4. Voce

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POV ALTERNATO SIMON-Y/N

Le settimane passano. La vita alla base è andata avanti come sempre. Io e Y/N siamo tornati a ignorarci come dopo quella sera. Io dormo e mangio poco, mi alleno molto per non pensare, ma il mio stato peggiora e questo influisce sulla mia concentrazione.

Nella missione che stiamo affrontando, infatti, compio errori anche se minimi. Ma non sono l'unico a essere distratto... Lei infatti sta mettendo tutti in difficoltà con la sua condotta.

«Cazzo, Y/N!» urlo alla radio. Forse sarebbe stato meglio per lei e per tutti noi portarla al sicuro e non farle muovere più un dito.

Mi fermo in un posto sicuro, appoggiata a terra, carico il fucile e cerco di respirare più a fondo. I colpi d'arma da fuoco riecheggiano in lontananza.

Il rumore degli spari è arrivato fino a qui e non posso credere a quello che sto sentendo. Cerco di concentrarmi sulla missione, ma poi vedo la mappa sullo schermo, il punto rosso ha smesso di muoversi. Lei è ferma.

«Y/N, che diavolo sta succedendo?! Perché non ti stai muovendo?» Il cuore picchiava nel petto.

«Mi sono dovuta mettere al riparo, tenente.» Era da molto che non parlavamo direttamente uno con l'altra. Anche se c'è una ricetrasmittente a dividerci.

«Ho bisogno di una cazzo di risposta. Perché non ti sei mossa?» Non è il momento della pazienza, non c'è più spazio per i miei pensieri e sentimenti.

Ho bisogno di risposte adesso, lei non sta facendo quello che avrebbe dovuto e questo danneggerà la missione. E lei stessa.

Sono bloccata. È la prima volta che sento paura, la paura di morire, quella che inizia a scorrere sotto la pelle come acqua ghiacciata.

«Il passaggio era bloccato e dall'altra parte fanno fuoco. Ho dovuto...» La voce esce a fatica tra i respiri affannosi.

«Voglio che tu faccia una cosa per me.» La mia voce risulta troppo severa, anche se il respiro è accelerato. Ma ho bisogno che se ne va da lì, è in pericolo e non posso... non posso permettermi di perderla.

«Sì, signore.» Spingo fuori la voce il più possibile. Simon è furioso, sto facendo un errore dietro l'altro. Mi schiacci contro il muro di un edificio, dietro dei detriti di cemento crollati sul marciapiede.

«Voglio che tu vada dentro quell'edificio alla tua sinistra.» È il luogo più vicino, non sicuro quanto vorrei, ma devo fare qualcosa.

«Muoviti e basta, Y/N, Devi andartene di lì. Stanno girando quell'angolo, saranno lì tra pochi secondi, devi muoverti. ORA.»

«Ricevuto.» Mi sposto e corro più veloce che posso verso l'edificio. Entro nella grande hall di quello che sembra un hotel ormai abbandonato. Faccio qualche passo avanti.

Un boato. Le mie orecchie fischiano. Sono sbalzata via. Il mondo intorno me ruota e sfuma in una nebbia densa.

Abbasso lo sguardo sulla mappa mentre lei si dirige verso il punto, ma un'esplosione arriva alle mie orecchie e inizio a pregare che sia successo in un altro luogo.

«Y/N?» mormoro nella radio, non riesco a sentirla, non riesco a trovarla sulla mappa. Nessuna risposta.

Una voce lontana e metallica percorre l'aria, ovattata. C'è il cielo sopra di me. Sono stesa a terra... il sangue ronza nelle mie orecchie, tutti i suoni sono lontani e il mio corpo è attraversato da scariche di dolore.

«Y/N!!!» urlo di nuovo. Devo sentire la sua voce... I miei occhi sono fissi sulla mappa, quel punto rosso immobile è lei. Nessuna risposta.

Muovo a fatica un braccio per raggiungere la ricetrasmittente. Le parole non superano la gola.

Le mie mani tremano. Il suono roco del respiro di Y/N esce dalla radio e mi strangola.

«Y/N! Y/N!!! Riesci a sentirmi? RISPONDIMI!» La mia voce è rotta.

«Cazzo, cazzo...» sussurro. Tento di allacciarmi l'elmetto, ma ci riesco solo dopo aver imprecato per qualche secondo.

Il mio respiro è irregolare. Mi aggrappo alla sua voce con tutte le mie forze. Sono ancora viva...

«T-tenente...»

La sua voce... la sua voce è sufficiente a riportarmi alla lucidità, è debole, ma è la sua voce. Lei cerca di parlare ancora. Il suono è ovattato ma così familiare, e riesce a calmarmi. È ancora viva.

«Y/N, io... resta lì, sto venendo a prenderti.»

«Non... non riesco a... muovermi.» Dirlo ad alta voce mi spaventa.

«Lo so, non fare sforzi. Mi senti?» Devo restare calmo. Devo farlo per lei.

«Sto venendo da te. Non preoccuparti, Y/N, solo... respira, per favore concentrati su quello. Sto venendo a prenderti... resisti.»

«Ri... ricevuto.» La sua voce arriva a me come un'allucinazione, quasi calmante. Ma essere intrappolata in questo corpo immobile e sconvolto dal dolore è terrificante.

Un'immagine di una missione affrontata con Simon riempie la mia visuale sfocata. Lui su di me che mi da degli schiaffi per farmi riprendere e impreca perché non aveva mangiato a sufficienza ed ero svenuta. Che vergogna avevo provato. Perché lo ricordo ora? Adesso provo solo dolore e paura e aspetto soltanto di sentire di nuovo la sua voce.

Quella singola parola dà una scossa ai miei muscoli e inizio a muovermi verso il luogo in cui si trova Y/N. La paura sta crescendo, la sento alla bocca dello stomaco, ma devo stare calmo.

Non sono così lontano. So esattamente dove si trova, è come se potessi percepirla mentre mi avvicino. Mi fermo all'ingresso dell'edificio. Dentro è buio. Rimango immobile, in ascolto.

Sotto i miei piedi scricchiolano i calcinacci causati dall'esplosione. Avere davanti questo disastro mi mozza il respiro. L'aria è piena di polvere che si incolla alla gola. È un miracolo che lei sia ancora viva... Mi aggrappo a quel pensiero e faccio un altro passo. Y/N è qui ed è viva. Ancora viva.

* * *

Volevo chiedervi scusa per il ritardo nel pubblicare e anche perché mi sono accorta che il primo capitolo l'ho scritto al passato remoto e gli altri al presente. Non era voluto, errore mio. Spero che questo non abbia rovinato la vostra lettura!

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⏰ Ultimo aggiornamento: Feb 27 ⏰

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