concerto

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finii di applicarmi il mascara sulle mie ciglia lunghe,mi guardai un ultima volta allo specchio e scesi dalla mia umile dimora. Sotto casa mia trovai Elisabetta con un motorino mai visto prima. <e questo?> chiesi con un sorrisino avvicinandomi. <non fare domande e sali> mi rispose facendomi spazio per salire. Arrivammo a destinazione in poco tempo date le velocità non proprio legali a cui guidava Betta. Appena entrate due tizi ci si pararono davanti,e Betta saluta con il bacetto sulla guancia uno di questi. Betta aveva conosciuto un tipo su ista,che gli aveva chiesto di uscire dicendo di avere un amico a sua detta perfetto per me. Lei sosteneva che io dovessi staccare per forza la testa dai libri se avessi voluto uscirne viva,quindi eccoci qui:Al concerto di un cantante che non conosciamo con due tizi che hanno tutta l'aria di non aver mai aperto un libro. L'altro mi si avvicina e si presenta.<ciao bellissima io mi chiamo Valentino,tu?> mi chiede con un sorrisetto da deficente. <Calypso> risposi con aria fiera. <facciamo che ti chiamo bella> mi risponde. Simpatico come un tappo di sughero su per il culo. Betta lo squadra malamente . é biondo con gli occhi marroni,porta dei semlici jeans neri con una maglia del medesimo colore. é l'esatto tipo di ragazzo che una ragazza della mia età definirebbe "un fregno". A pare mio sembra solo un coglione. Per le prime canzoni abbiamo provato a stare con loro,e ci è voluta veramente tanta voglia. Non tanto per le canzoni perché tutto sommato erano anche carine (non che fossimo riuscite ad ascoltarle benissimo appresso a quei due deficenti). A circa metà concerto abbiamo detto di andare in bagno e siamo fuggite. Indubbiamente tra le luci,la folla e la musica ci siamo perse ritrovandoci in un posto che sembrava essere una sottospecie di "dietro le quinte" senza nessuno. Betta con la sua solita grazia si sedette su una poltron a peso morto. <esiste un girone dell'inferno per quelli che hanno inventato i tacchi> disse lei togliendosi le scarpe. Io mi sedetti sulla poltrona davanti alla sua. <la prossima volta che accetto un uscita a quattro con un tipo che hai conosciuto tu strozzami.> dissi. <allora la prossima volta tu conosci un tipo di tua spontanea volontà> mi risponde. <i miei uomini sono i libri di medicina Elisabetta,fattene una ragione> risposi. <eh brava chiavateli pure> mi risponde e ridemmo in sincro. Restammo lì fino a fine concerto,quando però ce ne stavamo per andare due ragazzi entrarono. erano sudati fracidi,che schifo. C'è da dire pero che erano veramente dei bei ragazzi: il primo castano con gli occhi marroni e un fisico veramente della madonna,che vedevo dato che era senza maglietta. E l'altro altissimo,di carnagione leggermente scura con i dread,anche lui senza maglia ma con un fisico bello comunque,ma non palestrato come l'altro. <ciao,voi siete nel team?> ci chiede quello castano. Ha il fiatone. Già da un po' pero,dato che siamo stati quasi un minuto a fissarci senza dire nulla. <no,se volete ce ne andiamo,scusate per il disturbo,solo sapete un uscita secondaria?> dice Betta. Io però sono ancora intenta a fissare l'altro,di cui il fiatone non accenna a calmarsi,a differenza dell'altro a cui è tornato quasi regolare. È diventato anche abbastanza bianco e sta sudando. Vedo che si appoggia a un mobiletto lì. Gli corro vicino prendendogli la faccia tra le mani. <o stai bene?> gli chiedo forte. Balbetta qualche parola di cui capisco ben poco. Il fiato è peggiorato. si porta una mano al petto facendomi segno di no con la testa. Il suo amico intanto lo scuote. Lo faccio sedere velocemente ma non sembra migliorare. Intanto entrano molte persone che presuppongo siano il cast. <non vi avvicinate per nessun motivo> quasi urlo. Vedo che gira la testa come se fosse ubriaco. Ok. Non c'è tempo per farti prendere dall'ansia. Sei quasi una cardiologa e sai perfettamente come affrontare una situazione del genere. sento se c'è battito sulla gola. <cazzo> neanche il tempo di dirlo che mi cade addosso. Le persone urlano e si avvicinano,sento betta urlare e dirgli qualcosa che le convince a non avvicinarsi. Betta mi da una mano a sdraiarlo bene a terra in pochi secondi. Controllo la respirazione. Nulla. Devo fare un massaggio cardiaco immediato. sento Betta chiamare l'ambulanza. Appoggio una mano sopra l'altra intrecciando le dita,mantenendo le bracci dritte. Individuo il punto e inizio a spingere 4/5 cm sotto.  È bianco come un cadavere.Due spinte al secondo 120 al minuto. Arrivata alla 30esima gli tappo il naso siggillando le nostre bocche e respiro forte due volte. Continuo a spingere sul petto. 1 2 3 4 5 1 2 3 4 5 cosi fino alla 30esima e poi di nuovo la respirazione. Sono concentrata come mai prima d'ora. alla terza respirazione vedo l'addome che inizia ad alzarsi e ad abbassarsi. continuo e alla quarta respirazione inizia a tossire fortissimo. Ho le lacrime agli occhi. Il lavoro va ancora finito però. Inizia a respirare non regolarmente e piano piano apre gli occhi. Si tira su co i gomiti mentre continua a tossire forte. Sento qualcuno ringraziare il signore. <oi vai tranquillo con calma> gli sussurro facendolo appoggiare a me. <con calma> gli continuo a dire. <guarda me> gli dico alzandogli leggermente la testa con due dita. Insipiro ed espiro lentamente. Lui a poco a poco riesce a seguirmi. Lo facciao sedere molto lentamente. <Soffri di qualcosa?> gli chiedo guardandolo dritto negli occhi. Per fortuna sta riprendendo colore. <no> mi risponde. <che è successo?> mi chiede subito dopo guardando le persone intorno. <hai avuto un infarto,ma ora va tutto bene> gli dico. <mi hai salvato tu?> mi chiede. <si> gli rispondo. <grazie> mi dice. <prego> gli rispondo. Mi alzo per fare spazio ai medici che intanto erano arrivati. Una signora sulla cinquatina mi prende con le mani il viso e mi bacia in bocca. Questo non me l'aspettavo. <grazie mille di aver salvato mio figlio sei un angelo che Dio ti benedica> mi dice abbracciandomi. <di nulla> gli rispondo. <adesso come sta il mio amore, dovrà fare qualcosa?> mi chiede. <ora sta bene,in ogni caso dovrà fare qualche test,ma si è ripreso, è fuori pericolo ora> gli rispondo. <non so come ringraziarti veramente,intanto avete fame? volete mangiare qualcosa?> mi chiede. Se. <un bicchiere d'acqua andrebbe benissimo grazie> le rispondo. <sicura che non vuoi mangiare nulla amore?> mi chiede. Se me lo chiede così quasi mi dispiace dirgi di no. <non vorrei disturbarla> le dico. <ma figurati tesoro,non le devi neanche andare a pensare queste cose,vieni qui micia> mi dice prendendomi sotto braccio. <ma la tua amica dov'e> mi chiede. Giro un po intorno e trovo infondo alla stanza Betta a consolare il ragazzo mulatto di prima. <Ghali povero ragazzo> dice la signora trascinandomi con lei dal ragazzo e Betta. <come sta Mario?> mi chiede vedendomi. <bene,si è ripreso,ora gli stanno facendo tutti gli accertamenti del caso ma ora sta bene> gli rispondo. Annuisce e ritorna a guardare Betta. <ora noi penso che ce ne andiamo, dì al tuo amico di fare tutti gli accertamenti del caso e poi fateci sapere come sta,ti dò il mio numero così poi ci fai sapere> gli dice Betta. <ehy no non ve ne andate,vi accompagnamo noi a casa. Penso che Mario come minimo voglia parlarti> ci dice guardandomi alla fine. Aspettiamo che Mario finisca tutte le procedure e poi la maggior parte delle persone escono dalla stanza,lasciandoci soli. <ciao> mi dice sorridendomi. <ciao> gli rispondo. <come ti chiami?> mi chiede. Speriamo almeno lui non faccia battute da coglione sul mio nome come molte altre persone. <Calypso> rispondo. <se avrò una figlia la chiamerò Calypso> mi risponde. Non avevo mai ricevuto un complimento così dolce sul mio nome. <me la devi far conoscere poi eh, sennò mi offendo> gli rispondo. <ti posso fare una domanda?> mi chiede. <ho paura ma vai> gli rispondo. <era la prima volta che salvavi la vita a qualcuno?> mi chiede. Quella domanda mi lascia un po' spiazzata. Gli dovevo rispondere la verità o una bugia a fin di bene? <se è troppo personale vai tranquilla,non sei obbligata> mi tranquilizza vedendo probabilmente la mia espressione. <nono vai tranquillo,comunque no,non è la prima volta> gli rispondo. Alla fine ho scelto l'amara verità. <dove hai imparato?> mi chiede. Sembra seriamente interessato. <studio medicina,e poi ci hanno fatto dei corsi nell...a mia scuola> gli rispondo. <che bello studiare medicina,io sono negato a scuola> mi risponde ridendo leggermente. <magari non ti hanno mai insegnato a studiare e l'hai sempre vista come un imposizione> gli rispondo. <e poi anche io sarei negata a fare tutto quello che fai tu> aggiungo. <cosa faccio io che una studente di medicina che ha salvato la vita a delle persone più di una volta non sappia fare?> mi chiede. <scrivere testi,stare continuamente sotto i riflettori senza poter fare un passo falso,avere tutta quella pressione addosso,non avere ansia di esibirti davanti a tutte quelle persone,essere bombardato da critiche sempre,temere che la gente ti si avvicini solo per la fama o per i soldi,dover fare una foto anche quando non vorresti.> gli rispondo. <alla fine impari a gestire tutto,anche se ci sono dei giorni in cui vorresti solo mollare tutto ed essere una persona normale> mi risponde. Segui un momento di silenzio intenso in cui ci guardammo,e in quell'attimo avevamo gia capito tutto dell'altro.

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