In silenzio,
supino ad aspettar invano,
la sentenza vile di un giudizio,
nell'ombra vigile della morte.
Mi parve il lamento austero dell'oblio,
vertigine e terror,
negli occhi miei tristi.
Di cui male sentivo,
mentre ceder credevo,
sotto il macigno del fardello,
del quale peccar d'amare,
rieccheggia perpetuo,
e di superba agonia,
in quello strascico di tempo, smisurato,
il cui battito incessante ed eterno
perde di valore,
Lasciando bramar il fato,
Nell 'ora del giudizio.