𝑵𝒆𝒗𝒆𝒓 𝑺𝒕𝒐𝒑 𝑺𝒉𝒊𝒏𝒊𝒏𝒈

31. in your ocean eyes in which I see all the hope I never had

⚔︎𝓔𝓽𝓱𝓪𝓷⚔︎

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Prima di iniziare a leggere il capitolo vi prego di lasciare una stellina per supportarmi, sapete quanto sia fondamentale per me.
Grazie💙💫

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«Potrei dire che l'amore è come l'alcool.
Lo provi una volta, ti fa girare la testa,
ne vuoi ancora e ancora.
Ti fa sentire male, tanto male
che dirai di non volerlo provare mai più.
Ma poi, al prossimo bicchiere ci ricascherai.
E non dirai di no.»
- Charles Bukowski
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Il sole al tramonto tingeva il cielo di sfumature incandescenti, mescolando oro, porpora e carminio in un'esplosione di colori, mentre io, un'anima perduta, ero schiacciato nella penombra della mia stanza, il fumo della sigaretta che si arrampicava in spirali di malinconia, come fantasmi di ricordi inafferrabili. La mia mente, un turbine impetuoso di pensieri fragorosi, si avvolgeva attorno a un unico, ineluttabile pensiero inconsistente: lei.

Una settimana, solo sette misere giornate da quel momento cruciale in cui la sua figura si era dissolta nel buio di quel vicolo, lasciando solo un eco di promesse infrante e desideri non espressi sotto un cielo stellante sfavillante tanto quanto lei.

Ripensavo a quella notte come a un film che si ripeteva in loop, ogni scena avvolta da un'aura di nostalgia straziante.

La verità era che ero pregno di lei fino ad ogni mia più infinitesimale particella corporea che non era più mia.
Ero ossessionato dal calore del suo corpo, l'odore inebriante del suo profumo, il sapore di miele della sua intimità; il bacio rubato tra le ombre, un dolce assaggio di ciliegie mature, un frammento di beatitudine rubato all'inferno.

Lo ero dal modo in cui quelle stille salate le si imbrigliarono nelle ciglia per poi riversarsi sulle gote imporporate e scendere giù fino alle sue labbra sciroppate dischiuse che avrei volentieri morso fino alla fine dei miei giorni.

Lo ero dal modo in cui ogni suo lembo esposto di pelle rispondeva al mio tocco e solo al mio, consapevole di mandarmi in deliquio e sconquassarmi esanime l'intero cervello in cui ogni regione era ammantata da lei.

Lo ero del suo corpo afrodisiaco che non vedevo l'ora di assaggiare e scandagliare anfratto per anfratto di nuovo, accontentandomi di tutto quello che lei mi avrebbe offerto e anche se mi avesse concesso solo quella notte sotto il riverbero del riflesso astrale del plenilunio pregno di segreti mai raccontati, a me sarebbe andato bene comunque.

Eppure, nel profondo, sapevo che la chiamata di Madeline avrebbe cambiato tutto.

Sapevo di dover dar retta all'istinto di sopravvivenza che da anni mi seguiva come una belva inferocita, consapevole che avrei dovuto andarmene per sempre e allontanarmi da lei e dalla sua luce pura che avevo già imbrattato fin troppo con la mia oscurità.

Ciò che non avrei mai ammesso ad alta voce neanche sotto tortura, era che non l'avevo fatto solo per proteggerla e per preservare quell'innocenza che brillava in lei, ma anche e soprattutto per proteggermi da me stesso, dalla voragine che si stava aprendo nel mio muscolo cardiaco malridotto che le stava dedicando ogni battito impetuoso.

E anche se sapevo con ogni fibra del mio corpo che allontanarmi era  la scelta giusta, allo stesso irriverente modo ogni mia cellula organica infettata da un veleno che non conosceva antidoto, urlava di correre da lei.