Capitolo 7

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Aisha pov:

Eravamo in cima all'Arco di Trionfo e io stavo osservando il panorama davanti a me, era un luogo così pacifico nonostante i turisti, mi sembrava di essere lì da sola, senza nessun pensiero, nessuna paura, niente, solo pace. Distolsi lo sguardo dal panorama per guardare Ghali, che di fianco a me si era perso nel paesaggio, iniziai ad osservalo. Partendo dal suo volto, così armonico e dolce, lo sguardo perso nella vastità che aveva di fronte, il sorriso di un bambino quando prende in mano i suoi giocattoli. Tutto nel suo volto mi ispirava fiducia, mi dava l'impressione che non avesse nemmeno una particella cattiva in corpo, non poteva essere possibile. Mi accorsi che lo stavo fissando e allora distolsi lo sguardo per tornare a ciò che avevo di fronte: la mia città. Ciononostante, la mia mente non si era ancora distolta dall'uomo che avevo di fianco: come poteva un quasi sconosciuto infondermi così tanta fiducia? come mai gli avevo già raccontato di come mi innamorai di Parigi? perché con lui sentivo di poter abbassare la guardia? Il mio essere ingenua in passato mi aveva portato tante sofferenze, la gente per anni mi ha calpestato, approfittando della mia gentilezza e della mia sincerità, mi ero ripromessa che non sarebbe più successo, che non sarei più tornata la me ragazzina, illusa che tutte le persone fossero buone quanto me. Quando iniziai a capire che il mondo era composto per la maggior parte da persone cattive ed egoiste, mi promisi che sarei cambiata, che avrei eretto un muro impenetrabile, le persone non avrebbero più conosciuto la vera me, ma solo una proiezione di me stessa più fredda e distaccata, più cauta. Le uniche persone che ancora potevano dire di avere a che fare con la vera Aisha sono i miei genitori e Anya. Lei mi aveva conosciuta quando ancora non avevo capito come funzionasse la realtà, quando cambiai, ormai avevo capito che lei era parte di me, non mi avrebbe mai fatto del male appositamente, quindi decisi di non tagliarla fuori da quel muro che stavo creando. Le cose peggiorarono ulteriormente quando una delle poche persone che avevo fatto entrare, dopo quasi tre anni di relazione, decise di lasciarmi senza troppe spiegazioni, sparendo dalla vita di tutti e tornando cinque mesi dopo fidanzato con un'altra donna. Mi ero sentita umiliata e presa in giro, mi sentivo una stupida perché di nuovo mi ero fatta ingannare da persone che non mi meritavano. Questo argomento mi faceva stare ancora molto male, sentii il solito groppo in gola tipico di quando mi trovavo a pensare queste cose, gli occhi mi stavano diventando lucidi, cercai subito di nasconderlo, sbattei velocemente gli occhi e mi girai per vedere se Ghali si fosse accorto di qualcosa, ma fortunatamente stava guardando ancora fisso davanti a sé. Menomale che non si era accorto di nulla, non volevo assolutamente raccontargli queste mie sensazioni, non volevo sembrargli debole, non potevo sembrargli debole, se no si sarebbe approfittato di me come tante altre persone. Guardandolo mi resi conto che il suo sguardo da allegro era tramutato in spento, il sorriso aveva fatto spazio ad un espressione cupa, pensierosa, quasi triste, mi domandai a cosa stesse pensando ma chiaramente non osai chiedere. Mi schiarii la voce e gli dissi "Vuoi scendere? possiamo andare a mangiare qualcosa in un café in cui vado sempre se ti va" lui mi rispose di sì e quindi ci avviammo verso il locale. La strada non era lunga quindi camminammo fino alla nostra meta, durante il tragitto nessuno dei due parlò, io perché stavo ancora rimuginando su ciò che mi occupava spesso la testa, la mia debolezza; lui invece non so cosa avesse, ma quell' espressione cupa era ancora sul suo volto. Nonostante ciò, il silenzio che si era creato non era affatto imbarazzante, anzi, quasi confortevole. Era come se il suo silenzio facesse da supporto ai miei pensieri. Una volta arrivati, ruppi quell'equilibrio avvisandolo del nostro arrivo. Ci sedemmo su uno dei tavolini fuori, non curanti di chi potesse vedere. "Cosa mi consigli?" disse lui "Io quando vengo qua prendo sempre questa insalata, però una mia amica l'ultima volta che siamo venute aveva preso il salmone con riso basmati ed era buonissimo", lui annuí, guardò ancora un po' il menù e poi disse "sì mi sa proprio che prendo il salmone". Ordinammo il nostro cibo e poi continuammo a parlare di vari argomenti. Quando arrivò il cibo io feci una foto al mio piatto, nonostante avessi probabilmente oltre dieci foto di quel piatto sul mio telefono, fotografare il cibo era quasi come un rituale per me, amavo riguardare le foto dei piatti. Lui vedendo scattare la foto rise e scosse la testa "Che c'è?" gli dissi "niente, mi fa ridere che stai facendo la foto al tuo piatto" "lo faccio sempre io" "ma perché?" "amo guardare le foto nella mia galleria e quando trovo foto del cibo divento ancora più felice, amo mangiare ma allo stesso tempo amo osservare il cibo, non so è strano, ma lo faccio sempre è diventato come un rituale" "no ma ci sta, ognuno è libero di fare ciò che vuole non ti devi giustificare, però mi faceva strano tutto l'impegno che stavi mettendo in una foto così semplice" "beh io quando faccio le cose voglio impegnarmi, o si fanno bene o non si fanno, poi sono un'ottima fotografa ho delle doti innate" "giura? dai fammi delle foto non posto da tanto" "giuro ora te lo dimostro". Lui ridendo iniziò a prepararsi per le foto e io iniziai a scattare a caso, era ovvio che non avessi nessuna dote per la fotografia, ma era divertente fargli credere che stessi scattando dei capolavori. Ridendo per la consapevolezza che le foto facevano schifo gli passai il cellulare e lui capì che lo stavo prendendo in giro. Poi mi disse "giuro pensavo fossi seria, mi hai ingannato 100%, brava Aisha complimenti" "oltre che un'ottima fotografa so anche mentire bene" "mossa non tanto intelligente dirmi direttamente che non posso fidarmi non trovi?" "preferisco essere sincera con le persone, dovresti apprezzare che ho mentito solo sulle mie doti da fotografa e non su altro" "splendida osservazione, ora mandami le foto così le posto" "ma se fanno schifo" gli dissi ridendo "che c'entra sono comunque una vibe" lo guardai strano e gli dissi "se lo dici tu". Dopo aver terminato il pranzo, mi diressi al bancone per pagare e offrii il pranzo anche a Ghali. "Dai fai la seria quanto ti devo" "nulla ti ho dettoo smettila" "dai mi offri il pranzo, mi fai da guida, in qualche modo dovrò ripagarti" "quando vengo a Milano mi offri una cena, va bene?" gli sorrisi "andata" disse lui.

Ghali pov

Era così strana prima sull'Arco di Trionfo era sul punto di piangere e adesso eccola che rideva e scherzava con me. Di nuovo questa dualità, questa ragazza aveva tanto dentro, ma non voleva farlo vedere a nessuno, era ovvio. "Ora dove andiamo?" "Ora andiamo nel mio quartiere preferito, Montmartre" "Che figo lo vedo sempre su ig!" "A parer mio è il quartiere più bello di Parigi, ogni volta che ho una mattinata libera ci va-" le squillò il cellulare, mi fece cenno di scusarla un attimo e rispose, iniziò a parlare velocemente in francese "Comment?! Les voleurs sont entrés chez moi?....ugh...d'accord, j'arrive toute de suite, merci beaucoup" nonostante sapessi qualcosa in francese, non avevo capito molto, ma la sua espressione turbata mi aveva fatto capire che qualcosa non andava, stava scrivendo freneticamente al telefono e intanto stava camminando avanti e indietro davanti a me "Cosa succede?" "Era il tipo della sicurezza del mio palazzo, qualcuno è entrato nel mio appartamento dal balcone, non hanno capito cosa hanno preso, ma ora devo assolutamente tornare a casa mia per vedere cosa fare" "Ti accompagno" "Ma va, è il tuo ultimo giorno qui goditelo, se vuoi ti dico velocement-" "Aisha non era una domanda, vengo con te, è una situazione difficile e hai bisogno di supporto" "Non devi davvero, posso chiamare qualcuno" "Tranquilla non è un problema, andiamo" lei era visibilmente scossa, quindi mi occupai di ordinare un uber che ci portasse a casa sua. Arrivati davanti al suo palazzo la seguii fino alla reception, poi decisi di rimanere lì non volendo invadere la sua privacy entrando nell'appartamento. Lei si accorse che non ero più di fianco a lei e mi chiese cosa stessi facendo "Non voglio invadere la tua privacy, ti aspetto qua se vuoi" "In realtà preferirei se venissi su con me, non me la sento di andare da sola" "Certo sì nessun problema" la seguii così nell'ascensore e ci dirigemmo all'ultimo piano, una volta usciti dall'ascensore ci trovammo davanti ad una porta, lei la aprí ed ecco il suo appartamento. Era molto grande ed arredato modernamente. Io non sapevo cosa fare, dove mettermi, cosa dire, decisi di aspettarla in corridoio, lei si diresse verso la porta finestrata da cui presumibilmente erano entrati, poi andò in una stanza e, sentendo dal rumore, iniziò a buttare diverse cose per terra, io decisi di andare ad aiutarla "Cosa dobbiamo cercare?" "Guarda in quell'armadio cerca una scatoletta viola" feci come mi disse, cercai e ricercai, ma di una scatoletta viola non c'era traccia "Io non la vedo, non c'è" lei incredula corse nella mia direzione e cercò negli stessi posti in cui avevo precedentemente guardato, quando si accorse che veramente non c'era, si accasciò per terra e scoppiò a piangere. Io preso alla sprovvista, sorpreso da questa sua emotività che fino ad ora era rimasta nascosta, non potei far altro che andare da lei, sedermi al suo fianco e offrirle una spalla su cui piangere. Rimasi lì con lei fino a che non si calmò e disse con voce mista alle lacrime "C'era i gioielli di mia nonna, la mamma di mia mamma, me li aveva regalati prima che se ne andasse, non mi interessa del valore monetario, ma erano le ultime cose che mi rimanevano di lei" "Mi dispiace tanto Aisha, non so cosa dirti" mi alzai e cercai la sua cucina, le portai un bicchiere d'acqua e le dissi di spostarsi nel salone, intanto io avrei chiamato la polizia, così da denunciare il furto. Lei si sedette sul divano e sempre con occhi pieni di lacrime si perse fissando il vuoto, lentamente si girò verso di me e con un sussurro mi ringraziò.

See you in Paris (Ghali ff)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora