26. you are too beautiful to remain under a sky full of unexpressed desires

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Prima di iniziare a leggere il capitolo vi prego di lasciare una stellina per supportarmi, sapete quanto sia fondamentale per me.
Grazie💙💫


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«Scese, evitando di guardarla a lungo,
come si fa col sole. Ma vedeva lei,
come si vede il sole, anche senza guardare.»
- Lev Tolstoy
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Se, nella mia misera esistenza avvolta da un manto di cordoglio straziante, come una notte senza luna che mai avrebbe trovato l'alba, mi avessero sussurrato che un giorno, un fugace battito di ciglia avrebbe rivelato il bagliore di una stella umana, incarnata in una ragazzina dagli occhi oceano, mai avrei prestato fede a tali visioni. Avrei riso amaramente, avvolto nei fumi della mia apatia e del mio cinismo, convinto che ogni luce fosse destinata a spegnersi, e ogni bellezza a sfuggirmi tra le dita come sabbia dorata.

Eppure, eccomi qui.

Eccomi qui, dinanzi a lei, travolto da un'estasi che mi sconquassa l'anima fino all'ultimo brandello rimasto, come se la sua sola presenza avesse il potere di frantumare ogni difesa che con tanto dolore avevo eretto.

Quel vestito che indossava, così incredibilmente scolpito addosso a lei, sembrava non solo tessuto, ma materia viva, un velo impalpabile che accarezzava la sua pelle come il tocco invisibile della luna, che in quella notte si riversava su di noi con la sua luce argentata, baciandola, illuminandola come una stella cadente destinata a infrangersi nei miei occhi, tra i miei pensieri, tra i battiti disordinati del mio cuore.

Lei era da togliere il fiato, in un modo che mi faceva male, un dolore dolce e intollerabile, come un'opera d'arte che sai di non poter possedere ma che non puoi smettere di desiderare.

Lei era più di un dipinto, più di una creazione divina, più di ogni galassia che avessi mai contemplato nella vastità della mia esistenza vuota.

Lei era, semplicemente, la stella più luminosa dell'intero firmamento, ed io, il miserabile uomo, ero condannato a orbitare intorno a lei, incapace di distogliere lo sguardo dalla sua presenza ultraterrena.
Mentre si avvicinava, i suoi passi leggeri come sospiri d'aria, un sorriso incantevole si dipinse sul suo volto, un sorriso che mi travolse come un'ondata di bellezza straziante. In quell'istante preciso, mentre i suoi occhi, quegli occhi di un blu profondo come il cielo notturno, mi scrutavano con una dolcezza che non potevo sopportare, mi resi conto che i confini che avevo eretto per proteggermi stavano collassando, come stelle esplose troppo vicine a un buco nero.

Lei non era più in pericolo.
Ora lo ero io.

«Grazie per aver deciso di accompagnarmi,» disse, la sua voce era come un suono antico, una melodia che riecheggiava tra le rovine del mio spirito stanco, «significa molto per me.» Le sue parole si infiltravano nelle mie vene come un veleno dolce, un veleno a cui non avrei voluto mai sottrarmi.

Lei parlava, ma io non ascoltavo davvero le parole. Ascoltavo la musica sottile del suo tono, le vibrazioni delicate del suo respiro, come se la sua anima mi stesse chiamando a sé, come se fossi destinato a perdermi in lei senza ritorno. Era una melodia che mi risucchiava, che faceva traballare il mio controllo.

«Tu me fluctuare... exanimandas es... et mea es,» sussurrai, quasi senza volerlo, come se quelle parole fossero il riflesso di un pensiero troppo profondo per essere contenuto.

Mi fai vacillare. Sei da togliere il fiato... e sei mia.

Pronunciare quelle parole era come evocare un incantesimo antico, un canto che aveva attraversato i secoli e che solo ora, in quel momento, trovava il suo vero significato. Il latino, lingua morta, lingua dimenticata, eppure così vibrante tra le mie labbra, era l'unico modo per tradurre l'intensità di ciò che sentivo.
Era una lingua intramontabile, proprio come il mio desiderio per lei, immortale, eterno.

Lei mi guardò, sorpresa, con quella curiosità che sapeva sempre come farmi eccitare ancor di più. «Cosa hai detto?» chiese, la sua voce un soffio leggero, quasi timoroso. «Che lingua è?» Il suo sguardo confuso, il suo sguardo ingenuo, mi colpì più di mille lame.

«Ti ho detto che non avevo nulla di meglio da fare che accompagnarti, questa sera.» Le parole scivolarono fuori dalla mia bocca come fumo, ma dentro di me, sentivo le mie viscere contorcersi. Non era vero, e lo sapevamo entrambi. La mia verità era nascosta nelle parole che non aveva capito, nelle emozioni che non potevo permettermi di rivelare.

Difettoso.
Indegno.

Ma mentre vedevo una leggera ombra di delusione passare sul suo volto, quella delusione mi procurava una strana, contorta beatitudine. Come se, nel vederla sconcertata, avessi trovato un piccolo momento di potere in questo turbine di caos che lei aveva scatenato in me. Forse, un giorno avrei trovato il coraggio di dirle la verità di quelle parole, ma non oggi.

Oggi, tutto ciò che potevo fare era guardarla, e soffocare le turbolente sensazioni che la sua presenza scatenava, come tempeste che si agitavano sotto la superficie del mare calmo.

Le feci un sorriso, uno di quelli che nascondeva il tumulto interiore, e le aprii la portiera.
Cosa aveva di diverso dalle altre?

Era una domanda che mi torturava, un enigma irrisolto che mi portava sull'orlo della follia.
I suoi occhi. Quegli occhi che sembravano avere il potere di scavare dentro di me, di toccare corde che non avrei mai voluto che qualcuno toccasse.

Le sue labbra. Quelle labbra che sapevano come incendiare ogni pensiero razionale, ogni barlume di lucidità, fino a ridurlo in cenere.

Il suo corpo, il suo sorriso, la sua mente perversa e arrogante, la sua sfida costante.
Ogni parte di lei era una provocazione vivente, una lama che affondava nella mia carne, mi faceva male, eppure, non potevo smettere di desiderarla.

E questo mi faceva incazzare. Questa ragazzina, con la sua fragilità e la sua forza, mi faceva impazzire, mi faceva arrabbiare come nessun'altra, e allo stesso tempo, faceva battere il mio cuore dannato con una violenza che mi spaventava.

Era un gioco pericoloso, ed io stavo precipitando senza controllo, mentre le stelle, sopra di noi, continuavano a esplodere nel buio, frammenti incandescenti che si schiantavano dentro di me, frantumando ogni resistenza.

I suoi occhi.
I suoi dannati occhi.
Le sue labbra.
Il suo sorriso.
Il suo corpo.
La sua mente.
La sua perversione.
La sua arroganza.
La sua aria di sfida costante.
Questa ragazzina mi faceva incazzare tanto quanto faceva battere il mio dannato cuore.

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SPAZIO AUTRICE
Bene bene bene...
Le frasi che dice Ethan, sono le stesse che trovate sulla copertina...🫂⚡️
Il nostro Ethan si lascia piano piano andare..come si fa a non amarlo? Io lo amo alla follia.
E ancora non avete visto niente.
Tenetevi forte per il prossimo capitolo, perché ci sarà UNA SCENA DEGNA DI ESSERE RICORDATA.🔥🤫
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𝑵𝒆𝒗𝒆𝒓 𝑺𝒕𝒐𝒑 𝑺𝒉𝒊𝒏𝒊𝒏𝒈Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora