Chapter one.

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chapter one, intonaco bianco stampato negli occhi



NeIl silenzio soffocante della stanza le strizzava i polmoni già da molto tempo. Non si voleva alzare dal letto. Era ferma ed immobile come una pietra a fissare il soffitto bianco della sua camera. Riusciva soltanto a sentire il suo respiro anche se la finestra del bagno era spalancata. Lei voleva udire solo il proprio respiro, lento e profondo. Cercava di emarginare il battito del suo cuore, veloce come un treno, che arrivava fino ai timpani delle sue orecchie, ma con scarsi risultati.

Perciò si sentiva divisa in due da due elementi: la capacità di dimenticare, e quella di ricordarsi.

Le batteva il cuore così forte da ieri sera. Sentiva ancora un leggero dolore presente sulla schiena e sulle spalle, ma lei cercava di non dargli tanto peso. Stava aspettando tesa, come un filo elastico, il suono della sveglia al piano di sotto.

Ormai era abituata a situazioni di quel genere. Ogni mattina non faceva altro che contare le crepe sui muri, invece dei propri battiti.

Voleva solo uscire da quella casa, ma non poteva farlo. Non poteva farlo finché il proprietario avesse voluto. Avrebbe voluto scappare da quella gabbia dalle mura di acciaio, per rifugiarsi in un posto in cui si sentiva al sicuro, ma la paura aveva sempre la meglio.

Quando il tintinnare della sveglia si diffuse in tutti i corridoi della villa, si girò subito verso il lato opposto della porta della sua camera, si coprì le spalle con tutto il lenzuolo e chiuse gli occhi.

Cercò di mantenere il respiro costante quando udì i passi del padre sulle assi di legno della casa, così pesanti che le suole avrebbero potuto rimanerci attaccate.

"Dylan..." tuonò una voce profonda. "Dylan, dove sei?".

Alla ragazza tremarono le membra, ne riprese subito il controllo quando sentì la porta spalancarsi con violenza e suo padre entrare a passo spedito.

"Ah, ecco qua la mia cara dolce bambina" disse il padre avvicinandosi al letto. Quando notò che la figlia stava dormendo si immobilizzò sul posto. Dylan tremava però il suo respiro non la ingannava mai, e quella volta non poteva di certo farlo.

Inspirò lentamente dal naso, ed espirò allo stesso modo dalla bocca. Non aspettava altro che il padre se ne andasse, così avrebbe potuto svegliarsi in completa autonomia, tuttavia sentì la mano fredda del padre sulla sua guancia. Venne presa dal panico. Non sapeva cosa fare, continuare a dormire, o svegliarsi?

Suo padre intanto le accarezzava delicatamente la guancia, come se fosse qualcosa di troppo fragile per essere toccata con forza.

Dylan dischiuse gli occhi simulando uno sbadiglio. Quando vide gli occhi blu del padre scorse tutt'altro che amore. Vide una distesa blu, immensa e cristallizzata. Ghiacciata da qualcosa che alla ragazza era molto caro.

Simulò un sorriso e toccò la mano del padre con la sua, stringendola. Venne percorsa da un brivido ma la strinse ancora di più. "Buongiorno papà" disse con voce impastata.

L'uomo scosse la testa come incantato e strizzò gli occhi. "Buongiorno tesoro" replicò spostando le mani sulla spalla della figlia. Dylan si morse un labbro quando toccò il punto sbagliato.

Il padre tossì e Dylan venne inondata da una puzza di alcool allucinante. Abbassò la testa e si tolse i lenzuoli di dosso, cercando di imitare la grazia che hanno le persone appena si svegliano. Si sedette sul bordo del letto, di fronte a suo padre e si stiracchiò.

Alzò il viso verso l'uomo e sorrise. "Cosa c'è oggi per colazione papi?" domandò.

Il padre alzò le spalle con noncuranza. "Niente, la cuoca non è ancora arrivata" rispose. Riflette un attimo. "Devo chiedere a Parker di fare la spesa". Dylan aggrottò le sopracciglia facendo la confusa. "Ma non sta facendo il turno dei Cameron adesso?".

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