13. please let me die in your darkness.

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✿𝓛𝓲𝓵𝔂✿

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Grazie💙💫

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«La verità ti renderà libero.
Ma prima ti farà incazzare.»
- Gloria Steinem
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Nella foga, mi precipitai nella quiete della mia stanza, cercando riparo da lui e dalle emozioni distillate in anestetico che mi spillavano il cuore.

Il mio petto pulsava freneticamente, il battito cardiaco martellava in un'armonia sconnessa. Chiudevo la porta alle mie spalle, ma il mondo esterno bussava insistente.

«Apri questa cazzo di porta, oppure la sfondo.» tuonò la sua voce attraverso il legno. Un silenzio imbarazzato fu la mia risposta, una sfumatura di vergogna che colorava le guance.

Come avrei potuto affrontare il suo sguardo?

«Non è necessario fingere. So che sei laggiù, avanti, non ho tempo da perdere, ragazzina.» Insisteva con voce tagliente, impaziente. Quell'urgenza mi costrinse a muovermi dalla porta, a fronteggiare ciò che avrei preferito evitare. Lentamente, aprii.

E quando lo scrutai, le mie iridi risplendevano di un anelito profondo, una brama nascosta che si faceva strada dall'anima alle viscere, infuocata e intangibile. Lui era lì, immobile, avvolto soltanto da un asciugamano che sembrava aggrapparsi disperatamente ai suoi fianchi, come se persino il tessuto fosse consapevole della sua fragilità contro la potenza del corpo che cercava di contenere.

I suoi capelli umidi cadevano disordinati sulla fronte, ciocche scure che si attardavano lì come un ricordo sfuggente della tempesta d'acqua da cui era appena uscito. Ogni singola goccia d'acqua sembrava viva, pulsante, scivolando lentamente lungo il suo petto, seguendo il solco dei suoi muscoli definiti, danzando sulla pelle color bronzo che brillava sotto la luce morbida della stanza.

Ogni istante si dilatava, e il tempo si frantumava in miriadi di frammenti lenti e infiniti. Il respiro divenne un eco lontano, come se l'universo stesso stesse trattenendo il fiato insieme a me. E nel centro di quell'attesa sospesa, il suo corpo si rivelava, maestoso e vulnerabile, ogni movimento carico di un'intensità che sfiorava l'incredibile.

L'asciugamano che lo cingeva sembrava quasi troppo fragile per contenere il desiderio palpabile, quel rigonfiamento evidente che sfidava ogni segno di controllo, come se ogni fibra del suo essere stesse gridando di liberarsi.

Gli occhi mi tradivano, indugiando su ogni dettaglio, incapaci di staccarsi da quella visione. Ogni muscolo si tendeva sotto la pelle, ogni linea del suo corpo sembrava scolpita da una mano divina, come un'opera d'arte troppo perfetta per appartenere al mondo reale. Eppure lui era lì, vivo, reale, presente in tutta la sua potenza e vulnerabilità. C'era una tensione nell'aria, un filo invisibile che ci univa, una forza che cresceva, indomabile, nell'attesa del prossimo respiro, del prossimo battito.

Il silenzio tra noi era carico di parole non dette, di pensieri che vorticavano nell'aria come foglie in una tempesta, eppure niente si muoveva davvero. Soltanto noi due, e il ritmo dei nostri respiri, che si rincorrevano, lenti, come se aspettassero un segnale, una scintilla, qualcosa che potesse spezzare quell'attimo perfetto e irreale. E io, catturata in quel momento, sapevo che ogni cosa stava per cambiare.

𝑵𝒆𝒗𝒆𝒓 𝑺𝒕𝒐𝒑 𝑺𝒉𝒊𝒏𝒊𝒏𝒈Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora