⚔︎𝓔𝓽𝓱𝓪𝓷⚔︎
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Tik Tok: nemy_lane_storiesPrima di iniziare a leggere il capitolo vi prego di lasciare una stellina per supportarmi, sapete quanto sia fondamentale per me.
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«Quando sei arrabbiato,
conta fino a dieci prima di parlare.
Se sei molto arrabbiato, conta fino a cento.»
- Thomas Jefferson
୭̥❀⋆┈༉୭̥❀⋆┈༉୭̥❀⋆┈༉୭̥❀⋆┈༉୭̥❀⋆┈༉୭̥Il cielo sopra di me era un manto intricato di stelle spente, come frammenti di vetro caduti da un paradiso perduto, il mondo sembrava respirare piano, eppure io, in quell'istante, non riuscivo più a sentire il respiro far parte di me. Ogni particella d'aria mi opprimeva, mi entrava dentro come una lama d'ossigeno e usciva con il sapore del sangue.
Mi sembrava che il cuore si facesse grande e poi minuscolo, come se le costellazioni stesse pulsassero al ritmo della mia furia, della rabbia che mi avvelenava l'anima. La mia mente era un campo di battaglia, una guerra tra il bisogno viscerale di proteggerla e quella sottile, ma impetuosa, follia che mi spingeva verso la rovina.
Ci avevo provato.
L'ansia cresceva mentre cercavo di mantenere la calma, ma le immagini di quel tizio che si avvicinava troppo a lei, insistendo nonostante la sua chiara espressione di disagio, stavano scatenando un'irrefrenabile sensazione di rabbia in me mai provata prima.
Avevo provato a contare fino a dieci, fino a cento, ma ogni battito del mio cuore accelerava mentre la gelosia mi divorava.
E quando vidi quel bastardo così vicino a lei, come un'ombra scura che scivola in un abisso, qualcosa dentro di me si spezzò. Non c'era più tempo, non c'era più logica o pensiero. Ero una stella che cadeva, un meteorite pronto a schiantarsi contro l'universo intero, e lui era la mia destinazione. Lui, che osava avvicinarsi a lei, che con le sue mani immonde sfiorava la sua pelle come fosse sua. Era come se l'aria stessa fosse venuta meno, l'ossigeno si era trasformato in veleno, bruciava nei miei polmoni e mi spingeva ad agire.
Gli avrei voluto tranciare ogni singola falange posatasi sul suo corpo, per poi fargliela ingoiare a suon di pugni e farla schizzare fuori dal cranio.
Le parole erano superflue ed ero totalmente annebbiato dalla rabbia e dalla gelosia quando con scatto fulmineo mi fiondai su quel coglione che aveva anche solo osato pensare di sfiorarla con le sue mani imbrattate dall'orrore.
Volevo strappargli via ogni singolo istante che aveva passato accanto a lei, rimuovere ogni traccia della sua presenza. E quando la sua mano si posò su di lei, come un morbo inarrestabile, qualcosa scattò in me. Le mie mani si chiusero a pugno e ogni respiro si tramutò in un ruggito soffocato.
Non lo avrei permesso.
Lo attraversai, il mondo.
Per lei.Mi fiondai senza esitazione sul suo corpo del cazzo, pronto a collidere con lui e allontanarlo anni luce da lei, mentre ogni passo che facevo sembrava affondare nel vuoto, ma andavo avanti, portato da una forza che trascendeva ogni cosa umana, ogni sentimento ragionevole
Era la gelosia, sì, ma era più grande, era una marea oscura e infinita che mi assorbiva tutto, ogni fibra del mio corpo, ogni battito, ogni pensiero. Ero solo, io, quella furia ancestrale che risuonava nelle mie ossa, e lui, con la sua arroganza meschina, il suo odore che contaminava l'aria che lei respirava.
Lo avrei ammazzato.Attraversai quella stanza, quella folla, come un fulmine che taglia il cielo durante una tempesta d'estate. Il mio cuore martellava, un tamburo incessante, le stelle si frantumavano sopra di noi, schegge di luce che non illuminavano altro che il mio odio. Ero lì, davanti a lui, il suo viso, la sua esistenza erano nulla di fronte alla mia furia. Vidi il terrore nei suoi occhi quando mi fiondai su di lui, un unico pensiero martellante nella mia testa: ha toccato ciò che è mio.
Gli avrei voluto strappare ogni singolo osso dalle mani, e ogni volta che i miei pugni incontravano il suo volto, era come se cancellassi una colpa. Il suono della carne che si scontrava con il mio odio era dolce, una sinfonia di vendetta e giustizia. Il suo sangue schizzava, macchiava la mia pelle, e ogni goccia era una piccola stella cadente che si infrangeva contro la notte. Ogni pugno era un frammento di cielo che si schiantava contro di lui, un ricordo di quel confine che non avrebbe mai dovuto oltrepassare.
Gli tirai un pugno, sentendo il contatto con la sua pelle, il suono sordo di quel colpo.
Un altro, e un altro ancora.La mia mente era offuscata dalla rabbia, il tizio finì con il volto macchiato di sangue.
Ero incontenibile.«Ethan! Fermo, basta! Lo ucciderai!» gridò lei, la sua voce impaurita risuonava come un eco, e io mi fermai un attimo, sguardo confuso.
Aveva paura di me?
Non le avrei mai fatto del male.La sua voce si insinuò tra le crepe della mia furia, penetrando nelle pieghe del mio odio come una luce in un abisso. Mi fermai, solo per un attimo. Il mio respiro era un fiume in piena, il sangue martellava nelle orecchie, eppure mi fermai. Non per lui, che per quanto mi riguardava avrei potuto lasciarlo morire lì, inumato in quella pozza di sangue che avevo creato.
Ma per lei, solo per lei.«Apri bene le orecchie, pezzo di merda. Non osare mai più, mai più, avvicinarti a lei.» Ringhiavo, con voce carica di minaccia. «Non devi guardarla. Non devi respirare la sua stessa aria. Non devi toccarla. Ci siamo capiti? Ora Sparisci. Non farti vedere mai più.»
Voltai lo sguardo verso di lei, cercando nei suoi occhi un appiglio, una luce, qualcosa che mi riportasse indietro da quell'oscurità che stava divorando tutto.
La vidi tremare.
Lei aveva paura di me?
Io che mi sarei fatto frantumare dall'universo intero pur di proteggerla, adesso ero la fonte del suo terrore?
Mi sentii morire, eppure la rabbia non mi abbandonava. Volevo strappargli via la vita, cancellare la sua esistenza, eppure non potevo.
Mi stava implodendo addosso il mondo intero, ogni singolo atomo schiantava la sua presenza contro la mia carne, eppure tutto si riduceva a quel singolo momento, a quella ferita che mi bruciava come fuoco liquido sotto la pelle.Ma poi, la sua voce, il suo timore mi ricondusse alla realtà. «Ethan... portami a casa,» supplicò, tremante.
Mi avvicinai a lei, cercando di offrirle conforto.«Andiamo.»Il bastardo aveva toccato ciò che era mio.
Gli sguardi sbalorditi degli astanti non mi importavano. L'unica cosa che contava era lei, la sua sicurezza. Il mio sguardo incontrò il suo, cercando di trasmetterle un senso di protezione mentre la gelosia mi aveva infettato e corroso ogni singolo atomo, mandandomi all'inferno.
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꧁ SPAZIO AUTRICE ꧂
Aah la gelosia..
Ethan, stai iniziando a vacillare per questa ragazzina?
O è solo un'illusione?
Vi aspetto nei commenti fatemi sapere che ne pensate. Lasciate una stellina🫶🏻
E per la terapia di gruppo ci vediamo su ig🥀🖤
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𝑵𝒆𝒗𝒆𝒓 𝑺𝒕𝒐𝒑 𝑺𝒉𝒊𝒏𝒊𝒏𝒈
Fanfiction🌟 𝑨𝒍𝒘𝒂𝒚𝒔 𝒃𝒆 𝒚𝒐𝒖𝒓 𝒐𝒘𝒏 𝒍𝒊𝒈𝒉𝒕, 𝒂𝒏𝒅 𝒅𝒐𝒏'𝒕 𝒍𝒆𝒕 𝒂𝒏𝒚𝒐𝒏𝒆 𝒕𝒖𝒓𝒏 𝒊𝒕 𝒐𝒇𝒇. 🌟 Esistono ombre che danzano nel crepuscolo dell'anima, avvolte da un velo di mistero che sfida persino la luce più radiosa. Sono presenze s...