Capitolo 2 - Linea di confine

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Chloe

Mi svegliai all'alba e bevvi subito un bicchiere d'acqua. L'aria che entrava dalla finestra era fresca, portava con sé l'odore di salsedine. Frugai nella valigia alla ricerca dell'outfit perfetto da indossare durante la diretta sul mio profilo.

Dopo dieci minuti di indecisione e una dozzina di vestiti sparsi sul pavimento, scelsi un paio di shorts neri strappati e di un crop top bianco in pizzo, che posai sul letto.

La villa era avvolta nel silenzio. Volevo assaporare il ritorno in quella casa che tanto mi piaceva, quindi scesi senza alcuna fretta. Camminai lungo l'ampio atrio, le cui pareti erano rivestite di fotografie in cornici eleganti. Il nonno era solito sostituire gli scatti verso la fine di maggio. Mi soffermai su uno in particolare, che mi strappò un sorriso: era dell'estate precedente e mi raffigurava felice, con addosso il bikini bianco che metteva in risalto la mia pelle abbronzata, il viso e una mano sul fianco. Nella foto accanto invece avevo il costume turchese e abbracciavo le mie amiche.

Quelle stronze che erano partite senza di me.

Tornai indietro e raggiunsi il salotto. Seduta sul divano, fumai una sigaretta presa da un pacchetto che avevo trovato sul tavolino di cristallo davanti a me. Il cielo dai colori tenui mi trasmetteva un senso di pace. Se soltanto avessi potuto restare sospesa in quel tempo, sarei stata più contenta. Invece un nuovo giorno sarebbe iniziato.

Spensi il mozzicone nel posacenere. Appena mi alzai, decisa ad andare in cucina, il telefono di casa squillò. A quell'ora poteva essere solo una persona: il nonno.

«Stai bene?» chiese.

«Sì» tagliai corto.

Lui sospirò. «Mi preoccupo per te.»

«Scusa.» Non c'era stata traccia di rimprovero nella sua voce, tuttavia mi dispiaceva sempre dargli fastidio.

L'idea di trascorrere del tempo nella villa era stata sua. Rammentai il giorno peggiore di tutti, quando avevo avuto una crisi incontrollabile.

«Se hai bisogno di qualcosa, qualsiasi cosa, mi puoi chiamare.»

«Mi firmeresti anche un assegno a sette cifre?» scherzai.

Non potevo vederlo, ciononostante lo immaginai scuotere la testa. «Sei testarda come tuo padre.»

Ridacchiai, mentre attorcigliavo una ciocca di capelli intorno a un dito.

Continuammo a parlare per un'ora di tutto, esclusi i miei problemi. Se lui li accennava, io cambiavo argomento.

«Adesso devo andare. Promettimi che ti comporterai bene con Bryan. Lui è... diverso» disse alla fine.

Posai la schiena contro il muro. «A cosa sta lavorando?»

«A un videogioco.»

Cercai di reprimere la curiosità. «Va bene, lo lascerò stare.»

«Chloe» mi ammonì.

«Non lo disturberò, fidati. »

Incrociai le dita, come facevo da bambina: non avevo alcuna intenzione di mantenere la parola data.

Il nonno si arrese, quindi ci salutammo .

Tornai al piano di sopra. Mi lavai, asciugai i capelli e infine li piastrai. Passai un filo di mascara sulle mie ciglia e mi cambiai. L'immagine riflessa nello specchio era quella di una bellissima ragazza dalla pelle perfetta, dalle giuste forme. Ero tutto quello che avrei sempre voluto essere.

Scesi in cucina. Poiché Bryan non c'era, ne approfittai: intenzionata a preparare i miei amati pancake, tirai fuori le uova, il latte e il burro dal frigo e presi tutti gli altri ingredienti dalla dispensa.

𝙍𝙤𝙢𝙖𝙣𝙘𝙚 𝙨𝙥𝙞𝙘𝙮 ♡ 𝙋𝙧𝙚𝙫𝙞𝙚𝙬Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora