36. I would watch over my two stars from down here.

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⚔︎𝓔𝓽𝓱𝓪𝓷⚔︎

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Prima di iniziare a leggere il capitolo vi prego di lasciare una stellina per supportarmi, sapete quanto sia fondamentale per me.
Grazie💙💫

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«Il dolore è inevitabile.
La sofferenza è una scelta.»
- Haruki Murakami
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Oggi era quel giorno.
Il primo giorno peggiore della mia vita.
Il secondo doveva ancora arrivare.
Oggi era il giorno in cui, esattamente quattordici anni fa, la mia vita si ruppe in mille pezzi.

14 anni prima

20 dicembre

Mi ritrovai seduto sul vecchio portico di legno, la sigaretta fra le dita come un pallido rifugio dalla tempesta che infuriava dentro di me.
Avevo diciassette anni, troppo piccolo per porre fine alla mia sofferenza, troppo grande per subire ancora le sue punizioni.
L'idea del suicidio mi era già balenata più di una volta in testa.
Ma ogni volta che ci pensavo, l'unica cosa che mi teneva ancorato a questo mondo di merda.. era l'idea di lasciare la mamma e Isabelle nelle mani di quel mostro.
Quindi ogni volta.. stringevo i denti.

E sopportavo.
Sopportavo le sue giornate no.
Sopportavo le sue cinghiate.
Sopportavo le sue offese e i suoi insulti.

La sua "lezione" di vita di oggi era appena terminata, accompagnata dal fumo acre che saliva nel cielo notturno.
Non gli bastava più picchiarmi e frustarmi ogni anno, il giorno del mio compleanno.

̶N̶o̶.̶
̶C̶o̶n̶ ̶i̶l̶ ̶t̶e̶m̶p̶o̶,̶ ̶e̶r̶a̶ ̶d̶i̶v̶e̶n̶t̶a̶t̶a̶ ̶u̶n̶a̶ ̶c̶o̶s̶a̶ ̶a̶s̶s̶i̶d̶u̶a̶,̶ ̶r̶i̶p̶e̶t̶i̶t̶i̶v̶a̶.̶
̶O̶g̶n̶i̶ ̶v̶o̶l̶t̶a̶ ̶c̶h̶e̶ ̶e̶r̶a̶ ̶u̶b̶r̶i̶a̶c̶o̶.̶
̶O̶g̶n̶i̶ ̶v̶o̶l̶t̶a̶ ̶c̶h̶e̶ ̶d̶i̶c̶e̶v̶o̶ ̶q̶u̶a̶l̶c̶o̶s̶a̶ ̶f̶u̶o̶r̶i̶ ̶p̶o̶s̶t̶o̶.̶
̶O̶g̶n̶i̶ ̶v̶o̶l̶t̶a̶ ̶c̶h̶e̶ ̶r̶i̶d̶e̶v̶o̶.̶
̶O̶g̶n̶i̶ ̶v̶o̶l̶t̶a̶ ̶c̶h̶e̶ ̶f̶a̶c̶e̶v̶o̶ ̶t̶a̶r̶d̶i̶ ̶a̶ ̶c̶a̶s̶a̶.̶
̶O̶g̶n̶i̶ ̶v̶o̶l̶t̶a̶.̶.̶o̶g̶n̶i̶ ̶v̶o̶l̶t̶a̶ ̶c̶h̶e̶ ̶g̶l̶i̶ ̶p̶a̶r̶e̶v̶a̶.̶

Il crepuscolo colorava il panorama  di sfumature arancioni, mentre il mio sguardo percorreva il cortile di casa. La luce fioca delle lanterne disegnava ombre lunghe sul terreno, e il vento leggero faceva oscillare le fronde degli alberi, come se anche la natura partecipasse al mio stato d'animo turbato.
Dopo aver trascorso un po' di tempo da solo, decisi di uscire.
Avevo bisogno di allontanarmi, di respirare l'aria fresca della notte.
Quando tornai a casa, ero ignaro del dramma che mi attendeva dietro quelle porte. L'atmosfera era diversa, pesante, carica di un silenzio che mi gelò il cuore appena varcai la soglia. Il buio avvolgeva ogni angolo della casa, e una sensazione di inquietudine si insinuava dentro di me.

L'angoscia mi serrò la gola.
«Mamma? Isa? Dove siete?»
Silenzio.
Sapevo che erano andate a stare dalla nonna per qualche giorno, e io fui grato, grato che non fossero li, con quel mostro di mio padre. Ma sapevo anche che, oramai, dovevano essere di ritorno.
Nessuno rispose. Ritentai. «C'è nessuno?»
Il vuoto che avvolgeva la casa si faceva sempre più tangibile. Il silenzio era assordante, interrotto solo dal battito frenetico del mio cuore, in sintonia con l'angoscia che si insinuava dentro di me.
Fu allora che udii il suono improvviso del campanello.
Un brivido mi percorse la schiena mentre mi affrettai verso la porta. Quando la aprii, mi trovai di fronte a due agenti di polizia, il loro sguardo serio tradiva il peso delle notizie che dovevano comunicarmi.
«Sei il figlio di Richard Blackwood?» chiese uno degli agenti, il suo tono professionale non riusciva a nascondere la compassione.
«Si, sono io. Cosa sta succedendo?» domandai, sentendo la mia voce tremare.
«Mi dispiace dovertelo dire così, ragazzo,» disse l'agente con compassione, «ma tuo padre è stato arrestato.»
«Per cosa, precisamente?»
Il mio cuore batteva all'impazzata, ma non era ancora niente in confronto a quello che avrei provato poco dopo.
Gli agenti si fissarono, non trovando probabilmente le parole. «Allora, me lo dite o no?» Ero impaziente.

𝑵𝒆𝒗𝒆𝒓 𝑺𝒕𝒐𝒑 𝑺𝒉𝒊𝒏𝒊𝒏𝒈Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora