terminando la frase lasciai scorrere il polpastrello lungo il braccio, sfiorandola appena; i capezzoli mostrarono all'istante il loro profilo turgido sotto la senape dorata che colorava la stoffa del vestito. Una reazione inconscia che da una parte creò una personale soddisfazione, mettendomi in una posizione di vantaggio, dall'altra aumentò il disprezzo che, latente, provavo nei suoi confronti.
"Sei solo una puttanella viziata" pensai tra me e me, mentre riprese a parlare atteggiandosi nei suoi fastidiosissimi modi snob. Vinse, però, il pensiero di avere la testa fra i suoi piedi, muovendomi tra le sue morbide e lunghe cosce, quindi, mi sforzai per soppesare maggiormente ogni aspetto positivo della serata, che proseguì lunga dopo la cena.
Ci spostammo in un locale alle porte della campagna, la cui piscina, fruibile ovviamente solo durante il giorno, rendeva l'atmosfera pseudo esotica, una finzione perfetta per un flirt di plastica.
La nostra conversazione sembrava infinita, ogni argomento subiva la spinta del potenziale sessuale che, bene o male si instaurò tra di noi. Dal bancone la osservai in attesa dei cocktail: si atteggiava con il telefono, tra messaggi e selfie, contenta e vanitosa. Effettivamente, una visione piacevole per la mia mente che già la vedeva completamente nuda e fradicia.
Le porsi il cocktail e la sua vivacità mi fece intuire che la serata, lì, sarebbe terminata presto: svelò subito la sua voglia di gustare il drink con i piedi nell'acqua.
"Dai... Ci hanno già detto che non si può"
"Non mi interessa, io vado" decretò slacciando i sandali. Gesto tanto semplice quanto erotico, nel mio mondo ideale avrei assistito alla scena con il cazzo in mano. Il tempo di sedersi a bordo vasca che lo staff la raggiunse e la riaccompagnò da me, ricordandole con gentilezza il divieto. Sarah adagiò la schiena ad un bracciolo della poltrona ed appoggiò i polpacci sull'altro, le gambe guidarono lo sguardo fino ai suoi piedi sospesi nell'aria. La sua bellezza rischiò di fare vacillare la posizione di vantaggio che conquistai al ristorante.
"Julian, che dici se finiamo il bicchiere e andiamo via da qui? Sono stati antipatici..."
Risposi alzandomi ed avvicinandomi a lei, con lo sguardo perplesso. Estrassi il fazzoletto dalla tasca ed asciugai i suoi piedi sgocciolanti con cura, lasciando trasparire accenni della mia vena feticista ed i suoi capezzoli manifestarono nuovamente apprezzamento nei miei confronti.
"Ecco, così puoi rimetterti i sandali e andiamo" dissi cercando di non sbilanciarmi, mantenendo una certa compostezza. L'aura di Sarah era particolarmente vibrante, carica di eros e con un tono curioso mi chiese dove l'avrei portata.
"Ti riaccompagno a casa" risposi io, mentendo. Saliti in macchina, uscendo dal parcheggio, mi chiese se l'avrei davvero portata a casa e, nuovamente, risposi con freddezza, affermativamente.
"Puoi portarmi dove vuoi" il tono fu quasi supplichevole.
"Se vuoi andiamo a casa mia, ma sappi che si cammina a malapena dal disordine... E questo non significa che se dormiamo insieme scopiamo, inizio a sentirmi particolarmente stanco"
"No vabeh... Comunque... Sai che ho solo un perizomino sotto" si sentiva alle strette, la sua debolezza mi fece impazzire, ma non dovevo e non volevo manifestarlo, non in quel momento. Senza distogliere lo sguardo dalla strada dissi che le credevo e nulla di più, anche se doveva essere minuscolo, non si notava nessu segno sotto il vestitino, uno di quei perizomi a filo che sparisce nel culo, la lingerie che preferisco su una donna.
"Davvero" insistette lei sfilandoselo "guarda!"
Fingendomi quasi infastidito dalla sua insistenza, le feci presente che avrei gradito non andare a schiantarmi e che le credevo senza bisogno che me lo mostrasse: minuscolo, rosso, semitrasparente, fradicio, da segarsi annusandolo e leccandolo. Più ci avvicinavamo a casa, più le sue voglie diventavano esplicite e provavo un immenso piacere nel deluderle; una volta saliti mi spogliai e, ormai nudo, le indicai dove poteva trovare tutto ciò di cui avesse avuto bisogno.
"Io intanto mi corico, non ce la faccio davvero più. Mi sento stanchissimo".
Ad occhi chiusi, fingendomi addormentato, sentii la sua agitazione di fianco a me, continuò a rigirarsi fino a che esplose.
"Non ci credo" sussurrò "nuda sul suo letto e dorme!"
Lentamente mi aprì le gambe e cominciò a succhiare: non potevo restare indifferente a lungo, il cazzo si stava ingrandendo nella sua bocca.
"Hai davvero una gran voglia, Sarah... Sei davvero brava con il cazzo in bocca"
"Ma sei sveglio? Stronzo!"
Ridendo le dissi che avrei fatto ben di peggio mentre eravamo fuori, ma che godevo troppo nel negarle le sue voglie; per quanto affascinante e desiderabile, non tolleravo i suoi modi così snob.
"Sei davvero stronzo" rispose irritata.
"E tu una ragazzina viziata con la fica fradicia"
"Vaffanculo cazzo, sei stronzo davvero"
"Sì" risposi infine facendo partire il primo notturno di Chopin "ti va di metterti a pecora su queste note divine?"

Iniziò così la nostra guerra dei tre giorni, nel flusso di colonne sonore da intenditori, voli pindarici, erotismo e ignoranti colpi d'uccello fino a rinsecchirmi le palle.

Due personalità incompatibili.

Eppure un bel ricordo, che conservo in un cassetto. Un piccolo triangolo di pizzo rosso, con i segni biancastri di umori colati, che ogni tanto riguardo, riannuso.

Segandomi.

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