III. Neve nera

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«Nayara» la voce ruvida di suo padre la accoglie mentre lei avanza con passo spedito nel suo studio. Ha imparato a non esitare anche se ha il cuore in gola.

Roose Bolton la fulmina con lo sguardo, inchiodandola sul posto, al centro della stanza. Quei suoi occhi azzurri e freddi ricordano quelli di Ramsay, ma più piccoli e crudeli. Suo fratello invece, nonostante tutto, li ha mantenuti enormi e curiosi come quando era bambino, sebbene le sue iridi siano dello stesso ghiaccio del padre.

Nayara non ha ereditato la genetica dei Bolton. Lei ha gli occhi color nocciola dei Ryswell e la corporatura esile di sua madre Bethany che la fa sembrare ancora più piccola della sua età.

Ed è così che si sente, piccola e fragile, ogni volta che si trova al centro di quella stanza. Da bambina lo aveva soprannominato in segreto lo Studio Rosso, per via del color cremisi delle pareti che ricordava quello del sangue, e detestava entrarci. È l'ufficio di Roose e quando lui la chiama lì era sempre per qualcosa di spiacevole.

Suo padre si alza dalla sua enorme sedia dietro la scrivania e incede verso di lei rilassato. Si avvicina e le accarezza il viso. La sua pelle è fredda, Nayara non ricorda che le mani di suo padre siano mai state calde.

«Somigli sempre di più a tua madre» le dice tirando un sorriso gentile.

Nayara ricambia il sorriso, poi nasconde le mani dietro la schiena e si conficca le unghie nei palmi.

Il tempo non ha sbiadito la paura che quegli occhi, simili a due lune bianche, riescano a leggerle dentro i più oscuri segreti. Lo hanno sempre fatto e lei ora possiede un segreto talmente nero da temere che l'oscurità le sgorghi dagli occhi come lacrime.

«L'Altopiano ti ha giovato come speravo» prosegue, poi si allontana da lei di qualche passo per poterla guardare nella sua interezza. «Ora però sei tornata nel luogo a cui appartieni. E non sei più la bambina che ha lasciato il freddo per tiepidi prati in fiore. Sei una donna del Nord. Una donna Bolton».

Nayara deglutisce a fatica, gli occhi fissi in quelli del padre. Quasi non osa respirare.

L'attenzione di Roose viene catturata da qualcosa oltre il vetro della finestra.

«Il vento sta cambiando» dice ancora, la voce ridotta quasi a un sussurro. «Devi fare una cosa per me».

«Qualsiasi cosa» risponde pronta lei.

«Andrò dai Frey dopo questa cerimonia, starò via per un po'» spiega Roose. «Ramsay invece andrà a Grande Inverno ed è necessario che faccia esattamente quello che io decido».

Nayara ascolta attentamente, il cuore che galoppa al solo pensiero di Ramsay lasciato a briglia sciolta in una missione del genere. Gli occhi di Roose calano nuovamente su di lei.

«Tu hai uno strano effetto su di lui, Nayara» continua e lei trema. «A te dà ascolto. Devi tenerlo a bada».

Le unghie hanno scavato solchi profondi nei palmi morbidi delle sue mani e Nayara si concentra sul dolore per mantenersi lucida. Se distogli lo sguardo, lui capirà.

«Devo andare con lui?» chiede solo, la voce atona.

«Non sarà necessario» è la risposta. «Potrei riconsiderare la sua posizione, se avrà successo. E in parte dipenderà anche da te».

Roose le si avvicina per un'altra gelida carezza.

«Non deludermi» le sussurra.



Non le ha dato ascolto.

Ramsay è imprevedibile come la marea che cambia con l'incostante soffiare del vento, non può essere dominato.

Black Snow | Game of Thrones • Ramsay BoltonDove le storie prendono vita. Scoprilo ora